Anche Achille Lauro, che ha suscitato polemiche per il suo “auto battesimo” alla fine della canzone, molto simile alla sua “Rolls Royce”, “non riesce a stupire”: “È talmente prevedibile che quasi viene a noia. Non so cosa potrà inventarsi in futuro per scandalizzare”. La performance di Lauro come il ciondolo con la foglia di cannabis di Ornella Muti “sono fatti appositamente per creare scandalo o nascondono interessi”. Ma, prosegue Fabris, “mi chiedo perché far esibire Lauro in primissima serata, in un orario in cui davanti alla tv ci sono ancora i bambini e i vecchietti. E l’insistenza sullo show di Lauro con la battuta di Fiorello, che si è chiesto che voto darà L’Osservatore Romano alla performance del cantante, aspettandosi già una reazione. Tutto ciò è noioso, non sono più provocazioni. Mi piacerebbe chiedere, allora, il perché di questa scelta ad Amadeus, che è conduttore, direttore artistico e ideatore del Festival, che per il resto è soporifero e con un’impostazione nazional popolare”. Anche la scelta di “confinare Ornella Muti al rango di valletta” è opinabile: “Un’attrice importante del cinema italiano ridotta a leggere la velina, come neanche le vallette ai tempi di Mike Bongiorno”.Al Festival è tornato anche Fiorello: “Innanzitutto, si vede che Amadeus e lo showman siciliano sono non solo molto affiatati, ma anche amici, come dimostrano le battute sul figlio, sulla moglie e sul funerale di Amadeus, che altrimenti sarebbero state pesanti. Si vede, invece, che ci sono confidenza, complicità, amicizia. Il punto più alto di questo affiatamento è stato il duetto nel quale hanno trasformato le canzoni ‘tristi’ in ‘allegre’: è stato un bel pezzo di televisione e di bravura. Il resto un po’ stucchevole ed è stata trascinata per le lunghe anche la scenetta del ‘bacio’, con tanto di mascherine, tra Amadeus e il direttore di Rai Uno, Stefano Coletta, chiaramente imbarazzato”. Ci stava anche “la battuta sui no vax con il braccio che si muoveva in autonomia”. “Fiorello ha sempre ritmo – aggiunge il docente -, ci vuole come elemento diverso, guastatore controllato, sempre un po’ prevedibile”.Belle anche le scenografie “tutte giocate sulle luci, molto efficaci, anche se non sono niente di particolarmente nuovo rispetto all’anno scorso. Il bello è che c’è quest’anno il pubblico: questo cambia anche l’empatia, il rapporto tra i conduttori, le performance dei cantanti. Sentire le reazioni del pubblico è ben diverso che cantare o intrattenere di fronte a una sala vuota o ai palloncini”.Secondo l’esperto, “il problema di Sanremo è che non è più solo il Festival della canzone, ma un’occasione di spettacolo, di intrattenimento, anche in funzione degli sponsor – tra l’altro, quest’anno la raccolta della pubblicità è molto aumentata, grazie alle sponsorizzazioni di base, che hanno anche già suscitato polemiche dal punto di vista ecologico -. Per tenere incollato alla tv il pubblico, composto da varie generazioni, fino all’una di notte bisogna inventarsi lo spettacolo: mettere sullo sfondo la qualità delle canzoni e la loro votazione, facendo prevalere la logica dello spettacolo su quella della musica. Ma questo avviene da tempo”. Infine, una battuta su Berrettini e sui Maneskin: “Anche le icone sportive hanno le loro fragilità, il tennista mi ha fatto un po’ di tenerezza, perché sul palco dell’Ariston Berrettini senza berrettino non è più la stessa persona. Per i Maneskin la trovata del trenino mi è sembrata un modo per perdere tempo, ma è bello che i vincitori dell’anno scorso, pur con tutti i limiti, abbiano avuto un grande successo internazionale. Va sottolineato che il Festival di Sanremo non è rimasto, con loro, solo nei confini dell’Italietta”.