L’angelo di Montecristo
I guardiani dovevano risolvere problemi di sicurezza e ospitalità. Con le tempeste, Bastiana si preoccupava degli amici pescatori e delle loro famiglie. Capiva che bisognava far riparare le barche in qualche cala o caletta in caso di necessità. Si interessava ai pescatori quando erano malati. Parlando con la Regina Elena chiese di costruire, a Cala Maestra, un magazzino per i pescatori. Il magazzino, approntato, fu usato per tenere gli attrezzi da pesca, per riposare e per cucinare. Negli anni successivi Agostino Aprea, Giuseppe e Raffaele Calisi pescarono fra Montecristo e l’Africhella e si fermarono ogni tanto a Montecristo dormendo nel magazzino. Incontrando Bastiana, ripetevano sovente: «Grazie, sei un angelo!».
I guardiani andavano talvolta all’Elba per motivi di salute. La vita procedeva bene, con qualche disagio. Bastiana si impegnava nei vari servizi. Il marito si occupava dei frutteti, del controllo della costa, della … caccia con il Re. Bastiana ha grandi benemerenze per le cure rivolte ai soldati della postazione militare. La chiamavano «l’angelo di Montecristo».
Nel 1946, dopo molte incertezze e nel disagio economico, Bastiana decise di ricominciare, con spirito forte, la vita all’Elba. Dette coraggio a tutta la famiglia. Fece la contadina e si impegnò, con il marito, in piccole attività commerciali. Morì l’8 gennaio 1957. Fu sepolta a S. Ilario. Sulla tomba ogni tanto una mano sconosciuta pone un fiore.
I figli parlano dei loro genitori con amore. Le facce di Elena e Gino sono illuminate. Elena racconta del passato e sente Montecristo nel cuore. Ha avuto momenti difficili. Dopo la morte del marito, vive col fratello, anche lui senza la moglie. Quando è in casa Manuela, la figlia di Elena, la loro vita rifiorisce. Elena continua: «Era il Paradiso Terrestre e amavamo quell’armonia. I miei erano veri montecristini!». E poi: «Ricordo ancora, all’età di dieci anni, le passeggiate con mia madre presso la chiesina di Cala Maestra, ormai distrutta. Risento il sapore di carubbe, gelse e uva fragola. Rivedo le lucertole al sole, i conigli selvatici, i mufloni, il passaggio dei colombi e poi … mia madre che mi guarda dolcemente mentre gioco sulla spiaggia». E infine: «Durante la guerra, a Montecristo, mia madre pensava alla famiglia ma si dedicava anche ad altri. Incontrando i vecchi pescatori ricevo cenni di saluto e poi … un sorriso».
Lascio la casa con il magone. Elena e Gino sono felici. L’immagine di Bastiana è sempre più impressa nella nostra memoria. Cammino nelle vie dove i turisti fanno baldoria. Penso all’isola incantevole, ai profumi selvaggi, ai profondi silenzi, al ritmo delle onde e agli echi lontani. Risuona la voce di Elena: «Era il Paradiso Terrestre».
All’arrivo sull’isola, a Cala Maestra, è possibile vedere l’unica costruzione dell’isola, villa Watson Taylor, dove si trovano praticamente gli unici alberi di tutta l’isola. La fauna dell’isola vede le capre selvatiche come dominatrici incontrastate del territorio: vi sono infatti circa 400-500 capi, originari presumibilmente dell’Asia Minore, portati forse dai Fenici ed ora rinselvatichiti.La loro voracità ha lentamente modificato la macchia mediterranea originariamente presente.
Aperta sul versante nord-occidentale, Cala Maestra, è l’unica insenatura di Montecristo dove l’approdo e l’attracco sono abbastanza agevoli, anche se nel caso di cattivo tempo la pericolosa esposizione ai venti del primo quadrante costringe i pescatori a ridosso del ripido scoglio isolano.Il vallone che vi si affaccia è uno dei più ampi e l’unico spazio dell’isola abitato in permanenza. Vi risiedono i guardiani cui si aggiungono, durante la bella stagione, alcune guardie forestali.
Cala Maestra è dominata, come detto, dalla regolare mole architettonica dell’ex Villa Reale, fatta costruire intorno alla metà dell’800 dall’allora proprietario dell’isola, l’inglese Giorgio Watson Taylor. Da Cala Maestra, di fianco all’eliporto, immediatamente al di sopra del disagevole imbarcadero isolano, si diparte, in direzione nord-nord-est, una ripida e tortuosa mulattiera che in poco più di un’ora di cammino conduce alle rovine dell’antico monastero isolano, posto a 345 metri di quota, nella località chiamata il Convento.
Amministrativamente l’isola fa capo all’Isola d’Elba, da cui dista circa 22 miglia nautiche; per potersi recare a Montecristo, dove vi sono solo due abitanti, è necessario ottenere un’autorizzazione apposita dal Ministero che viene rilasciata principalmente per motivi di studio ad Università o Enti di ricerca.