LUCIANO BAILO: Il falegname subacqueo

di Francesco GiannoniLuciano Bailo ha la sua bottega di restauro e falegnameria in via Montebello a Firenze. È in un seminterrato, in una «tana» da cernia o da sarago, come dice lui. L’allusione ai pesci non è casuale: infatti Bailo, forse prima che Mastro d’Ascia (come recita orgogliosamente il suo biglietto da visita), è un subacqueo e un inventore di mezzi nautici da diporto sottomarino.

Nato nel 1936 in Croazia a Zara sul mare davanti alle isole della Dalmazia, venne a Firenze nel 1958. La madre iniziò a lavorare alla Manifattura Tabacchi e lui, già esperto ragazzo di bottega nelle falegnamerie della città natale, trovò facilmente lavoro presso varie e storiche botteghe fiorentine di artigianato, restauro e antiquariato, quelle di Giovanni Bellini e di Mario Ponziani per esempio. Calorosamente incoraggiato da quei maestri, aprì la propria bottega nel 1961.

Nato sul mare, gli mancava il mare e, appena poteva, con una moto si recava al mare, dove l’istinto lo chiamava. Provetto artigiano, desideroso di creare qualcosa di suo che lo legasse ancora di più all’elemento liquido, fece un piccolo motoscafo di mogano e acero, il legno utilizzato per i violini. Il barone Ricasoli, amico di Bailo, rinominò dannunzianamente l’imbarcazione «violino di mare». Il violino fu esposto a una delle mostre dell’artigianato di Firenze.

Durante il giorno Bailo faceva il falegname guadagnandosi da vivere, durante la notte soddisfaceva la sua innata passione, creando uno dopo l’altro oggetti per il mare.La svolta arrivò con l’invenzione (brevettata) dell’Alisub, una sorta di aliante subacqueo capace di fare da 10 a 30 chilometri al giorno trainato anche da un semplice gommone con un motore di pochi cavalli. Esposto alla Mostra dell’Artigianato di Firenze e al Salone Nautico di Genova del 1968, l’Alisub destò ammirazione fra gli addetti ai lavori soprattutto per la cloche dotata di 8 comandi, che fu definita «unica al mondo»: gli occhietti acuti e arguti di Bailo brillano di orgoglio illuminando il viso cotto dal sole, al ricordo degli apprezzamenti e delle lodi di ingegneri e di ammiragli.

Dopo l’esperienza di vari saloni a Genova, Bailo, con la sua creatura, andò anche a Mosca alla mostra della camera di commercio italosovietica, dove questo artigiano espose insieme a ditte come Pirelli, Snia Viscosa, Technisub, Polimare e altre.

Mezzo civile per spedizioni scientifiche, sportive (oggi storiche, tiene a precisare Bailo), il 3 agosto 1969, l’Alisub con a bordo il suo inventore e pilota fece una traversata sottomarina fra Portoferraio e Piombino: 14 miglia a dieci metri di profondità in due ore e mezzo.Nel 1978 l’Alisub veniva impiegato in Grecia per ricerche sottomarine nella zona di Lepanto, teatro della famosa battaglia fra turchi e cristiani.

Nel settembre del 1980 Bailo effettuò una seconda traversata: da Giglio Porto a Porto Santo Stefano in poco meno di tre ore. Durante il tragitto un branco di sgombri a un certo punto lo accompagnò, quasi un drappello d’onore. Ma l’onore gli venne soprattutto dall’amicizia con personaggi come Maiorca, Mayol e Cousteau, oltre che con i migliori sub italiani.

Un’impresa per cui l’Alisub si rese necessario fu la prima esplorazione del relitto della corazzata austriaca Santo Stefano, affondata nel giugno del 1918 dai Mas italiani guidati da Luigi Rizzo nei pressi dell’isola di Premuda, vicino a Zara. Bailo si prestò anche come interprete per la missione effettuata in due tempi nel giugno e settembre del 1990. Ebbe l’onore di depositare sul mare sovrastante il relitto un grosso galleggiante con sopra le bandiere iugoslava, italiana, austriaca, ungherese ed europea. Tutta la spedizione fu ripresa da Rai Uno.

Bailo ha fatto 500 chilometri sotto il mare e non sono pochi. Se gli sponsor fossero stati più disponibili, ne avrebbe fatti anche di più compiendo altre imprese davvero clamorose, come la traversata da Piombino alla Corsica, quella da Livorno a Genova, da Genova a Barcellona nel 1992 per celebrare Colombo, e addirittura il giro d’Italia sotto il mare da Trieste a Savona: solo quest’ultimo sarebbe stato una «gita» di circa 9000 chilometri.

La fama non ha fatto perdere a Bailo la semplicità e la consapevolezza di se stesso. Dice: mi sveglio la mattina e mi domando chi sono. Ancora vivo, sono ricordato in quattro lapidi che ricordano le mie imprese, vanto amicizie profonde in tutti gli ambienti, ho avuto critiche anche negative ma costruttive, lodi e riconoscimenti da tutti. Ma rimango un piccolo artigiano inventore di cose piccole, una persona «semplice, ignorante e povera» che ogni giorno va a bottega nella sua tana da cernia. Vivo a Firenze da 50 anni: amo questa città, ne sono geloso, mi intristisco al pensiero della sua decadenza, della progressiva scomparsa dell’artigianato di qualità. Per il rispetto e l’amore che nutro per Firenze ogni giorno pulisco un pezzo di via Montebello, perché anche pulire, se è fatto con amore e passione, diventa un’arte.