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SANITA’ IN ITALIA: CRESCE IL DIVARIO TRA NORD E SUD. LA TOSCANA SI PIAZZA AL SECONDO POSTO

L’indicatore sintetico dell’offerta sanitaria nelle regioni italiane elaborato dal Censis, che valuta sia la dotazione strutturale che la soddisfazione degli utenti, evidenzia come la qualità dei servizi nelle regioni meridionali sia nettamente inferiore rispetto alle altre aree del paese. Già da un’indagine del Censis del 2007 era emerso che i cittadini meridionali rilevavano inmisura maggiore degli altri un peggioramento del servizio sanitario regionale: il 24,7% contro il 16% della media nazionale. La qualità dei servizi era considerata inadeguata daoltre la metà dei residenti al Sud (il 50,8% contro il 26,9% medio nazionale). Nelle regioni meridionali tutte le articolazioni del servizio sanitario ricevono giudizi peggiori rispetto alle altre ripartizioni geografiche: i servizi domiciliari (al Sud li considera adeguati solo il 16,8% della popolazione contro il 30,7% a livello nazionale), i servizi territoriali (adeguati per il 25,6% contro il 44,9% a livello nazionale) e il pronto soccorso (adeguato per il 51,5% contro il 69,9% a livello nazionale). In base a questi dati emerge dunque che a meritare il punteggio più alto è l’Emilia Romagna (con 67,6), seguita dalla Toscana (62,9) e dal Veneto (55). Quarto posto per la Lombardia (54,6), quinto per la Valle d’Aosta (54), seguita da Friuli-Venezia Giulia (53,4), Liguria (53,3), Trentino-Alto Adige (52,9), Umbria (52,6), Piemonte (50,1), Molise (37,9), Marche (36,8), Abruzzo (34,5), Lazio (33,5), Sardegna (26,6), Basilicata (26,3), Puglia (15,4). In coda alla classifica: Sicilia (14,7), Campania (13,8) e Calabria (9,8).La qualità dell’assistenza sanitaria ha evidentemente un peso importante nel determinare le condizioni di salute della popolazione. L’indicatore sintetico delle condizioni di salute nelle regioni italiane elaborato dal Censis a partire da un’ampia batteria di dati (dalla speranza di vita alla mortalità e morbosità, fino agli stili di vita, la prevenzione e l’autopercezione del proprio stato di salute) evidenzia che gli abitanti del Mezzogiorno presentano condizioni tendenzialmente più precarie di quelle rilevate nelle altre aree del Paese, nonostante la diversa composizione anagrafica della popolazione, che vede nelle regioni del Nord i tassi di invecchiamento più elevati. I dati che sottolineano le disparità sotto il profilo sanitario sono numerosi. Tra questi spiccano quelli relativi alla prevenzione: secondo il Ministero della Salute è pari al 39,4% la quota di donne over 40 residenti al Sud e nelle isole che hanno svolto almeno una volta uno screening oncologico al seno, contro il 56,3% della media nazionale (e il 68,5% registrato al Nord-Est). Nei prossimi anni la situazione è destinata a cambiare radicalmente: la quota di over 65 nel Sud, pari oggi al 17,8%, raggiungerà nel 2030 la media nazionale (circa il 27%), per superarla dal 2040 (quando sarà pari al 32,7%), per raggiungere nel 2050 il 35,8%. Si tratta di trasformazioni destinate a modificare in modo drastico i bisogni di salute della popolazione e ad imporre una sostanziale modificazione dell’assetto dell’offerta sanitaria, rendendo necessaria una inversione di tendenza negli standard qualitativi.