PIERANDREA VANNI: il giornalista sindaco
Scelgo la prima soluzione: è una scusa per rivedere dopo vent’anni uno dei più bei borghi italiani (insignito per questo di un apposito diploma), ma è anche una necessità di regia: devo fare a Vanni qualche foto con indosso la fascia tricolore di sindaco, possibilmente al tavolo di lavoro e accanto alle bandiere, nella stanza dei bottoni.
Quando arrivo, faccio qualche minuto di sala d’aspetto: un signore gentile, che poi scopro essere il cugino di Vanni, mi dice che il sindaco è impegnato in una riunione. Il parente sarà sempre discretamente presente durante l’incontro fra Vanni e me e si rivelerà molto simpatica questa atmosfera familiare durante questo incontro «ufficiale». Quando il primo cittadino arriva, trafelato si scusa per il ritardo, entriamo nella sua stanza, facciamo per cominciare la nostra chiacchierata ma squilla il telefono: è la sua mamma. La loro conversazione verte sui formaggi. Riaggancia il telefono, si scusa per l’interruzione e mi dice che le mamme passano avanti a tutto, anche se telefonano in municipio al figlio sindaco per parlare di formaggi da acquistare per casa.
Ecco: proprio questo mi dà la misura dell’umanità di Vanni: la delicatezza per le persone e la solidarietà nei loro confronti. Che siano la mamma o i cittadini da lui amministrati o gli extracomunitari presenti a Sorano il suo impegno e la sua attenzione sono gli stessi.
Un’attenzione che si può riscontrare anche nella scelta di farsi eleggere sindaco nell’ambito di una lista civica che, al di fuori delle logiche di potere dei grandi partiti, raccoglie sia esponenti di varia tendenza politica, sia indipendenti ma anche persone di nessuna appartenenza politica, come Vanni stesso.
Una lista civica, e quella di Vanni ne è la conferma, ha tra i suoi scopi la solidarietà nei confronti dei cittadini amministrati: il contatto del sindaco con loro è costante e proficuo per entrambe le parti.
Alla domanda sugli obbiettivi che intende realizzare nel corso del suo mandato amministrativo (è passato un anno dalla sua elezione), il soranese doc si addolora, e usa parole crude, anche se espresse con sommesso pudore, sull’avvenire della sua «piccola patria». Il paese, dice, perde pezzi: ogni anno, a fronte di 13-14 nuovi nati muoiono 60-70 persone. Il futuro non sembra roseo, ma l’impegno solidale di Vanni nei confronti della sua Sorano e dei suoi concittadini è grande: mi spiega che nei decenni passati l’economia verteva sull’agricoltura e, più recentemente, su un certo movimento turistico. Oggi questo non basta più. Ma le caratteristiche economiche storiche soranesi non vengono rinnegate nel programma di Vanni, anzi. Sorano è da tanto zona di produzione del prestigioso bianco di Pitigliano; ad esso si è aggiunto un nuovo vino: il Sovana doc. Si cerca, così, di creare o rafforzare un commercio di qualità basandolo non solo sul vino ma anche su una storica produzione casearia, sul tradizionale allevamento suino e su un movimento turistico che dovrà diventare più abbondante ma che per questo ha bisogno di migliorare le capacità ricettive. Vanni, a fronte di queste speranze, esprime anche la preoccupazione delle imprese di Sorano (in genere di dimensioni piccole e medie) per la legislazione comunitaria che non andrà certo a favorirle.
Vanni è un sincero credente, ha fede profonda nell’ispirazione cristiana dell’impegno politico e del suo in particolare (è stato anche esponente del Movimento cristiano lavoratori). Ma non manca in lui l’attenzione e il rispetto profondi nei confronti di chi cristiano non è. Anche Sorano ospita cittadini extracomunitari in prevalenza musulmani. Vanni mi dice che sono circa 150, in maggioranza marocchini, poi albanesi e rumeni. L’integrazione fra i soranesi e queste persone è ottima, ci sono alcuni ragazzi che frequentano le scuole di Sorano nel cui comune c’è un assessorato che ha la delega per occuparsi degli extracomunitari. Per rendere possibile questa armonia e questa integrazione, secondo Vanni, sono necessari non solo solidarietà e doveroso reciproco rispetto, ma anche chiarezza sulle proprie differenti posizioni.
Sempre sul binario di solidarietà e collaborazione, Vanni è presidente dell’Associazione Italia-Kuwait. Nata all’indomani dell’occupazione irachena di 15 anni fa, prima aveva fra i suoi scopi l’aiuto e l’amicizia al paese occupato e provvisoriamente cancellato dalle carte geografiche e l’indagine sulla sorte dei prigionieri politici e militari scomparsi. Ora che il Kuwait è nuovamente uno stato sovrano, l’associazione si occupa degli scambi culturali fra l’Italia a maggioranza cattolica e quel paese a stragrande maggioranza musulmana. Maggioranza, perché a differenza di altri paesi arabi, alcuni cittadini kuwaitiani sono di fede cristiana e sono tollerati e rispettati. Ancora tolleranza, ancora solidarietà, ancora rispetto: e Vanni c’è di mezzo.
Tutto questo mi ha detto Vanni. Non so se sia un bravo sindaco oppure no. Sicuramente per quello che dice e che fa si merita ampiamente la definizione di «sindaco solidale».