Toscana
Sanità, liste di attesa oltre i termini
di Simone Pitossi
La «bestia nera» del modello sanitario toscano? Non ci sono dubbi, è la diagnostica. Perché c’è una delibera regionale (la 867 del 20 novembre 2006) che fissa in 30 giorni il termine massimo di attesa per una prestazione sanitaria (esame o visita specialistica) oltre il quale dovrebbe scattare, automaticamente, il rimborso di un bonus da 25 euro. Ma su 12 Asl, 6 non applicano la normativa (Massa, Lucca, Pistoia, Pisa, Livorno e Viareggio solo nelle prestazioni ecografiche) avendo richiesto una proroga all’assessorato regionale che non rispondendo le ha indotte a far valere un principio di silenzio/assenso che non trova giustificazioni. È questo uno dei dati più interessanti emersi dall’indagine del Difensore civico regionale Giorgio Morales sulle liste attesa. Al centro della ricerca, la corretta e concreta applicazione delle delibere della Giunta che, ricorda Morales, «si proponevano di mettere ordine nel complesso problema delle liste di attesa, ormai diventate sinonimo di malasanità, stabilendo dei termini precisi entro i quali erogare specifiche prestazioni». «Dai risultati contenuti nel report rivela il Difensore civico appare chiaro che il modello toscano, di eccellenza se calato nel contesto nazionale, presenta lacune e inefficienze alle quali occorre porre rimedio». La «radiografia» delle 12 aziende toscane presenta dati disomogenei da da azienda a azienda, da provincia a provincia.
LE CRITICITÀ. La Asl 1 di Massa ammette che per un’ecografia all’addome il tempo di attesa è di 58 giorni nella zona distretto apuane e di 50 giorni in quello della Lunigiana. Ciò significa che tutti coloro che hanno ricevuto la prestazione in questi termini avrebbero avuto diritto ad ottenere il rimborso economico. La Asl 5 di Pisa, per sua stessa ammissione, è in grado in garantire il rispetto dei 30 giorni per il 98% delle prestazioni con eccezione delle ecografie ostetrico-ginecologiche. Nella Asl 12 di Viareggio sempre sulla diagnostica non sempre è stato rispettato il massimo di 30 giorni per le ecografie e gli ecocolordoppler: in questi casi è stata tuttavia offerta una alternativa al bonus e cioè quella di fare la prestazione in regime istituzionale con sedute aggiuntive. Alla Asl 3 di Pistoia si sono verificati problemi per garantire il rispetto della visita ortopedica. Nella Asl 4 di Prato i problemi maggiori ci sono per la prestazione di ecografia muscolo-tendinea dove il tempo di attesa è di 55/60 giorni.
IL BONUS. Per poter accedere al «bonus» di 25 euro sono necessari due requisiti oltre, ovviamente, il tempo di attesa superiore a 15 giorni per le visite specialistiche (cardiologica, ginecologica, oculistica, neurologica, dermatologica, ortopedica, otorinolaringoiatrica) e di 30 giorni per prestazione diagnostiche strumentali (radiografie, radiografie con mezzo di contrasto, ecografie): deve essere la prima visita (ovvero una prestazione di primo accesso e non una visita di controllo); non ci deve essere disponibilità in nessuno dei punti di offerta dell’intero territorio dell’azienda sanitaria di appartenenza. Ovviamente, nel caso in cui ci sia il rifiuto da parte dell’utente della prenotazione proposta entro il tempo previsto per una diversa scelta del luogo, della data o del professionista questo libera l’azienda da qualsiasi onere risarcitorio.
CHI PAGA E CHI NO. Empoli appare la più «virtuosa» in termini di erogazione di bonus per visite specialistiche (390). Seguono Prato (244), Grosseto (36), Massa (22), Firenze (5 su 101.763 contatti, intesi come richieste di prestazioni), Pisa (3), Siena, Arezzo e Viareggio (0). Lucca e Livorno non hanno invece fornito alcun dato, mentre Pistoia risponde che sono «poche» ma non le quantifica numericamente. Ancora più variegata la parte relativa alla diagnostica: in testa rimane sempre Empoli (355) in quanto Prato deve ancora verificare la correttezza delle richieste (360). Siena, Arezzo, Grosseto e Firenze non hanno erogato bonus perché dichiarano di aver rispettato i termini stabiliti dalla delibera. Nelle rimanenti 6 aziende non ci sono bonus in quanto la normativa non viene applicata.
PERCHÉ?. «La sensazione di fondo conclude Morales è che non vi sia stata sufficiente concertazione prima dell’emanazione del pacchetto di delibere soprattutto per quanto riguarda i tempi di attuazione. Né risulta essere soddisfacente il monitoraggio ull’effettiva applicazione di quanto le aziende sanitarie sono chiamate a fare». Ma l’indagine ha già sollevato un vespaio di polemiche politiche. La prima a impugnare l’ascia di guerra è Annamaria Celesti, consigliera di Forza Italia, che preannuncia un’interrogazione in Consiglio regionale per capire «come mai in mezza Toscana la delibera non abbiano trovato ancora applicazione e, più grave ancora, come mai l’Assessorato alla Sanità non abbia svolto quel controllo e monitoraggio che rappresenta un suo preciso dovere e non abbia così effettuato i dovuti interventi. In ogni caso c’è da rimarcare, assieme al difensore civico, come tutto questo sia potuto accadere nel più assordante dei silenzi del governo regionale».
TEMPI BIBLICI. In generale sull’argomento liste di attesa l’ufficio del difensore civico ha aperto una trentina di pratiche di cui circa 20 su richieste dirette di cittadini e le restanti di ufficio (circa 10). Partendo dalle richieste direttamente giunte dai singoli cittadini, l’intervento fatto nei confronti dell’Azienda sanitaria ha permesso, in parecchi casi, di abbreviare il tempo di attesa previsto. Per esempio due Moc prenotate a marzo per il giorno 16 novembre sono state anticipate; una risonanza magnetica prenotata ad aprile per il 5 luglio è stata anticipata al 25 maggio; una visita cardiaca con Ecg e ecocardiogramma prenotata da marzo per il mese di ottobre è stata anticipata; un’elettromiografia prenotata a marzo per il 17 settembre è stata anticipata alla fine di aprile. Insomma tempi biblici che, in parte, sono stati ridotti. Questi casi non rientravano nell’applicazione dei “bonus” ma hanno offerto uno spunto importante di riflessione e di ulteriore approfondimento: perché a seguito dell’intervento del Difensore civico si è ottenuto un abbattimento del tempo di attesa previsto? La risposta è sconfortante: il cittadino da solo non ha nessun potere di pressione.