«Qui, a perpetuo ricordo dei misfatti della storia, nel luogo segnato dalla tragedia, una madre afferma la vita come un faro sul Giardino delle Rose, verso la valle. Memore, ha scolpito Firenze Poggi San Pancrazio 1 luglio 2007». Questo è scritto innanzi all’opera scultorea di Firenze Poggi intitolata «Il Faro» posta nel Giardino delle Rose di San Pancrazio, nel comune di Bucine, durante la cerimonia inaugurale alla presenza del sindaco Sauro Testi. Il «perpetuo ricordo» è quello del 29 giugno 1944 quando le truppe tedesche, incalzate dagli alleati, erano in ritirata e una tragica scia di sangue innocente lasciò la sua profonda impronta in questo angolo di provincia. Nel raggio di pochi chilometri, tre paesi (Civitella, San Pancrazio e Cornia) subirono la rappresaglia tedesca. A pagarne l’alto prezzo fu la popolazione inerme: nelle case c’erano donne, bambini e nonni. Tutti gli uomini furono rastrellati e raggruppati nelle stanze basse della fattoria Pietrangeli, divenuta oggi museo e sacrario. Furono uccisi ad uno ad uno e tra questi il parroco, don Giuseppe Torelli. Alla fine tutto fu incendiato. Le fotografie e i documenti sono esposti al centro interculturale «Giuseppe Torelli» nelle medesime stanze dove fu sparso sangue innocente, a testimoniare nel luogo stesso di tanta tragedia di come la guerra possa alterare e azzerare ogni valore umano. La fattoria fu comprata dal comune di Bucine, restaurata e inaugurata nel 2000 allestendovi un sacrario.Un incontro particolare è stato quello con Goffredo Cinelli (classe 1918), mentre ammirava l’opera poderosa dello scultore Poggi. E guardando questa madre, mentre porta sulle spalle il più piccolo dei suoi figli e ne tiene un altro quasi al riparo sotto la sua lunga veste, lei stessa luce perenne d’amore, capace di sovrastare il male del mondo, suonano a conforto le parole di Cinelli. «Sono uno dei pochi superstiti, nascosto nella soffitta di casa. Iniziati gli incendi ho resistito fino all’ultimo. L’amico che era con me è sceso fuori e fu preso ed io riuscii a prendere la fuga di corsa verso i boschi dove rimasi nascosto sino a quando i tedeschi si ritirarono». I suoi occhi guardano lontano nel rivivere quei momenti. «Sono credente e penso di essere stato particolarmente protetto, ringrazio Dio per essere stato salvato. E la sera. con la preghiera, ricordo quanti furono trucidati. Dopo qualche tempo giunsero le truppe alleate e quando vidi i primi soldati inglesi giungere a San Pancrazio, li ringraziai per averci liberati e alcuni fra loro sono periodicamente ritornati a rivedere queste nostre terre che hanno saputo accoglierli».Sono stati scritti libri, esistono documenti, indagini sui fatti, ma la ferita è profonda, giù sino al cuore di quelle donne rimaste disperate e sole, senza casa e senza sostegno. E sempre il Cinelli racconta che nel 1946 il comune di Bucine costruì le prime case popolari che vennero assegnate alle vedove. Ed è giusto ricordare che il sindaco e le autorità promuovano e partecipino a iniziative per non dimenticare ogni guerra e violenza.Gaby Oppi Ferretti