Una occasione di un’ulteriore immersione nella storia, per ritrovare le radici della solidarietà, partendo da Dio, che creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, con il mandato di fare della terra un giardino accogliente, che rispecchi il cielo e prolunghi l’opera della creazione: con queste parole la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e la Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, presentano congiuntamente il Messaggio per la 6ª Giornata per la salvaguardia del creato, che verrà celebrata il 1° settembre. I vescovi italiani propongono ai fedeli di riflettere sul tema In una terra ospitale, educhiamo all’accoglienza, unendo due concetti: la tutela dell’ambiente e la solidarietà umana. Accogliendo l’intero creato come dono gratuito di Dio e agendo in esso nello stile della gratuità afferma il messaggio – l’uomo diviene egli stesso autentico spazio di ospitalità: finalmente idoneo e capace di accogliere ogni altro essere umano come un fratello, perché l’amore di Dio effuso dallo Spirito nel suo cuore lo rende capace di amore e di perdono, di rinuncia a se stesso, di accoglienza del prossimo, di giustizia e di pace. Dopo aver posto l’accento sull’accoglienza della vita, a partire da quella nascente, il messaggio dei vescovi sottolinea che, di fronte ai tanti migranti dei nostri giorni, l’ospitalità diventa… la misura concreta dello sviluppo umano. Un altro aspetto che viene affrontato è quello dei rifugiati ambientali, mossi da fattori quali la variazione repentina e non sempre prevedibile delle sua fasce che rischia di intaccare l’abitabilità di intere aree del pianeta e di incrementare, di conseguenza, i flussi migratori. Viene fornito anche un dato: Per quanto sia possibile prevedere, non si è lontani dal vero immaginando che entro la metà di questo secolo il numero dei profughi ambientali potrà raggiungere i duecento milioni. Infine, i vescovi esortano ad educare all’accoglienza, sulla scorta dell’impegno più complessivo che la Cei ha indicato ai credenti italiani di un decennio orientato all’educazione. Educare all’accoglienza significa per i vescovi coltivare un atteggiamento di gratitudine a Dio per il dono del creato, in secondo luogo significa vivere personalmente la responsabilità di rendere sempre più bella la creazione e quindi, come terzo atteggiamento di fondo, divenire testimoni autentici di gratuità e di servizio nei confronti di ogni persona umana.Sir