MAURO TALINI: Il ciclista diabetico che ha attraversato il Sud America

di Caterina Pastorelli

Associazione Internazionale Padre KolbeQuando senti parlare Mauro Talini ciò che più ti colpisce – oltre a uno spiccato accento toscano, facilmente riconoscibile – è la semplicità, la profondità e la naturalezza con la quale racconta di aver percorso oltre 9.000 chilometri in bicicletta, da solo, in Sud America. Come se fosse la cosa più normale e più ovvia da farsi. E ti colpisce ancora di più quando scopri che Mauro è diabetico insulino-dipendente dall’età di undici anni e che questa sua malattia – il diabete – non può essere sottovalutata e deve essere tenuta sotto controllo costantemente, soprattutto in condizioni di sforzo fisico, per evitare che qualche valore vitale possa modificarsi a tal punto da provocare conseguenze che lasciano il segno.

Forse la prima cosa che pensi è: «Ma questo è matto!», ma poi la curiosità di scoprire il perché di questa sua iniziativa prende il sopravvento e cominci ad ascoltare con interesse e stupore la sua storia e alla fine, proprio come nel gioco per bambini, unendo tutti i punti la sagoma che appare è proprio quella di una bicicletta in Sud America e il perché risulta prorompente.

La prima cosa che Mauro fa quando comincia a raccontare le sue avventure è presentare i suoi compagni di viaggio: il diabete, la bicicletta e Dio.

Mauro, infatti, nasce a Viareggio nel 1973 e nel 1984, a soli undici anni, gli viene diagnosticato il diabete di tipo 1, col quale quindi convive da oltre ventisette anni. Proprio come con un amico, il rapporto di Mauro con il diabete si modifica, si sviluppa, si delinea man mano che impara a conoscerlo in profondità.

Dopo i primi anni di rifiuto nei quali cerca di ignorare la malattia, che vede come un limite e come un elemento estraneo a se stesso, Mauro comincia a rendersi conto, per esperienza e per maturità, che non può permettere al diabete di condizionare così tanto la sua vita, soprattutto a livello psicologico. Non può smettere di andare in bicicletta per il diabete. Non può vergognarsene e tenerlo nascosto. Non può permettere al diabete di prendere il sopravvento sulla sua vita.

Come fare? Che abbia ragione quel detto che recita: «Se non puoi battere il tuo nemico, alleati con lui»? Forse sì, perché è proprio ciò che comincia a fare Mauro: smette di lottare contro questa malattia come se fosse un nemico, ma comincia a trattarla come un compagno, da accettare e da conoscere, fino ad arrivare a considerarla non più come un limite, ma una scuola di vita, uno stimolo in più per vivere con coraggio e speranza la propria esistenza.

Ma per affrontare la vita con spinta e determinazione, Mauro ha bisogno di una marcia in più, ha bisogno di alimentare la passione per la bicicletta, il suo secondo compagno di viaggio.

Come tutti i bambini, anche a Mauro piace molto andare in bicicletta, così tanto che ben presto comincia a praticare ciclismo a livello agonistico, anche se poi è costretto ad abbandonarlo, non per via del diabete – come molti potrebbero pensare – ma per il lavoro. Ma si può mettere a tacere una passione? Forse no, o almeno Mauro non ne è stato capace. Così ogni momento è buono per un bel giro (a volte anche di centinaia di chilometri!) in bicicletta. Nel 2001 poi comincia ad allenarsi con più serietà, con il desiderio e l’intenzione, anche un po’ fantasiosa, di cimentarsi in viaggi anche fuori regione, in giro per l’Italia, per l’Europa, per…

Ed è il terzo, sempre presente, compagno di viaggio di Mauro che il più delle volte gli suggerisce le mete delle sue pedalate e lo sostiene nei momenti più difficili. Dopo periodi di alti e di bassi, Mauro riscopre la fede e il contatto con Dio e sperimenta che la preghiera gli dà forza, tolleranza e pazienza, ingredienti fondamentali per affrontare non solo il diabete, ma anche lunghe pedalate. È per questo che molto spesso i «viaggi dell’anima» di Mauro – come lui li definisce – hanno un santuario cattolico come meta: Lourdes, Santiago de Compostela, Fatima, Czestochowa, Gerusalemme… Viaggi dell’anima perché racchiudono gioia, sofferenza, interiorità, razionalità e irrazionalità. Viaggi dell’anima per incontrare Dio e per dimostrare che il diabete non è un limite e che anche i diabetici possono avere una vita sana e fisicamente efficiente.

Dopo aver conosciuto i compagni di viaggio di Mauro comincia a essere più chiaro il perché di un viaggio di oltre 9.000 chilometri in bicicletta in solitaria. Ciò che non è ancora chiaro è perché in Sud America.

