PIER CRISTOFORO GIULIANOTTI: Un robot al posto del bisturi
Entriamo subito nel vivo. Con la nuova tecnica nata una ventina di anni fa, è stato ribaltato il paradigma della chirurgia classica che vedeva «grande chirurgo, grande taglio». Ora vengono fatti dei fori di circa un centimetro di diametro nella zona da trattare; nei fori vengono inseriti dei tubicini attraverso i quali passano le manine miniaturizzate del robot. Il chirurgo è seduto davanti a un monitor che mostra l’interno del corpo del paziente dove far intervenire le manine che, manovrate dall’esterno dal chirurgo, tagliano, operano, cuciono. Guariscono. Meraviglioso. Ma se il robot si rompe? Il sistema è programmato per arrestarsi immediatamente se accade qualcosa. Un guasto, tuttavia, è sopravvenuto pochissime volte, e allora l’intervento è proseguito nel modo tradizionale. La sicurezza è ampiamente dimostrata: in questo tipo di chirurgia c’è un’esperienza basata ormai su migliaia di casi nel mondo. La Toscana ha una delle casistiche più ampie: circa 600 operazioni. Così l’ospedale di Grosseto è diventato una scuola cui giungono chirurghi da tutti i Paesi.
Il paziente è contento di questo tipo di interventi, perché sa che comunque è il medico a operarlo; ma con l’aiuto di un sistema controllato dal computer, le capacità professionali dell’uomo vengono potenziate. Per fare un esempio concreto: Schumacher guida la macchina a 300 all’ora in curva, solo perché è aiutato dal computer; con una macchina non controllata dall’elettronica, tale prestazione sarebbe impensabile.
Se tornasse indietro farebbe il chirurgo o il pianista? Segue un sospiro pensieroso, poi un sorriso: « mah, per fare il musicista professionale mi mancano alcune doti: il talento deriva da alcune qualità che devono essere sommate. Come chirurgo, il segno che lavoro in qualcosa per cui sono portato è il fatto che continuo a divertirmi anche nei momenti di maggior fatica e nonostante tutte le grane. Allora vuol dire che ho scelto giusto».