Toscana

Saddam giustiziato all’alba

A poche ore dall’esecuzione di Saddam Hussein, avvenuta pochi minuti prima delle 4 (le 6 in Italia) di sabato 30 dicembre, sono apparse su molti siti le immagini della sua esecuzione, mandate in onda dall’emittente al Iraqyiah (il video dal sito della Cnn). L’ex rais appare frastornato. Ha le mani legate dietro alla schiena. L’audio originale è stato tolto. Si può vedere Saddam che rifiuta il cappuccio sulla testa. Subito dopo l’operatore riprende da vicino il cappio, mentre una voce fuori campo precisa che si tratta di una corda utilizzata per numerose altre esecuzioni compiute durante il regime del deposto dittatore. Subito dopo si vede un uomo che mette una sciarpa nera attorno al collo del condannato e quindi gli passa il cappio attorno alla testa. A questo punto le immagini si interrompono e torna la diretta dallo studio. Il filmato inizia con le immagini del premier Nuri al Maliki che firma l’ordine di esecuzione della condanna a morte.

Secondo quanto riperito all’agenzia Afp dal giudice Mounir Haddad che ha assistito all’esecuzione, Saddam Hussein avrebbe detto “Spero che resterete uniti e vi metto in guardia: non date fiducia alla coalizione iraniana, questa gente è pericolosa”.

Saddam era stato condannato a morte il 5 novembre scorso, per crimini contro l’umanità e lo condanna a morte per impiccagione, per l’assassinio dei 148 sciiti d Dujail. Condannati assieme a lui anche il fratellastro ed ex capo della polizia segreta Barzan al-Tikriti e l’ex giudice capo del Tribunale rivoluzionario Awad Hamed al-Bandar. La condanna era stata confermata in appello il 26 dicembre scorso.

La nuova costituzione irachena prevede per le esecuzioni capitali la ratifica del presidente, nella fattispecie il curdo Jalal Talabani, che si era detto contrario. Evidentemente il premier iracheno, lo sciita Al Maliki ha preferito forzare i tempi ed esautorare il presidente da ogni decisione effettiva.

Grida e insulti sul telefonino Nei giorni successivi all’esecuzione sono comparsi sui siti internet nuovi filmati, quasi certamente ripresi con telefoni cellulari. Qui, a differenza del video “ufficiale”, i secondini mascherati inneggiano all’estremista sciita Moqtada Al Sadr e urlano sguaiatamente al condannato di «andare al diavolo». Si vede anche Saddam che recita imperturbabile la preghiera più classica dei musulmani: «Non c’è altro Dio che Allah e Maometto è il suo Profeta», mentre i secondini inneggiano al padre e allo zio di Moqtada, leader fondatore del partito sciita «Dawa», fatti assassinare da Saddam negli anni della dittatura con l’accusa di essere «agenti dell’Iran». Quando dalla ventina di spettatori qualcuno ripete ad alta voce per tre volte «Moqtada, Moqtada, Moqtada, morte ai tiranni», Saddam, ormai sul patibolo già con il cappio al collo, gli si rivolge dall’alto verso il basso e gli chiede con disprezzo: «È questo il vostro coraggio?». La situazione sembra davvero degenerare. Qualcosa non torna C’è stato anche chi (Namir.it), analizzando il video “ufficiale” e quello “clandestino” e collegandoli alle immagini di repertorio di Saddam avanza tutta una serie di dubbi sulla veridicità di questa esecuzione. La tesi è quella di un Saddam che patteggia con gli americani il silenzio durante il processo (infatti non dirà nulla contro gli Usa suoi alleati nella guerra anti Iran) con la vita, grazie ad una messinscena dell’esecuzione. Sembra fantascienza, ma in effetti qualcosa che non torna nell’esecuzione c’è, a cominciare da quel nodo enorme e poco adatto ad un’impiccagione. Sepolto nella tomba di famiglia a Tikrit Saddam Hussein è stato sepolto nella notte di sabato 30 gennaio nella tomba di famiglia, nel suo villaggio natale nei pressi della città di Tikrit. La salma dell’ex rais è stata tumulata accanto ai resti dei due figli, Uday e Qusay, uccisi dai militari americani nel 2003. Hanno assistito al rito funebre, durato circa 25 minuti, diverse centinaia di persone. L’emittente araba al Arabiya ha mostrato le immagini della sepoltura: la bara è stata avvolta nella bandiera irachena con la scritta “Allah è grande”. Vicino alla tomba sorge una moschea, fatta da costruire proprio da Saddam Hussein negli anni ’80. La salma dell’ex rais è stata consegnata nella notte dalle autorità irachene al capo clan della tribù degli Albu Nasir, di cui faceva parte lo stesso Saddam. Il vicegovernatore della provincia ha rivelato, poi, che il corpo dell’ex dittatore è stato “trattato con rispetto e lavato in base alle regole islamiche, da un religioso sunnita”. Fonti locali hanno anche riferito che molti iracheni hanno raggiunto il villaggio per rendere omaggio all’ex presidente. Il Vaticano: “Notizia tragica” “Una notizia tragica”: così padre Federico Lombardi, il direttore della Sala Stampa Vaticana ha commentato la notizia dell’uccisione dell’ex-presidente Saddam Hussein ai microfoni di Radiovaticana. “C’é il rischio che alimenti lo spirito di vendetta e semini nuova violenza” ha aggiunto padre Lombardi. Qualsiasi uccisione è “motivo di tristezza anche quando si tratta di una persona che si è resa colpevole di gravi delitti. La posizione della Chiesa cattolica, contraria alla pena di morte è stata più volte ribadita. L’uccisione del colpevole non è la via per ricostruire la giustizia e riconciliare la società” ha ricordato il direttore della Sala Stampa. “In questo tempo oscuro della vita del popolo iracheno – ha proseguito padre Federico Lombardi – non si può che auspicare che tutti i responsabili facciano veramente ogni sforzo perché in una situazione drammatica si aprano infine spiragli di riconciliazione e di pace”. La prudenza della Chiesa irachena “Continuare a pregare per la pace in tutto il mondo e oggi in modo particolare ancora per l’Iraq”. È l’invito del vescovo ausiliare dei caldei di Baghdad, mons. Shlemon Warduni a poche ore dall’esecuzione di Saddam Huseein. Al di là dei risvolti politici di questa morte, il presule – secondo quanto riferisce l’agenzia Asianews – tiene a sottolineare come ciò che più preme alla Chiesa in queste circostanze è sottolineare “il necessario rispetto della persona, così come Dio l’ha creata”. Mons. Warduni invita di nuovo “il mondo a pregare per il bene comune ma soprattutto dell’Iraq, oggi così provato”.

