Se esiste un’eccezione all’inno eucaristico per eccellenza, il Pange Lingua, deve essere nota alla comunità di San Piero a Grado dove qualcuno negli scorsi giorni, forse, avrà esclamato: «Sola fides non sufficit». Per ottenere certi miracoli, insomma, la sola fede non basta. Serve anche la volontà dell’uomo. A San Piero a Grado «grazie al quotidiano impegno di pressione del comitato per la valorizzazione della basilica di San Piero» – come ha riconosciuto il sindaco Paolo Fontanelli – arriveranno da Roma ben due milioni di euro destinati alla ricostruzione del campanile. «È un giorno di festa – ha commentato il vicepresidente della regione Toscana Federico Gelli – che testimonia soprattutto come la determinazione di un gruppo di persone possa portare a risultati eccezionali. Una determinazione che non ha mai fatto passi indietro anche di fronte a difficoltà oggettivamente insormontabili». La somma, stanziata dal ministro Francesco Rutelli, è stata davvero una bella sorpresa per tutta la comunità guidata da monsignor Mario Stefanini, proposto della basilica. Un miracolo appunto, concretizzatosi dopo sessant’anni di paziente attesa. Di ricostruire la torre campanaria, minata dai tedeschi nel 1944, si parla praticamente da sempre, ma gli altissimi costi dell’operazione avevano sempre scoraggiato – almeno fino ad oggi – qualsiasi tentativo. «È stato un miracolo. Senza l’intervento del ministero – ha osservato l’arcivescovo Alessandro Plotti – sarebbe stato molto difficile reperire cifre così importanti e io stesso ero scettico sul lieto fine della vicenda». Perfino a Roma, mentre una delegazione pisana saliva le scale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la sensazione era quella dell’ennesimo appello che sarebbe rimasto senza risposta. A ricordare l’incontro, ottenuto grazie all’interessamento del vicepresidente regionale Gelli, è stato proprio Alessandro Plotti: «Si trattava di un appuntamento decisivo. Quando abbiamo appreso che l’onorevole Rutelli non avrebbe potuto essere presente, il timore ha preso il sopravvento sulla speranza. Poi i nostri interlocutori, soprattutto il capo di gabinetto, si sono sbilanciati a favore del progetto e allora ho capito che tutto sarebbe andato finalmente nel verso giusto». La ricostruzione del campanile sarà avviata, almeno nelle previsioni, quanto prima e senza distruggere i circa sei metri già realizzati dal soprintendente Sanpaolesi nel 1953. L’attuale soprintendente Guglielmo Malchiodi è stato chiaro: «Non distruggeremo un’opera che ha una sua dignità, che documenta una scelta dal valore storico e che, oltretutto, è oggi protetta dalla legge sulla conservazione dei monumenti». Malchiodi, sostenitore dell’ipotesi di ricostruzione almeno dal 2000, si è anche soffermato sul valore paesaggistico e culturale dell’operazione, legata non solo al campanile ma a tutto il complesso della basilica. Anticamente infatti la basilica costituiva un vero e proprio avamposto nei confronti di amici e nemici provenienti dalle acque.