TOSCANI D’ADOZIONE: Xu Qiu Lin

di Francesco Giannoni

Sono a Prato nella sede della Giupel, per intervistare Xu Qiu Lin, titolare e amministratore unico di questa impresa, piccola ma di spicco nel settore della pelletteria. Mentre lo attendo nel suo ufficio, sul tavolo scorgo un numero del Venerdì di Repubblica la cui copertina, oltre a una foto della bellissima attrice Gong Li, riporta un titolo che sintetizza un importante aspetto dell’attuale momento economico e commerciale: «La Cina che ci conquista». Mentre leggo, una bambina, occhi a mandorla, capelli corvini e vestitino rosa, irrompe nella stanza, mi osserva e, dopo un attimo, scappa via intimorita. Più tardi, durante l’intervista, la sentirò cantare una filastrocca con voce argentina.

Non possono non venire in mente i servizi sui giornali e in televisione che denunciano le condizioni disumane in cui numerosi figli del «celeste impero» lavorano illegalmente presso ditte che li spremono senza riguardi. Ma i cinesi in Italia non sono solo clandestini disperati e sfruttatori senza scrupoli e, fra i tanti imprenditori per bene, c’è anche Xu Qiu Lin, da tutti a Prato per comodità chiamato «Giulini».

Nato a Wenzhou, città vicina a Shanghai, 44 anni fa, ultimo di quattro figli, ha lasciato il suo paese nel 1989 per motivi principalmente economici: essendo l’ultimo nato, non avrebbe avuto molto spazio nella ditta di famiglia, una fabbrica di ricambi per automobili. Da questa sofferta considerazione e dalla voglia di creare qualcosa per se stesso, nacque la decisione di partire. Prima è stato in Francia, poi in Italia: ha vissuto a Milano, a Perugia (per imparare l’italiano), a Firenze per giungere, infine, a Prato.

Tiene a dire che le persone sono sempre state gentili con lui, anche se è facile trovare qualcuno che ce l’ha con i cinesi, «ma questo è normale». Il problema più grande da lui vissuto è stato l’apprendimento della lingua: «l’italiano è tanto difficile». Ovviamente è stato duro anche guadagnarsi il pane: ha lavorato per sei mesi come cameriere in un ristorante cinese, poi ha aperto una piccola ditta di confezioni per conto terzi.

Dopo anni impegnativi e faticosi, nel 2000 Xu Qiu Lin ha fondato Giupel, azienda italiana con 25 dipendenti (tutti regolarmente assunti) fra italiani e cinesi. I primi sono i «creativi» e, date le conoscenze linguistiche, ricoprono anche incarichi amministrativi, i secondi hanno mansioni più operative.

All’inizio erano tanti a non credere in questa impresa, ma i fatti e i conti (anche 15 milioni di fatturato in uno degli anni passati) hanno dato ragione a questo coraggioso imprenditore. Ovviamente non sono mancati i momenti di difficoltà e anche qualche sconfitta passeggera. Ma lui è rimasto saldo nella decisione presa di lavorare alla luce del sole e nella legalità: «anche se ci vuole tempo per regolarizzare la posizione dei clandestini, una ditta non deve impiegarli: meno clandestini, meno concorrenza sleale. Poi, che le autorità facciano i controlli è davvero indispensabile».

È stato il primo imprenditore cinese di Prato ad assumere italiani, iniziativa che suscitò perplessità in alcuni suoi connazionali, in seguito smentiti dai risultati: all’interno della ditta italiani e cinesi lavorano in armonia; ho personalmente assistito a un colloquio cordiale, tranquillo e costruttivo fra Xu Qiu Lin e un suo dipendente italiano.

Nel 2003 Xu Qiu Lin prese la decisione che lo portò alla notorietà nazionale: fu il primo cinese a entrare in Confindustria. È stata una scelta importante: «la mia è una ditta regolare che vuole crescere, vuole integrarsi con il sistema economico di questo paese e vuole fattivamente collaborare con gli italiani». È interessante notare che nel pratese sono una cinquantina le ditte cinesi che potrebbero compiere lo stesso passo, data la loro rilevanza: infatti per iscriversi a Confindustria ci vuole un fatturato di un certo rilievo.

Nonostante i successi, Xu Qiu Lin non nega l’esistenza di problemi di integrazione fra italiani e cinesi: per risolverli ci vogliono «tempo e pazienza», anche perché le culture dei due popoli «hanno identità molto forti e nulla in comune». Sarà più facile per i bambini cinesi nati e cresciuti qui: «loro sì, che sanno integrarsi». Xu Qiu Lin ha avuto dalla moglie cinese quattro figli (il più grande ha 18 anni), che vanno a scuola a Prato e hanno amici italiani.

Xu Qiu Lin si reca spesso in Cina per curare i propri affari (possiede uno stabilimento anche a Shangai), ma non pensa di ritornare un giorno, e per sempre, nel suo paese: «i miei figli studiano qua, tanti miei colleghi sono italiani come molti amici; penso che continuerò a vivere qua: ci sto bene».

Finita l’intervista, gli chiedo informazioni su alcune grandi foto appese alle pareti che lo ritraggono insieme a Trapattoni, Toldo e Batistuta. Non è tifoso della Fiorentina ma di alcuni giocatori è amico. Con Batistuta è entrato anche in affari: l’ex centravanti viola ha concesso il suo nome per una collezione prodotta e distribuita da Giupel.