Un appello alla pace arriva anche da monsignor Athanase Matti Shaba Matoka, arcivescovo siriaco di Baghdad, contattato dall’Agenzia MISNA: “È tempo che tutti si impegnino per la pace e che la sicurezza venga finalmente ristabilita in Iraq. È questo l’appello – ha spiegato l’arcivescovo – che voglio lanciare ai grandi dirigenti del mondo e in particolare agli Stati Uniti all’Europa: pregate tutti per la pace. Per la pace nel mondo e per la pace nel nostro paese”. Sull’esecuzione di Saddam l’arcivescovo siriaco ha detto di “condividere la posizione del Papa”. “La religione cristiana è contraria alla pena di morte, perché l’anima dell’uomo è nelle mani di Dio. Sfortunatamente ci sono delle leggi degli uomini contro le quali non si può far niente ed è capitato” ha detto monsignor Matoka. “Tutti conoscono la situazione che gli iracheni hanno vissuto in questi ultimi anni, il nostro paese è stato martirizzato, la gente vive nel quotidiano un clima di paura e di malessere” ha aggiunto l’arcivescovo sottolineando le drammatiche condizioni di vita dei cristiani iracheni sempre più “costretti alla fuga”.

Reazioni contrastanti in Iraq L’esecuzione di Hussein ha suscitato reazioni contrastanti tra la popolazione. A Ramadi, nel quartiere di Sufiya, sono scoppiati disordini tra uomini armati e soldati statunitensi dopo che manifestanti erano scesi in strada per protestare contro l’impiccagione dell’ex rais. Dimostrazioni di protesta si sono verificate a Mossul, Falluja, Bayji e Tikrit, città natale di Saddam Hussein. Manifestazioni di giubilo in città sciite come Kut, Najaf, i sobborghi sciiti di Baghdad come Sadr City e il villaggio di Dujail dove nel 1981 furono uccisi per rappresaglia 148 abitanti, dopo un fallito attentato contro Saddam, strage per la quale è stato condannato a morte l’ex dittatore. Il ministero degli Interni ha deciso di non dichiarare il coprifuoco ma ha fatto sapere aver messo in atto “misure di sicurezza molto rigide nel paese e in particolare nella capitale” e che “sarà repressa ogni protesta non pacifica”.

Un’autobomba è esplosa nel mercato di Kufa provocando 30 morti e 45 feriti; l’attentatore è poi stato linciato dalla folla. Due autobomba sono esplose nel quartiere al Hurriya di Bagdad, provocando 25 morti e 65 feriti, secondo fonti del ministero dell’interno. Le due autobomba sono esplose quasi simultaneamente in due zone diverse del quartiere, che, a maggioranza sciita, sorge nella parte nord della capitale. La prima è esplosa alle 15:30 ora locale (le 13:30 in Italia) in un mercato di venditori ambulanti. La seconda, invece, è esplosa quasi allo stesso tempo, a poca distanza, sempre in un mercato.

