Toscana
Sanità, medici fiorentini: “Sempre più persone rinunciano a curarsi”
Il presidente dell’Ordine Dattolo e i dati della Fondazione Gimbe: “Un definanziamento progressivo che adesso ha raggiunto i minimi storici"
“Sono dati molto preoccupanti, credo che con l’autonomia differenziata questa situazione sia destinata a peggiorare. Andiamo verso una sanità divisa in due: chi ha soldi si può curare, chi non li ha rinuncia a curarsi. E’ una amara constatazione per noi medici che amiamo il servizio sanitario nazionale”.
A dirlo il presidente dell’Ordine dei Medici di Firenze Pietro Dattolo, commentando l’indagine della Fondazione Gimbe secondo la quale nel 2022 il 6,8% famiglie toscane ha rinunciato alle cure per motivi economici. Il 16,7% delle famiglie italiane hanno limitato la spesa per visite mediche e accertamenti periodici.
“E’ un trend che è partito da lontano con politiche di privatizzazione del servizio sanitario nazionale – spiega il presidente Dattolo -. Ha cominciato l’allora presidente del Consiglio Mario Monti dicendo che il servizio avrebbe avuto bisogno del privato e, poi, sempre peggio con un definanziamento progressivo che adesso ha raggiunto i minimi storici. Un definanziamento che non può reggere vista l’epidemiologia che sta cambiando, con persone sempre più anziane e con malattie croniche. Occorre che l’Italia investa come stanno facendo altri Paesi europei”.
“Non siamo contro il privato, siamo per un privato non in contrapposizione con il servizio sanitario nazionale: dove non arriva il pubblico può intervenire il privato – dice Dattolo -. Non può esserci concorrenza, altrimenti chi può si cura, chi non può rinuncia perché le liste d’attesa sono lunghissime. Una situazione, inoltre, che si traduce in una maggiore spesa: perché se identifichiamo una patologia e la curiamo prontamente spendiamo meno soldi che identificandola fra due anni, quando si sarà cronicizzata. Lo ripetiamo da anni, e lo ripetono anche gli economisti: per ogni euro investito in sanità se ne guadagnano immediatamente quasi due”.