LAURA SALVETTI: Una vita per la danza
DI DONATELLA RIGHINI
Incontrare Laura Salvetti vuol dire ripercorrere una fetta di storia della danza poco conosciuta. Difatti, questa signora elegante e molto dinamica che ci riceve nella sede della scuola di danza da lei diretta, in via Corridoni 92 a Firenze, ha cominciato a danzare in un’epoca importante per la storia fiorentina della danza, e cioè quando il Maggio Musicale aveva istituito da poco una Scuola di ballo, della quale affidò la direzione alla famosa Angela Sartorio, della compagnia tedesca di Joos.
E di quella scuola Laura Salvetti entrò a far parte piccolissima, come ci racconta lei stessa. «Avevo cinque anni e la signora Sartorio mi ammise con grande entusiasmo nella scuola di ballo del Maggio. Con lei studiai e ballai fino al 1939, anno in cui la signora dovette fuggire perché ebrea e quindi soggetta alle persecuzioni scaturite dalle leggi razziali». Oltre alla Sartorio, tuttavia, «veniva a Firenze, un paio di volte l’anno, anche Bianca Gallizia, prima ballerina della Scala, che mi dava lezioni private nella Sala ballo del Teatro Comunale, che le veniva concessa in virtù della sua fama di prima ballerina della Scala». E dopo la scuola del Comunale con la Sartorio e con la Gallizia, la piccola enfant prodige continuò a studiare sotto la guida di Avia De Luca e poi, «quando il Comunale chiuse la scuola perché l’edificio era stato danneggiato dai bombardamenti», sotto quella di Kyra Nijinskij, la figlia del grande Vaslaw, che aprì una sua celebre scuola a Firenze, prima in via de’ Bardi e poi in via Faenza, scuola dalla quale venivano chiamate al Teatro Comunale le ballerine per i vari spettacoli.
E di lei Laura Salvetti ci ha mostrato con orgoglio una foto con una dedica bellissima che le augura di «brillare nel firmamento della danza» come merita. Perché anche la Nijinsij apprezzava molto la Salvetti, che oltre che come prima ballerina stava per emergere anche come coreografa. E la grande occasione fu la Kovancina di Mussorgskij, nel 1948, che la mise in luce anche agli occhi di un altro grande della danza, nientemeno che il coreografo Aurel Milloss, che si ricordò di lei e del suo talento due anni dopo. Nel 1950, infatti, Milloss stava preparando al Comunale il balletto Chout di Prokof’ev, con ballerini francesi e inglesi. «Una delle ballerine però fu da lui protestata», perché, come ci dice la signora Laura, «a quel tempo un artista che non soddisfaceva le richieste artistiche veniva allontanato senza discussioni». E Milloss si rivolse a lei, Laura Salvetti, che in sole ventiquattr’ore dovette imparare una coreografia che gli altri ballerini provavano già da quindici giorni. «Milloss confidò nelle mie doti di giovanissima prima ballerina e coreografa, ma fu una sfida durissima». Della quale, tuttavia, Milloss espresse la propria gratitudine anni dopo, in una lettera molto toccante che la signora Laura ci ha mostrato, e nella quale la ringrazia ancora per «la terribile fatica dello Chout».
Ma la cosa curiosa è che in quel balletto la Salvetti non voleva comparire con il suo vero nome, perché temeva che potesse nuocere alla sua attività di prima ballerina, e, su consiglio delle maestranze del Comunale, fu indicata sul manifesto con il nome di Rosy Tibaud e meno male che Milloss le scrisse la lettera di ringraziamento, che almeno testimonia che Rosy Tibaud era lei!
Ma oltre a studiare danza, a ballare e fare coreografie, c’era anche da andare a scuola… «Certo! Ho fatto il liceo artistico e poi quattro anni di architettura, durante i quali i professori sono stati molto comprensivi, perché mi permettevano di saltare la frequenza di molte lezioni perché sapevano quanto lavoravo in teatro». E di questi suoi studi artistici, che non ha ovviamente terminato, Laura Salvetti ha comunque conservato un aspetto interessante: ama ancora dipingere e, soprattutto fare caricature.
