Pisa

SALVATORE GLORIOSO E FRANCESCO PARRINI PRESBITERI

di Graziella Teta La Chiesa pisana ha due nuovi presbiteri: don Francesco Parrini e don Salvatore Glorioso. Sono diventati «anziani», secondo l’antico significato originario del termine (presbyteros) attribuito a coloro che hanno ricevuto il mandato a presiedere il culto, guidare la comunità cristiana e annunciare la parola di Dio. Ma sono giovani di età, rispettivamente 30 e 25 anni, i due novelli pastori della comunità diocesana, che si è raccolta in Cattedrale, domenica scorsa 25 settembre – solennità della dedicazione della Chiesa primaziale pisana – per partecipare alla loro ordinazione presbiterale, presieduta dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto. Già due ore prima della celebrazione, iniziata alle 18, i fedeli erano affluiti in gran numero, fino a riempire ogni spazio disponibile: una grande testimonianza di affetto per i due, generosi e sorridenti con i tantissimi che si affollavano intorno a loro per tributargli auguri e abbracci, mentre i familiari trattenevano a stento la commozione. La processione introitale ha offerto una straordinaria immagine di decine e decine di celebranti: seminaristi, diaconi e sacerdoti che hanno preceduto l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto, affiancato dai monsignori Alessandro Plotti, arcivescovo emerito di Pisa, e Vasco Bertelli, vescovo emerito di Volterra. Don Parrini e don Glorioso li hanno attesi ai piedi dell’altare con indosso l’abito bianco diaconale. Dopo la liturgia della Parola (letture dal libro di Neemia, dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi e dal Vangelo di Matteo), la presentazione dei presbiteri all’arcivescovo Benotto: «Eccomi», hanno detto Francesco e Salvatore. La richiesta che siano ordinati presbiteri è stata affidata al rettore del Seminario monsignor Roberto Filippini, cui l’Arcivescovo ha domandato: «Sei certo che ne siano degni?». «Sono degni»  Il rettore ha risposto che lo sono, offrendo poi la sua testimonianza: «Non è trascorso ancora un anno da quando ho presentato Francesco e Salvatore in occasione del Diaconato (conferito l’8 dicembre 2010, ndr), tratteggiando la loro storia vocazionale: una buona educazione cristiana in famiglia, la ricca esperienza di vita ecclesiale nella parrocchia di Santo Stefano, seguiti da preti come don Luigi Gabriellini, don Francesco Bachi e don Carlo Campinotti che li hanno educati al confronto con gli altri e allo spirito di servizio, e ben presto l’assunzione di responsabilità nell’animazione giovanile e nella catechesi, sempre sostenuti da un’intensa vita liturgica. Poi – ha continuato il rettore – la scelta trepidante e coraggiosa di entrare in Seminario: anni di ricerca e di discernimento, nella preghiera e nello studio, nel laboratorio faticoso della vita comune e nelle esperienze pastorali. Momenti esaltanti, scoperte inattese e gioiose, ma anche crisi e prove dolorose, affrontate con timore e superate positivamente nella fiducia in Dio, fino alla decisione di mettere se stessi totalmente a disposizione del Signore e della Chiesa. In quest’ultimo anno da diaconi – ha ricordato Filippini – li abbiamo visti crescere ancora, nel rapporto intimo con il Signore, nella partecipazione fedele alla liturgia delle ore e nell’amore all’Eucaristia. Hanno esercitato con passione e sapienza il ministero della Parola nella comunità del Seminario e nelle parrocchie dove sono stati inviati: Salvatore a Barga insieme a don Stefano Serafini e Francesco a Marina di Pietrasanta con don Emmanuele Morelli. Sia i preti che i fedeli hanno dato buona testimonianza di loro, di una dedizione sincera, generosa e intelligente alle necessità comunitarie. Anche l’impegno nella formazione teologica si è fatto più maturo: non solo hanno sostenuto brillantemente tutti gli esami, ma ciascuno, nella tesi finale, ha approfondito gli argomenti e le discipline cui era maggiormente interessato: Salvatore la Scrittura e Francesco la Pastorale, fino a concludere l’iter con il baccalaureato, ottenuto da entrambi a pieni voti. La domanda di rito che mi hai posto – ha detto infine rivolgendosi all’Arcivescovo – fa tremare le vene e i polsi; chi, anche fra tutti noi, può dirsi degno? Ma Dio non sceglie chi è degno, rende degno chi sceglie: e questo è ciò che, a mio avviso, il Signore ha compiuto in questi anni nei confronti di Francesco e Salvatore». Il rito è proseguito con la loro elezione da parte dell’Arcivescovo: «Con l’aiuto di Dio e di Gesù Cristo nostro Salvatore noi scegliamo questi nostri fratelli per l’ordine del presbiterato». L’omeliaÈ  seguita la sua omelia. «Il