IRENE RUFFINO: la farmacista dei bambini

La prima cosa che noti è un grande cuore attaccato ad una parete. All’interno tante stelline. «Sono i miei piccoli amici». Così la dottoressa Irene Ruffino descrive i piccoli pazienti con cui ha a che fare. Spesso non in modo «diretto». Ma da lei dipendono la terapia e spesso la vita stessa. Infatti, è la responsabile del Laboratorio Galenico dell’Ospedale di S. Maria Nuova a Firenze. Siamo in pieno centro storico. A pochi metri dal Duomo. E qui la dottoressa prepara farmaci a «dosaggio personalizzato» per tanti bambini e adulti che soffrono di malattie rare o patologie molto gravi. «Loro trasmettono a me l’entusiasmo e l’attaccamento alla vita – sottolinea –, io provo a rendere più leggero il peso della loro malattia». «L’attività di questo laboratorio centralizzato – spiega la dottoressa Ruffino – si concentra sul continuo allestimento di farmaci orfani, farmaci a dosaggio personalizzato, farmaci non reperibili in commercio, prodotti galenici offinali e magistrali per le esigenze di medici e dei reparti ospedalieri di tutta la Asl 10 fiorentina».

Il nuovo laboratorio è stato da poco inaugurato. Ogni stanza un colore. Per distinguere dove si confezionano le capsule da dove vengono preparate le pomate o gli unguenti. Tutto è molto ordinato e curato. E’ la dottoressa stessa che ne ha curato, in ogni minimo particolare, l’allestimento. La stessa cura e la stessa passione con la quale pensa ai suoi pazienti quando prepara i farmaci, spesso “salvavita”. «Gran parte dei farmaci orfani e a dosaggio personalizzato – spiega –  sono destinati a piccoli pazienti pediatrici, operando con estrema attenzione e amore, pensando a formulazioni sempre innovative. Anche la scelta degli eccipienti è importanti. Adesso, dopo due anni di studio, ne stiamo usando uno totalmente inerte e senza allergeni». Gli si illuminano i profondi occhi neri quando parla dei suoi piccoli. Un colore diverso, un’etichetta più vivace – magari con l’immagine di un personaggio dei cartoni – può rendere l’esperienza dell’assunzione di un farmaco (da assumere spesso più di una volta al giorno) meno spiacevole e più sicura. «Per esempio – continua – scegliere colori diversi e invitanti delle capsule non è un capriccio o una fissazione estetica ma è un modo per limitare l’errore di somministrazione e per invogliare i piccoli pazienti ad assumerla».

La dottoressa sta pensando anche ad un’altra iniziativa per invogliare i piccoli pazienti ad assumere le piccole capsule ingoiandole da soli – invece di scioglierne il contenuto – per renderli più autonomi. Un regalo e un premio: l’«openday» del laboratorio per far vivere ai bambini l’emozione di essere loro stessi per un giorno farmacisti. È evidente che i pazienti e i loro genitori sono considerati davvero amici. La dottoressa è infatti sempre disponibile a parlare con i parenti e i piccoli: spesso, soprattutto i genitori, si trovano in situazione di difficoltà, anche psicologica. Lei non fa mai mancare un consiglio, una parola buona di speranza e di condivisione.

Il lato umano e l’aspetto professionale convivono in modo armonico nella sua vita. «L’attività del laboratorio – osserva – è anche molto altro. Incontri programmati con i pazienti e i medici delle malattie rare, incontri per discutere e mettere a confronto le conoscenze diverse per la risoluzione di una qualsiasi esigenza o problematica clinica, creando un vero e proprio Centro di formazione specialistica». E poi c’è la collaborazione con l’università: il laboratorio è «un punto di forza per il tirocinio pre e post laurea, non solo come obiettivo di formazione ma soprattutto per insegnare agli studenti e agli specializzandi ad affrontare tutte le tematiche del mondo della farmacia, stimolandoli ad inserire innovazioni e idee nuove in una attività che ha radici antiche». L’obiettivo per il futuro è quello di aumentare la produzione per i reparti della Asl 10 e espandersi con convenzioni ad altri enti ospedalieri, oltre l’area fiorentina.

