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Samantha Cristoforetti è rientrata dallo spazio. L’Esa traccia bilancio della missione
Avevano lasciato, riferisce un comunicato dell’Agenzia spaziale europea, la stazione spaziale internazionale alle 12:20 al termine di una permanenza di sei mesi a bordo del laboratorio spaziale. La Soyuz Tma-15m si è staccata dalla stazione viaggiando ad una velocità di crociera di quasi 28.800 km/h ed è entrata nell’atmosfera poco più tardi.
L’atterraggio nella steppa è avvenuto alle 15:44. A guardia della stazione e a continuare gli esperimenti a bordo, rimangono l’astronauta della Nasa Scott Kelly, ed i cosmonauti Mikhail Kornienko e Gennady Padalka. Scott e Mikhail sono a circa un terzo del loro percorso di permanenza di un anno nello spazio. «AstroSamantha» è il settimo astronauta dell’Esa (Agenzia spaziale europea) e la prima donna astronauta dell’Agenzia europea ad aver completato una missione di lunga durata nello spazio, dove ha continuato il lavoro dell’astronauta dell’Esa Alexander Gerst relativamente al carico del veicolo cargo Atv (Veicolo di trasferimento automatico dell’Esa Georges Lemaître), e ha contribuito ad agganciare due navette Dragon tramite l’utilizzo del braccio robotico della stazione.
Con due uscite extra-veicolari, sottolinea ancora il comunicato dell’Esa, Samantha Cristoforetti «ha giocato un ruolo importante nel preparare i colleghi per le loro uscite e nel dare supporto mentre erano al lavoro all’esterno della stazione. Per la prima volta una camera di compensazione della stazione è stata utilizzata per la ricerca scientifica, quando Samantha e Terry hanno testato il loro respiro esalato a pressione ridotta, utilizzando ossido nitrico come mezzo per monitorare le infiammazioni polmonari così come per creare dei grafici della salute dei polmoni negli astronauti».
La spedizione ha avuto molto a che fare con la ricerca sui temi della genetica e della biologia, mantenendo a bordo formiche, mosche della frutta, piante e vermi per studi internazionali sugli effetti del volo spaziale su più generazioni. Nel frattempo, l’hardware collegato al laboratorio europeo Columbus continua a monitorare il sole ed i venti oceanici. Un altro modulo esterno sta esponendo allo spazio «estremofili» e composti organici ed indagando sulle origini della vita.