Le reazioni nel mondo “Oggi Saddam Hussein è stato giustiziato dopo aver ricevuto un processo equo, cioè quel tipo di giustizia negata alle vittime del suo regime brutale” queste le prime parole del presidente americano George W. Bush pronunciate dal suo ranch a Crawford, in Texas, dopo la notizia dell’esecuzione dell’ex rais iracheno. “Processi equi – ha continuato Bush in un breve discorso il cui testo integrale è stato poi diffuso dalla Casa Bianca – erano inimmaginabili sotto la tirannide di Saddam Hussein. Essere risusciti ad andare avanti con un processo equo nei suoi confronti, dopo decenni di oppressione e di terribili crimini di Saddam contro il suo popolo, è una testimonianza della determinazione del popolo iracheno”.

Le affermazioni del presidente statunitense contrastano con le valutazioni di un team di giuristi delle Nazioni Unite che, nel corso del dibattito processuale, chiesero al governo iracheno di correggere “seri vizi procedurali” e di cancellare la sentenza di morte perchè “imposta in un procedimento che non risponde ai criteri minimi applicabili perché un processo di posta dire corretto”. Nel suo discorso il presidente George W. Bush ha continuato dicendo che “l’esecuzione di Saddam è giunta alla fine di un anno difficile per gli iracheni e le nostre truppe. Aver portato Saddam Hussein davanti alla giustizia non metterà fine alla violenza in Iraq ma è una pietra miliare nel cammino dell’Iraq per diventare una democrazia che può governarsi, sostenersi e difendersi da sola ed essere un alleato nella Guerra al Terrore”. Il presidente americano ha concluso ricordando che si profilano per l’Iraq e le truppe statunitensi “molte scelte difficili e ulteriori sacrifici”.

Analoga la reazione della Gran Bretagna all’esecuzione dell’ex dittatore. “Mi felicito del fatto che Saddam Hussein sia stato giudicato da un tribunale iracheno per crimini che ha commesso contro il popolo iracheno” è stata la dichiarazione del ministro britannico degli Esteri Margaret Beckett, che ha però ribadito l’opposizione del suo paese alla pena di morte. Decisamente più netta e di senso contrario la reazione di altri diplomatici europei, come il commissario per lo Sviluppo dell’Unione Europa Louis Michel. “Non si combatte la barbarie con atti che giudico barbari. La pena di morte non è compatibile con la democrazia” ha detto all’agenzia ‘Reuters’. “Sfortunatamente Saddam Hussein rischia di apparire un martire, e non lo merita. Non è un martire, ha commesso tra i peggiori crimini. La pena di morte – ha proseguito Michel – è contro i valori dell’Unione Europea. Siamo contrari per principio, qualunque siano i crimini commessi da Saddam Hussein, e ne ha commessi di orribili”.

Una posizione ribadita con parole molto simili anche dal Consiglio d’Europa. Il ministero degli Esteri francese, da parte sua, ha detto di aver “preso atto” dell’esecuzione dell’ex dittatore la cui decisione a riguardo “appartiene al popolo e alle autorità sovrane dell’Iraq” ricordando anche che “la Francia, come gli altri partner europei, è favorevole all’abolizione della pena di morte”. Ha inoltre chiesto “a tutti gli iracheni di guardare al futuro e di lavorare per la riconciliazione”.

Rammarico per il mancato ricevimento degli appelli internazionali perché fosse rivista la pena capitale dalle autorità irachene è stato espresso dal ministero degli Esteri di Mosca. Il Giappone ha detto di “rispettare” la decisione delle istituzioni irachene di giustiziare Saddam Hussein. “Si tratta di una decisione presa dal nuovo governo dell’Iraq conforme allo stato di diritto” ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Tokyo. (Fonte: Misna)

Toschi: “Così il Rais ha vinto due volte” “L’impiccagione di Saddam Hussein è la conferma che, alla fine, il rais ha vinto due volte”. E’ il commento di Massimo Toschi, assessore alla cooperazione e al perdono della Regione Toscana, che in più occasioni si è recato in Iraq, dove ha incontrato l’ex vice primo ministro del rais iracheno, Tareq Aziz, anch’egli condannato a morte e attualmente in attesa dell’ esecuzione. Toschi, che nel 2005 creò il nuovo assessorato regionale ispirandosi alla ‘Commissione per la riconciliazione e il perdono’ voluta da Nelson Mandela per garantire in Sudafrica un passaggio non violento dall’apartheid alla democrazia, osserva oggi che “quando il carnefice viene giustiziato, vuol dire che ha vinto due volte: la prima agendo da dittatore, e la seconda perché ci ha fatto diventare come lui, ‘convincendoci’ ad usare i suoi stessi mezzi. Non si può stare dalla parte delle vittime e comportarci esattamente come i carnefici”. L’assessore considera la pena capitale “l’ aspetto più visibile della cultura della guerra, cioé quella stessa cultura che ha portato al conflitto iracheno, che, a sua volta, è stato fin dall’inizio la condanna a morte per migliaia di persone. Oggi è un giorno molto triste – conclude l’ assessore toscano – che guarda al passato e non certo al futuro”.

Il video dell’impiccagione di Saddam dal sito della Cnn

Video impiccagione ripreso con telefonino (da google video)

Il video con i dubbi sull’impiccagione di Saddam (da google video)

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