Nel 2009 si incontrano due strade, quella di Mauro e quella dell’Associazione Internazionale Padre Kolbe – Aipk Onlus di Bologna, e pedalando Mauro riesce a conciliare salute, sport e solidarietà. Venuto a conoscenza dell’Associazione Internazionale Padre Kolbe, Mauro si appassiona a questa realtà, ne diventa socio e decide di sostenerne – a suo modo – i progetti umanitari ed educativi che porta avanti nei Paesi in via di sviluppo. Nasce così l’idea di un nuovo viaggio che non solo permetta a Mauro di conoscere le zone nelle quali l’Associazione Internazionale Padre Kolbe è attiva, il Sud America, ma anche di dimostrare ancora una volta che il diabete non è un limite e di raccogliere fondi per «La Città della Speranza», il progetto di solidarietà e di formazione alla vita che l’Aipk sta realizzando a Riacho Grande (San Paolo – Brasile).

È l’iniziativa «Una bici mille speranze» che porta Mauro a percorrere, tra dicembre 2009 e febbraio 2010, 9.286 chilometri in solitaria attraversando il Sud America, da La Paz (Bolivia) a Ushuaia (Argentina), passando per San Paolo (Brasile) e toccando i centri di accoglienza in cui opera l’Aipk. Un lungo viaggio in cui Mauro cambia gomme bucate, fotografa i paesaggi più belli, incontra gli animali più strani, scambia quattro chiacchiere con chiunque lo avvicini e in qualunque lingua, sperimenta quanto è potente la Provvidenza, tocca con mano l’essenzialità e la povertà. Un lungo viaggio in cui dimostra che così come il diabete non è un limite, anche la povertà non deve esserlo, soprattutto se noi – tutti noi – siamo i primi a impedire che possa impedire a un bambino un futuro di speranza.

Un lungo viaggio ricco di mille emozioni, sensazioni e sentimenti difficili da spiegare. Un lungo viaggio che merita di essere raccontato e conosciuto attraverso le parole di Mauro, che si possono leggere anche nel suo libro Oltre il limite… la speranza! Diario di un ciclista diabetico che ha percorso il Sudamerica per solidarietà (Pendragon, pp. 192, euro 15).

E forse, leggendo queste sue parole, il disegno dei puntini apparirà ancora più chiaro!

La città della speranza    Associazione Internazionale Padre Kolbe – Aipk Onlus nasce a Bologna nel 2002 e promuove in America Latina – in Brasile, a San Paolo e Campo Grande; in Bolivia, a Montero e Cochabamba; in Argentina, a Olavarria e Villa Ballester – progetti di formazione integrale della persona, garantendo istruzione, educazione culturale e professionale a bambini e adulti e assistenza sociale alle famiglie.

A Riacho Grande (San Paolo – Brasile) sta realizzando «La Città della Speranza», un progetto che mira alla formazione integrale della persona e cerca di garantire una vita dignitosa e la possibilità di costruire un futuro di speranza per bambini e giovani che in questo territorio vivono in condizioni di estrema povertà.

Presso questa struttura nel marzo 2009 è stato inaugurato il Centro sociale che offre a circa quattrocento bambini e alle loro famiglie diversi servizi, tra i quali assistenza medica e infermieristica; corsi di informatica, corsi di disegno, musica, danza e teatro; assistenza sociale e psicologica; prestito bibliotecario; sostegno scolastico; gioco; insegnamento lingue straniere.Il sogno è quello di potere avviare al più presto anche la costruzione del Centro di formazione alla vita, per garantire a tutti gli abitanti di Riacho Grande educazione e formazione, valori al centro della persona umana sui quali è necessario puntare per aprire opportunità e costruire azioni di sviluppo auto-sostenibili.Solo investendo sul presente è possibile costruire un futuro di speranza. Per sostenere «La Città della Speranza» e i progetti dell’Aipk Onlus è possibile:

scrivere all’associazione e acquistare il libro di Mauro Talini «Oltre il limite… la speranza!»

donare il proprio 5 per 1000 (codice fiscale 91227000378)

fare una donazione mediante bonifico bancario («Banca Popolare Etica»),  filiale di Bologna, cod. IBAN IT08 K050 1802 4000 0000 0128 856) o bollettino postale (ccp 39626726)

 sostenere a distanza un bambino.

Per saperne di più sull’Associazione Internazionale Padre Kolbe – Aipk Onlus si può visitare il sito www.aipkolbeonlus.org, scrivere a info@aipkolbeonlus.org o telefonare allo 051-846065.