Arezzo - Cortona - Sansepolcro

«San Donato, un modello per l’uomo del nostro tempo»

Con queste parole il Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ha sintetizzato lo zelo pastorale dell’«apostolo della Tuscia» nelle omelie per la solennità del patrono della diocesi e della città di Arezzo. In molti hanno partecipato alle celebrazioni che si sono susseguite fra la Cattedrale e la Pieve il 7 agosto.Nei suoi interventi il Vescovo ha toccato alcuni temi di attualità. Primo: quello sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. «La vita di chi lavora – ha detto monsignor Bassetti – è infinitamente più importante della professione e va assicurata con ogni mezzo». In una provincia dove, secondo l’Inail, ogni anno si registrano più di 7mila infortuni in fabbrica, il Vescovo ha lanciato l’allarme «Sono troppi coloro che perdono la vita sul posto di lavoro o restano feriti all’interno delle aziende e dei cantieri». Nella sua mente sono tornate le parole scritte da Leone XIII nella «Rerum Novarum» alla fine dell’Ottocento: «Nemini licet». «A nessuno è lecito – ha affermato il Vescovo – violare impunemente la dignità dell’uomo di cui Dio dispone con grande rispetto».Dignità che è tornata in un altro passaggio del messaggio di monsignor Bassetti: quello sul dilagare della prostituzione. A fare da spunto le ultime operazioni della forze dell’ordine che hanno posto i sigilli su case di appuntamento, locali e circoli. Azioni che hanno fatto emergere «il dramma di molte ragazze che qui arrivano col miraggio di un avvenire migliore e, invece, vengono costrette in condizioni di schiavitù», ha detto monsignor Bassetti che ha definito la prostituzione una «piaga sociale che annulla la dignità della persona e la riduce a puro oggetto di piacere». E, nel suo intervento, ha paragonato i «comportamenti che offendono la sacralità della vita» ai «falsi idoli dei pagani» contro cui aveva combattuto San Donato. Poi il monito: «Va condannato lo sfruttamento della prostituzione e va deplorata una cultura edonistica che si nutre di un vero e proprio commercio dei corpi». Per arginare il fenomeno anche i cristiani devono fare la loro parte «testimoniando che la verità dell’amore esiste là dove si realizza un dono pieno delle persone nella fedeltà e nell’unità».Altro argomento è quello della pace che «si realizza abbattendo l’indifferenza». «La nostra mente non può restare insensibile ai drammi del mondo – ha spiegato il Vescovo – E il nostro agire non deve essere dettato dall’apatia». Quindi l’invito: «La pace si costruisce nel quotidiano. E il dialogo e la concordia che si invocano per il Medio Oriente, l’Africa, l’Asia e il Sud America vanno vissuti nelle nostre famiglie, sul lavoro, in politica, fra i banchi di scuole, nelle parrocchie».Parrocchie da cui si scorgono anche i «segni di speranza» che stanno animando il cammino verso il Convegno ecclesiale di Verona. Un itinerario che, secondo monsignor Bassetti, ha fatto emergere il volto di una diocesi «aperta al confronto con la società», «attenta alle fragilità umane» ma anche alla ricerca di una «nuova dimensione dell’educazione alla cultura» e capace di «conoscere le difficoltà di doversi confrontare con una cultura dominante che dimentica le radici cristiane».