Signore ci concede la gioia grande di due ordinazioni presbiteriali dopo quattro anni», ha esordito monsignor Giovanni Paolo Benotto. E sono le prime da quando è alla guida dell’arcidiocesi pisana: è stato il suo predecessore monsignor Plotti, infatti, ad ordinare nell’ottobre 2007 l’ultimo seminarista diventato prete, don Luca Facchini. Poi l’Arcivescovo ha rivelato «l’infittirsi della speranza per la chiesa pisana di future ordinazioni, che arricchiscano ancora di più la nostra comunità ecclesiale». Qui grandemente rappresentata, nella solennità della dedicazione della chiesa primaziale, «madre» di tutte le chiese della diocesi, a cominciare da Santo Stefano extra moenia di cui don Francesco e don Salvatore sono «figli». Qui tutte le numerose comunità parrocchiali presenti testimoniano la forza della fede. «Qui – ha rilevato ancora l’Arcivescovo rivolgendosi ai nuovi presbiteri – c’è tutta la Chiesa pisana che conta su di voi, sulla vostra generosa disponibilità, quali destinatari del misterioso disegno della grazia di Dio e del dono che Lui vi ha fatto configurandovi pastori e, così, configurandovi a Se stesso. Un dono meraviglioso, la cui grandezza, altezza e profondità non conosciamo, ma di cui diventate partecipi… avendo scelto, quale riferimento sicuro, in mezzo a tanti richiami, quello che rimane: il fondamento in Gesù Cristo». Don Francesco e don Salvatore, ha aggiunto, «saranno capaci di agire in persona di Lui… per guidare e sostenere i fedeli sulla strada della santità e nella missione di annunciare la Parola, di cui c’è sempre bisogno in questo mondo crocevia di dono e di egoismo». Il rito è proseguito con l’assunzione degli impegni da parte dei presbiteri eletti, con la promessa finale di filiale rispetto e obbedienza al vescovo ed ai suoi successori. Quindi, il segno di prostrazione dei due, proni davanti all’altare, mentre s’intonavano le litanie dei santi. Poi inginocchiati davanti all’Arcivescovo, per ricevere da lui il gesto antico dell’imposizione delle mani sul capo, ripetuto da tutti i sacerdoti celebranti. All’alto momento della preghiera di ordinazione per invocare su Francesco e Salvatore la benedizione dello Spirito Santo, è seguita la vestizione degli abiti sacerdotali del loro ordine (stola e casula), aiutati dai fratelli sacerdoti. L’unzione crismale dei palmi delle loro mani con l’olio santo (affinché possano amministrare adeguatamente l’Eucaristia e i sacramenti che santificano i fedeli) e la consegna del pane e del vino ai nuovi sacerdoti (chiamati a imitare nella loro vita ciò che celebreranno), sono state seguite con il fiato sospeso dall’assemblea e, sicuramente, con batticuore dai due protagonisti, perfetti nei gesti e nelle parole, «traditi» solo dalle guance imporporate a rivelare l’emozione interiore. Sciolta, infine, con l’abbraccio di pace scambiato con l’Arcivescovo e con tutti i presbiteri presenti, a conclusione del rito di ordinazione.La Messa è proseguita con la liturgia eucaristica celebrata dall’Arcivescovo affiancato da don Parrini e don Glorioso, dai monsignori Plotti, Bertelli, Enzo Lucchesini, vicario generale, e Giuliano Catarsi, cancelliere e cerimoniere. Due file di fedeli si sono allungate davanti ai due giovani presbiteri: parenti, amici, parrocchiani hanno aspettato pazienti pur di ricevere la comunione da loro. È solo dopo la benedizione solenne impartita dall’Arcivescovo che l’assemblea, finora composta, ha liberato ripetuti applausi indirizzati a don Francesco e don Salvatore. Sono spuntati cartelli augurali, mentre dal microfono si annunciava il rinfresco nel chiostro per salutare i due che, felici e un po’ frastornati hanno stretto mani, salutato, sorriso. Complimenti all’ensamble che ha animato con i canti tutta la liturgia: un bel gruppo proveniente dalle varie parrocchie dove hanno prestato servizio come animatori e catechisti i due giovani preti. I loro parenti distribuiscono i «ricordi»: Francesco ha scelto come immagine la mensa eucaristica, Salvatore il crocifisso ligneo del XV secolo della chiesa di Santo Stefano. Entrambi si ritroveranno insieme, il giorno dopo, lunedì 26, per la prima messa del mattino, concelebrata nel seminario arcivescovile, insieme con monsignor Plotti e il vicerettore don Francesco Bachi, nel luogo dove hanno studiato per sei anni e dove sono cresciuti nella vocazione. Poi le loro strade si separeranno: don Francesco Parrini torna alla parrocchia di Marina di Pietrasanta ad affiancare don Emanuele Morelli, mentre ad ottobre don Salvatore Glorioso parte per Roma per proseguire gli studi in teologia biblica all’Università Gregoriana. Buon cammino!