Ma la danza ha sempre occupato il primo posto nella sua vita, anche quando si fece convincere a lasciare la sua attività di danzatrice al Comunale per dedicarsi all’insegnamento. «Fu la marchesa Flavia Farina Cini a suggerirmi di aprire una scuola, e mi mise a disposizione il Teatro della Fiaba in lungarno Acciaiuoli». La sua ultima apparizione in teatro fu nel cartellone del XIV Maggio musicale fiorentino, nel 1951, «quando dice la signora Laura danzai accanto a colleghi del calibro di Xenia Palley, Violette Verdy, Filippo Morucci e Jurek Shabalevski nell’Oberon di Webern in Boboli».
Da allora, dice oggi con rammarico Laura Salvetti, «rinunciai a ballare, perché l’impegno dell’insegnamento non mi lasciava tempo per le prove». E fu così che nel 1957, con atto del ministero della Pubblica istruzione, prese vita la «Scuola di danza Salvetti», la cui prima sede fu piazza Santa Trinita, scuola che comunque le ha dato tante soddisfazioni, come lei stessa ci ricorda.
«Nel 1957-58 la scuola partecipò allo spettacolo televisivo Voci e volti della fortuna, una Canzonissima di allora, dove ogni regione era abbinata a un cantante. La Toscana era abbinata a un certo Mazzocchi, e la mia scuola presentò il balletto I Commedianti dall’opera La sposa venduta di Smetana. Il balletto ebbe un grande successo e andò in finale, sebbene poi la vittoria sia andata alla regione Lazio che era abbinata a Claudio Villa».
Ma le soddisfazioni della scuola sono tante altre. Ci ricorda ancora, la signora Laura, che nel 1967 le sue allieve parteciparono come moretti e marinaretti al Ballo Excelsior di Manzotti-Marenco con il maestro Ugo Dall’Ara. E tanti altri balletti, anche del Comunale, nei quali partecipavano allieve sue. Scorrono i ricordi nella mente di questa donna che ha conosciuto tanti personaggi famosi e importanti per il mondo dello spettacolo.
Uno che le sta tanto a cuore è Eduardo De Filippo. «Con Eduardo ho lavorato nel 1970, curando le coreografie del suo Falstaff al Maggio. Lui stesso, poi, venne a scegliere personalmente alla mia scuola di danza quaranta allieve grandi e piccole per la sua regia. Da allora è nato un rapporto di stima e amicizia con lui e la moglie che è durato per tanti anni».
Anche se la signora Laura ha detto di provare rammarico per aver lasciato l’attività di ballerina per dedicarsi all’insegnamento, la scuola è stata una fucina importante per Firenze: chiedendole di ricordarci qualche allieva diventata famosa, infatti, ci risponde: «Ricordo i primi passi di Cristina Bozzolini, e dicendo questo dico già tanto per la splendida carriera che ha fatto: una vera danzatrice e insegnante. Tante altre sono diventate ballerine del corpo di ballo del Comunale, come Lilli Cecioni, Gianna Corsini, Maria Grazia Lapini, Gabriella Rosati ».
Insomma dalla sua scuola sono passate tante attuali ballerine o insegnanti, che fanno dire che Laura Salvetti ha fatto bene a fondare quella che è ormai la più vecchia scuola di danza di Firenze, che ora è diretta da lei insieme alla figlia, Ilaria Tinacci, emergente coreografa oltre che brava insegnante, che di recente è stata molto apprezzata alla Pergola e a Castiglioncello per i suoi balletti ispirati alle favole di Leonardo Da Vinci, con Fabio Ferrari come voce recitante e nell’esecuzione del ‘Chiare, fresche, dolci group’ da lei diretto.
Sono quasi cinquant’anni di storia dell’insegnamento . «Sì, l’anno prossimo saranno cinquanta, e prevediamo di organizzare una bella festa-spettacolo per ricordarli».
Dal 1957 ha dato vita, con Atto del ministero della pubblica istruzione, alla «Scuola di Danza Salvetti» e ha realizzato coreografie quali Cenerentola, La bella addormentata, Raymonda, Dancing Carousel e Ciao, Josephine, che fu la prima coreografia di grande impegno firmata dalla figlia, Ilaria Tinacci, nel 1991. Molti critici hanno parlato di lei, sia quando era la ballerina prodigio sia di lei coreografa, e anche i balletti realizzati con la scuola le hanno valso critiche di grande apprezzamento di Leonardo Pinzauti, Gianandrea Poesio e di Umberto Benedetto, che ha parlato della sua scuola come «prestigiosa e all’avanguardia da tempo nella danza italiana».