Mauro Talini, nel mistero di Fatima la scomparsa del ciclista diabetico
Da tempo impegnato nell’Associazione Internazionale Padre Kolbe, era lì per uno dei suoi incredibili viaggi, 25 mila chilometri dalla Terra del Fuoco argentina all’Alaska. Partito il 1° gennaio da Husuaia, la città più meridionale del mondo che già aveva raggiunto quasi tre anni prima, stava ormai per entrare negli Stati Uniti nel rispetto della tabella di marcia che si era prefisso. Scopi dell’impresa, come aveva scritto nel suo blog alla partenza, «dimostrare che il diabete non è un limite e la raccolta fondi a favore di progetti educativi rivolti ai bambini dell’America Latina: Brasile, Argentina e Messico, dove le Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe sono presenti».
La lunga pedalata di Mauro – che il 24 luglio avrebbe compiuto 40 anni – si è interrotta al 133° giorno di viaggio. Pochi giorni dopo, il 19 maggio, sono giunti in Messico i suoi amici Marta e Massimiliano, accolti con grande affetto dalle autorità e della popolazione. «L’incidente di Mauro – hanno scritto in quel primo giorno – ha toccato il cuore di molte persone creando al tempo stesso dolore, ma anche un desiderio di partecipazione e di condivisione a tener viva la testimonianza di Mauro con atti concreti per dare continuità al messaggio di speranza racchiuso nelle 3 S (salute, solidarietà e sport)».
Tante i fatti toccanti di cui Marta e Massimiliano sono stati testimoni in quei giorni, a cominciare da una bici bianca (nella foto) che un club di ciclisti ha posto sul luogo dell’incidente in memoria di Mauro. Qualcuno si è preso l’impegno di concludere il suo viaggio con una grande pedalata a staffetta; e poi la disponibilità del sindaco di Caborca che si è fatto in quattro per consentire il ritorno della salma in Italia nel più breve tempo possibile. Così domenica 26, nella sua chiesa dei Santi Stefano e Michele Arcangelo a Quiesa, si sono potuti svolgere i funerali, con le molte testimonianze di parenti e amici. Il comune di Massarosa ha dichiarato il lutto cittadino.
Avevamo raccontato la storia di Mauro Talini sulle nostre pagine esattamente due anni fa (leggi qui), con un articolo di Caterina Pastorelli, dell’Associazione Padre Kolbe, che si apriva con la notizia dei 9.000 chilometri da poco percorsi attraverso il Sudamerica. Ci ha colpito la data di uscita di quel numero, domenica 15 maggio, due giorni dopo il 13. Ma abbiamo anche scoperto che di Mauro avevamo già parlato nel 2005, prima del suo incontro con l’Associazione Padre Kolbe, con un’intervista di Gianluca Della Maggiore sulla sua pedalata da Viareggio a Fatima attraverso Lourdes e Santiago di Compostella (leggi qui). «Ma perché – era l’ultima domanda – questa devozione particolare alla Madonna di Fatima?». «Visitare il santuario di Fatima – la sua risposta – era un sogno che coltivavo da tempo. E poi c’è un episodio che in qualche modo mi ha dato una forza in più. L’anno scorso è morto mio nonno, Amos Ghiri, lui aveva una fede profonda ed era stato molte volte a Fatima e a Lourdes come volontario dell’Unitalsi. Poco prima di morire mi ha detto: “Maurino, arrivare a Fatima in bicicletta è dura”. Eppure io non gli avevo detto niente. Quelle parole mi hanno fatto uscir fuori energie nascoste: ho portato con me una sua fotografia per tutto il viaggio e arrivato a Fatima ho fatto dire una Messa per lui nella cappella del santuario. In un certo senso mio nonno mi ha accompagnato lungo tutto il viaggio».
Anche Marta e Massimiliano, nelle loro testimonianze dal Messico, non hanno mancato di sottolineare, assieme ad altre significative circostanze, che l’incidente era avvenuto nel giorno dedicato alla Madonna cui era particolarmente devoto. «Tutti segni – hanno scritto – che confermano che davvero Mauro ha già iniziato “a pedalare”, in forma diversa, per realizzare la “sua missione”, come amava definire i suoi viaggi in solitaria». Ora però al suo fianco ci sarà anche nonno Amos.