MONS. GINO BENDETTI: Dal decano dei sacerdoti una lezione di semplicità
di Franco Giunti
Monsignor Gino Benedetti, nato a Piandiscò (Arezzo), è il sacerdote più longevo della Diocesi di Fiesole e forse della Toscana. Lunedì 26 luglio festeggerà 79 anni di sacerdozio, mentre il 15 maggio scorso ha compiuto 103 anni. Ordinato sacerdote a 24 anni il 26 luglio 1931, dopo un’esperienza di due anni come cappellano fu chiamato dall’allora vescovo monsignor Giovanni Fossà che gli offrì l’incarico di direttore degli uffici amministrativi diocesani. Don Benedetti non era molto entusiasta ma, alla minaccia di essere mandato parroco a Castelcastagnaio, in Casentino, accettò la proposta. Da allora don Benedetti, poi monsignore e canonico, ha svolto con grande attenzione, scrupolosità e zelo la sua mansione, rendendo un grande servizio alla Diocesi. Poi a 75 anni, sollevato dall’incarico, si è ritirato in pensione a Piandiscò, suo paese d’origine. Residente nella casa di famiglia ubicata in piazza del Comune, pur essendo ancora molto lucido di mente, da qualche tempo è seguito con costanza e attenzione da una badante. Nell’imminenza del suo settantanovesimo anno di sacerdozio siamo andati a trovarlo. Monsignor Benedetti, seduto su una sedia a rotelle, ci accoglie con piacere e con il sorriso sulle labbra.
Monsignore, gli chiediamo che significa essere sacerdote alla sua età?
«Penso sia sempre un grande dono di Dio del quale lo ringrazio ogni giorno. L età e gli acciacchi mi hanno limitato, ma la mente, ancora buona, mi permettere di meditare, riflettere e pregare, sia per me, sia per gli altri».
In queste circostanze è consueto chiedere: quali sono stati i momenti più belli della sua vita?
«Sicuramente l’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 26 luglio di 79 anni or sono. La celebrazione della prima Messa è ancora un ricordo indelebile nella mia mente e nel mio cuore. Mi auguro di arrivare a festeggiare l’ottantesimo, l’anno prossimo. Poi la grande fiducia avuta da tutti i vescovi di Fiesole, in particolar modo da monsignor Antonio Bagnoli, nel mio incarico di direttore dell’Istituto amministrativo diocesano. Con monsignor Bagnoli ho avuto un rapporto eccezionale, tanto da portarmi a Roma in occasione del Concilio».
E il momento più brutto?
«La morte dei genitori e in particolar modo il momento del distacco da mio padre, commerciante conosciuto e stimato della zona, al quale ero molto legato».
Monsignore, come trascorre le sue giornate?
«Leggo, guardo la televisione, medito e prego. Di quando in quando alcune persone, fra le quali il parroco don Mauro Ferrati, vengono a trovarmi. Con loro parlo del più e del meno e se possibile cerco di sapere cosa succede a Fiesole e in Diocesi perché la mia mente è sempre lì».
Prima di lasciare la residenza di monsignor Benedetti e salutarlo, gli chiediamo qualche foto ricordo. Lui ce le concede con grande disponibilità, ma si raccomanda di fare un articolo semplice, senza tanti «fronzoli» e poco «burro», come semplice è stata la sua vita. Sul davanzale interno della finestra, accanto alla sua poltrona, un portacenere con una sigaretta intera, accesa e poi spenta. È l’elisir di lunga vita di mons. Benedetti, ma su questo sorvoliamo e non parliamo. «Arrivederci dice il sacerdote ultracentenario e grazie per l’interessamento di Toscana Oggi. Io chiedo al Signore pace e serenità in attesa della sua chiamata».
Monsignor Benedetti, che in questi giorni festeggia il suo 79° anniversario di sacerdozio (26 luglio 1931), per 50 anni è stato responsabile degli Uffici amministrativi della Diocesi di Fiesole. Un compito delicato e difficile, che per la sua natura sembra quasi svilire e offuscare la figura e l’attività del prete, ma che invece monsignor Benedetti ha puntualmente svolto con grande attenzione, scrupolosità e zelo, rendendo un grande servizio alla sua Diocesi.
Incaricato dall’allora Vescovo monsignor Giovanni Fossà, ha collaborato attivamente con i vari vescovi che si sono succeduti, i monsignori Giovanni Giorgis, Antonio Bagnoli e Luciano Giovannetti. Don Benedetti, poi nominato monsignore e canonico, è un esempio di vita religiosa pienamente riuscita, di sacerdote profondamente umano e ricco di spiritualità, innamorato di Cristo che ha nutrito il suo apostolato con la preghiera.
Ha saputo affrontare serenamente l’aridità del settore economico con la dolcezza che da sempre lo distingue, ma anche con la saggezza di vita e la semplicità di spirito. Lui, per mezzo secolo, attraverso un lavoro assiduo e costante, è stato il massimo responsabile della vita economica della Diocesi di Fiesole, con risultati molto positivi attraverso i quali sono stati possibili importanti interventi di conservazione e restauro di ambienti e di opere d’arte. L’aspetto principale della sua vita è la mitezza, la dolcezza e la serenità di spirito. Si può certamente dire che nei suoi 103 anni di vita Mons. Gino Benedetti ha saputo sempre cogliere con intelligenza i segni dei tempi.