Toscana

San Lorenzo si prepara alla festa del 10 agosto «Coesione e spirito pratico, Firenze riparte così»

Ci stiamo avvicinando alla solennità di San Lorenzo, una festa cara a Firenze e in particolare alla basilica di San Lorenzo, prima cattedrale della città. Paolo Padoin, già prefetto di Firenze, è il presidente dell’Opera Medicea Laurenziana: gli abbiamo chiesto di raccontarci la città, partendo dal complesso di San Lorenzo e da quanto il quartiere stesso rappresenti per la comunità cittadina, con le sue attività e con l’inestimabile patrimonio artistico che ha da offrire.

La festa del 10 agosto quest’anno, per forza di cose, risentirà degli effetti causati dalla pandemia. Come state pensando di affrontare uno scenario così insolito?«La ricorrenza di San Lorenzo si aprirà con la celebrazione della Messa alle 11, presieduta dal cardinale Giuseppe Betori. Poi abbiamo concordato con la direzione del Museo del Bargello e con le Cappelle Medicee una serie di visite guidate per gruppi di 10 persone, con prenotazione obbligatoria (10 euro a persona), sulla scia dell’incredibile successo ottenuto dalle visite che avevamo organizzato per i 500 anni di Cosimo. Si visiteranno basilica, sacrestia vecchia, sacrestia nuova, archivio parrocchiale, chiostro, museo del tesoro, tomba di Cosimo il Vecchio e tomba di Donatello». Come sono ripartite le vostre attività?«Il coronavirus con il lockdown ha in parte bloccato la nostra attività. La riapertura alle funzioni religiose, dal 18 maggio, è stata fatta seguendo le rigorose regole di protezione, e dal 29 giugno abbiamo riaperto le visite alla basilica, al chiostro, ai sotterranei e al museo del Tesoro, grazie anche alla collaborazione della cooperativa “Opera d’Arte”, alla quale è affidato il servizio di accoglienza. Anche prima della pandemia avevamo progettato un ammodernamento del servizio, e dal mese d’agosto sarà a disposizione dei visitatori una moderna e innovativa App che illustrerà le meraviglie custodite nel nostro complesso. Non soltanto dal punto di vista artistico, ma anche sotto l’aspetto religioso: i testi a cura di mons. Marco Domenico Viola e della storica dell’arte Monica Bietti, sono tradotti in 7 lingue. Cerchiamo di contribuire alla ripresa dell’attività economica e sociale della zona e del centro cittadino, valorizzando il complesso mediceo-laurenziano quale polo di attrazione religiosa, artistica, culturale e turistica».Presidente, il Consiglio dell’Opera è in scadenza quest’anno, qual è il suo bilancio del triennio trascorso?«Fin dall’inizio del mandato abbiamo puntato a valorizzare sempre più l’enorme valenza artistica, religiosa e culturale del complesso mediceo laurenziano, con lavori di ristrutturazione e soprattutto recupero di locali e di opere d’arte custodite negli spazi di nostra competenza. La conclusione del restauro dei pulpiti di Donatello – a cura dell’Opificio delle Pietre Dure – l’archivio parrocchiale rinnovato, la ristrutturazione dei locali al piano terra destinati a associazioni e organismi che operano nel sociale, il nuovo bookshop, il restauro del chiostro medievale, il recupero di gran parte dei sotterranei e della Compagnia delle Stimmate, i lavori per la messa in sicurezza e il recupero funzionale del campanile della basilica, curati dalla soprintendenza, con un rilevante contributo finanziario dell’Opera (i lavori sono conclusi e si stanno smontando i tubolari), l’accordo con il museo della Specola per ospitare una parte delle loro collezioni, costituiscono solo una parte di quanto fatto in questi tre anni. L’Opificio delle Pietre Dure sta completando il restauro della statua della Bentornata, venerata dai fiorentini, e delle porte bronzee di Donatello, posizionate nella sacrestia vecchia della basilica. Abbiamo assicurato la sicurezza del complesso, installando 15 telecamere all’interno del chiostro e dei locali, e cinque esterne, che guardano piazza San Lorenzo, collegate alla sala operativa dei vigili urbani, contribuendo in tal modo a una migliore sicurezza del quartiere. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione con la parrocchia e con le altre istituzioni e soprattutto grazie all’attenzione e al sostegno che il cardinale Giuseppe Betori ha riservato alla nostra azione, confortandoci e spronandoci a far sempre meglio».Il quartiere di San Lorenzo è molto legato alla sua conformazione storica e artistica, ma è parimenti abituato a vivere di turismo, diventandone spesso «preda», così come altre zone del centro storico. Ritiene possibile approfittare di questa situazione anomala per giungere a un giusto compromesso fra queste due anime?«Proprio in questo spirito abbiamo cercato di riavviare al più presto l’attività nel nostro complesso. La basilica è stata sempre aperta per i fedeli che volevano pregare e i visitatori hanno ricominciato ad accedere ai nostri locali dal 29 giugno, finora abbiamo registrato un totale di oltre 7.000 ingressi, un numero confortante se si paragona anche ai dati forniti da altre istituzioni cittadine. Mi si stringeva il cuore quando, nel periodo del lockdown e subito dopo, si vedeva piazza San Lorenzo quasi deserta; riaprendo i nostri locali abbiamo cercato di dare un segnale positivo di speranza e di avvio verso una sperabile normalizzazione».Da ex prefetto di Firenze, qual è la sua opinione sul delicato equilibrio che recentemente contrappone sicurezza e ordine pubblico alle ricadute economiche generate dalla crisi sanitaria? Non è davvero possibile conciliare le due istanze, senza per questo alimentare una diatriba logorante?«La mia collega Laura Lega sta facendo un ottimo lavoro, non solo sotto l’aspetto della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, ma anche impegnandosi in un altro compito importantissimo dei prefetti: quello di facilitare la coesione sociale, attivandosi per limitare le conseguenze economiche e sociali della pandemia e del prolungato lockdown. Sicurezza, tutela della salute e ripresa economica possono benissimo coesistere se molti cittadini, soprattutto i giovani, comprenderanno che è necessario attenersi ad alcune semplici regole di comportamento. Il dibattito cittadino infuria ancora, ma col tempo penso che le cose si aggiusteranno».Le chiedo se non sia proprio attraverso tradizioni, festività ed eventi culturali che la comunità fiorentina non possa ritrovare il collante per tornare a tessere insieme un legame saldo fra tutte le sue componenti.«È questa la strada da seguire, anche se il percorso sarà reso più complicato dalle regole stringenti anti-assembramento che dovremo continuare a seguire. Le polemiche politiche, soprattutto a livello nazionale, non facilitano certo questo percorso. Da fiorentino e da inguaribile ottimista credo che ce la faremo. Siamo brontoloni, ci scorniamo per un niente, siamo eternamente polemici, ma quando si tratta di perseguire l’interesse primario della nostra collettività ritroviamo quella coesione e quello spirito pratico che furono da tutti ammirati subito dopo l’alluvione. Sarà così anche questa volta, almeno me lo auguro».