Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Sansepolcro e il Volto Santo L’arte «racconta» il mistero.

Può un crocifisso rappresentare una città? A Sansepolcro esiste un crocifisso eccezionale di dimensioni imponenti, 2,71 metri di altezza e 2,90 metri di apertura delle braccia, che è noto come il Volto Santo, il più antico crocifisso ligneo di grandi proporzioni.Giuliana Maggini gli ha dedicato un volume dal titolo «Il Volto Santo di Sansepolcro. Concretezza e mistero di un’icona». Il libro finito di stampare a dicembre descrive la grande scultura lignea policroma, immagine del Cristo crocifisso, conservata nella navata di sinistra della Concattedrale e analizza una delle opere più enigmatiche conservate nella città della Valtiberina. «Tutto ciò rimane nell’ambito della tradizione delle leggende e non ci aiuta a risolvere il problema della provenienza delle opere che però, in questo modo, vengono esplicitamente collegate al mondo orientale – scrive l’autrice –. Ma dell’esecutore reale non sappiamo, e non sapremo forse mai, niente. Possiamo solo affermare che questo straordinario artista sconosciuto, come l’altro del restauro dell’età romanica (1200 circa), ha lavorato in epoca carolingia sulla base di influssi o modelli orientali».L’autrice più che solleticare il lettore con leggende lo interessa con riferimenti, documenti e confronti; poi – saranno scontenti i lucchesi – sbroglia il campo dal dubbio che il Volto Santo di Sansepolcro sia una copia del celebre omonimo di Lucca. Quello di Sansepolcro è più antico e sicuramente di grande superiorità artistica; cita date, analisi e interessanti studi che avvalorano il profilo del manufatto. Si hanno notizie certe nei lasciti del 1348; ma la Maggini ripercorre anche le informazioni molto precedenti citate da molti storici analizzando con obiettività l’aspetto leggendario più antico. Il crocifisso è datato, con l’analisi al radiocarbonio del legno, tra il VII e il IX secolo a eccezione del braccio sinistro rifatto ben dopo. Anche i dati artistici vanno in questa direzione.Nulla, nella scultura, è lasciato al caso: anche le strisce verticali sulla veste che scendono sul petto si uniscono alla «V» dello scollo a formare una lettera «M» in cui è fin troppo facile leggere l’inizio della parola «Maestà». La cintura dorata presenta un nodo piuttosto complicato che non si può sciogliere. Ogni dettaglio concorre ad arricchire la regale sobrietà e solitudine del crocifisso; nelle raffinate decorazioni del fondo della veste sono persino rintracciabili, tra i tralci, figure animali e una miniaturistica scena di caccia che, in definitiva, rimanda alle cacce miracolose e alla vittoria sul male. Il lungo camminare , nel corso dei secoli, di questo manufatto sembra quasi incompatibile con una eco che, per la verità, non è mai uscita troppo fuori del nostro territorio. «Tuttavia non nuoce affatto al suo significato più profondo – scrive la Maggini – questo nascondimento che adesso, dopo tanti secoli, ha avuto fine, con lo specializzarsi delle tecniche e l’approfondirsi degli studi e delle comunicazioni». Dunque la Maggini non riesce a far luce definitiva sul mistero delle origini del Volto Santo ma illustra con professionalità gli studi e le conoscenze acquisite fino ad oggi e tiene il lettore incollato all’argomento. Il Volto Santo viene conferito a una nuova e più consapevole venerazione da un libro che è molto interessante soprattutto per gli amanti della storia e per quelli come noi che sono convinti che in ogni leggenda ci sia sempre un fondamento di verità. di Michele Foni