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San Paolo, «modello» per i catechisti.

Ebreo figlio di ebrei, della tribù di Beniamino, Paolo di Tarso è un personaggio della chiave prima diffusone del vangelo. Si converte a Cristo mentre è in viaggio per Damasco. Un uomo di nome Anania gli fa conoscere la sua vocazione: «Tu renderai testimonianza di quanto hai visto e udito davanti a tutti gli uomini».Questa vocazione diviene ancora più chiara ed evidente per opera dello Spirito Santo: «C’erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: “Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati”. Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono».E così Paolo inizia la sua missione tra i gentili. L’esperienza dell’ebreo Gesù Cristo è destinata a superare così i confini della Palestina, e diviene tesoro per chi non è ebreo. In questa ottica può essere letto l’Anno Paolino, ovvero l’anno dedicato a San Paolo che ha indetto Benedetto XVI lo scorso giugno per il bimillenario della nascita dell’apostolo delle genti e che si concluderà nel 2009.Interessante la biografia di Paolo. Una domanda è centrale nella sua esperienza di testimone e annunciatore della fede: ma si può diventare cristiani senza essere prima ebrei? Questa è l’ interrogativo per rispondere al quale a Gerusalemme (anni 49-50) per la prima volta si riunì un concilio. Partecipano gli apostoli; gli anziani con i loro collaboratori; i delegati di Antiochia guidati da Paolo e Barnaba e l’insieme dei cristiani di Gerusalemme.Lo scopo del concilio è quello di risolvere la questione nata ad Antiochia circa l’obbligo della circoncisione per chi vuole diventare cristiano. In apertura Paolo e gli altri delegati di Antiochia illustrano agli apostoli la loro attività missionaria tra i gentili e il loro modo di presentare Gesù ai pagani. Gli apostoli approvano e riconoscono a Paolo la funzione di evangelizzatore e in segno di comunione gli stringono la mano.Ma alcuni giudeo-cristiani, di origine farisea in assemblea reagiscono e dichiarano scandalosa la presenza di Tito, compagno di Paolo perché è un cristiano non circonciso: o si fa circoncidere o deve essere espulso dall’assemblea.Paolo reagisce e si oppone aspramente: Tito, cristiano a pieno diritto non sarà circonciso. Le parole di Paolo non bastano, non gli viene riconosciuta alcuna autorità, la questione viene dibattuta in incontri ristretti, il clima non è dei più concilianti. Viene convocata di nuovo l’assemblea plenaria e interviene Pietro per superare la crisi: «Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro».Tutta l’assemblea tace. L’apostolo Giacomo, molto influente tra i giudeo-cristiano si schiera sostanzialmente dalla parte di Pietro. La strada di Paolo è aperta: racconta così di nuovo quanti miracoli e prodigi Dio ha compiuto tra i pagani per mezzo di loro.Da questo momento deve essere chiaro a tutti che il messaggio di Gesù è destinato a tutti: la circoncisione noi è più necessaria, i precetti mosaici non sono più obbligatori. La Chiesa si stacca così dal ceppo giudaico.Paolo ormai è uno degli apostoli. Diviene così un predicatore itinerante, cammina senza sulle lunghe strade dell’impero romano. Gli sono compagni di viaggio occasionali i commercianti, i funzionari e le truppe in movimento. Una fatica enorme di cui Paolo a volte si lamenta: «Tribolazioni, necessità, angosce, percosse, prigioni, tumulti, fatiche, veglie, digiuni. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte; afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto».A volte si vanta: «Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?». Morirà decapitato a Roma alle “aquae salviae” vicino alla via Ostiense , antica strada romana.

La preghiera di Samuele

Nella notte interminabiledella mia adolescenzamille sogni si affacciano, ma svaniscono all’alba. Incrocio personeche porgono promessee non sono in gradodi ospitare la mia vita. Mi hai chiamato stanotte;sapevi il mio nome, ma io non conoscevoil tuo. Eri troppo dolcee sommessoper essere Dio. Lentamente ho appreso a decifrare il tuo alfabeto.Parla ora, Signore,che il tuo servo ti ascolta. Ti consegnerò la mia indipendenzae tu mi offrirai la tua libertà;proverò la gioia del donoche si trasformain responsabilità. E. Gazzotti

di don Francesco Sensini