Ma com’è nata questa passione che poi è diventata lavoro? Affonda le radici nei sogni di una bambina. «Nella casa di famiglia – racconta – avevo un giardino immenso pieno di ogni varietà di piante e, da bambina, trascorrevo molto tempo osservando tutta quella varietà botanica. Raccoglievo foglie, fiori e bacche. Li pestavo nel mortaio, aggiungevo dell’acqua e ordinatamente li riponevo nella cantina per diversi giorni per farli macerare. Imitavo con la mia fantasia mia madre che preparava conserve e marmellate. Alla fine cercavo di somministrare le mie poltiglie alle sventurate sorelle, decantando proprietà magiche delle mie medicine». Caratteristiche che non ha perduto nel corso degli anni. «Il mio percorso lavorativo all’interno dell’azienda – sottolinea – nonostante le difficoltà incontrate è sempre stato caratterizzato dalla mia tenacia e voglia di fare. Non dimenticando la fiducia che ho sempre riposto nei colleghi e superiori».

Recentemente la dottoressa Ruffino ha anche realizzato un sogno: scrivere un libro su come si è evoluta l’attività galenica della farmacia di S. Maria Nuova nei secoli: «Era un’idea che avevo in mente da tempo. La farmacia ha radici remote, strettamente collegate all’ospedale, fondato nel 1288, cui era annessa come spezieria». Qui si preparavano i rimedi prescritti durante le visite mediche e venivano formati i giovani allievi «tra bricchi e bacchette di vetro».  «Oggi come allora – continua – l’attività della farmacia di S. Maria Nuova continua a soddisfare con “fornelli sempre in funzione” tutte le varie esigenze di medici e pazienti». La dottoressa Ruffino è davvero una donna dalle mille risorse: quando si toglie il camice da farmacista è moglie e madre di due figli: «Questo è un altro impegno notevole. Ma con l’amore e l’armonia familiare posso dire che non è una fatica ma anzi un piacere». Infine, è anche attrice. «Da qualche anno – racconta – faccio anche parte di una compagnia teatrale aziendale».

È arrivato il momento di salutarci. Uscendo l’occhio cade di nuovo su quel grande cuore attaccato nel laboratorio. Le stelle con sopra scritti i nomi rappresentano, come detto, i pazienti: le celesti i bambini, le rosa le bambine, le verdi gli adulti. Poi ce ne sono due bianche. «Quelle – conclude la dottoressa Ruffino – erano due piccoli pazienti. Adesso sono due angioletti».

Dagli speziali del trecento alle malattie rareLa storia della Farmacia di S. Maria Nuova a Firenze è strettamente collegata a quella dell’Ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, cui era annessa come Spezieria. Qui svolgeva la sua opera uno Speziale, ufficialmente inserito nell’organico ospedaliero, con il compito di preparare i rimedi prescritti durante le visite mediche e occuparsi della formazione professionale dei giovani allievi. È quanto si deduce dalla lapide del 1774 ancora oggi affissa nei locali della farmacia, dove si legge: «Affinché i giovani facendo qui pratica impareranno i primi elementi dell’arte insigne, per trarne profitto ed evitare gli errori del popolo». I medicamenti venivano preparati con le erbe officinali coltivate prima nel Giardino dei Semplici di via Sant’Egidio (oggi non più esistente) e poi nell’Orto dei Semplici di San Marco (attuale Orto Botanico).

Vista l’importanza di questa attività nell’ambito del sistema sanitario, nel 2011, è sorto un nuovo laboratorio centralizzato predisposto a «servire» gli ospedali dell’azienda sanitaria 10 di Firenze. Per questo la dottoressa Ruffino vuole ringraziare «la direzione sanitaria aziendale, la direzione sanitaria di presidio, il dipartimento del farmaco azienda sanitaria 10 firenze che hanno reso possibile tutto ciò». Il «logo» ufficiale del laboratorio è l’immagine dei Santi Cosma e Damiano, patroni della famiglia Medici.

«In particolar modo – spiega la dottoressa Ruffino – la Farmacia di S. Maria Nuova riesce a soddisfare qualsiasi esigenza terapeutica per il settore dermatologico e per i reparti di algologia, infettivologia, odontoiatria, oncologia, pediatria, reumatologia e molto altri fino ad essere divenuta il Centro di produzione galenica per buona parte di Firenze e non solo. Laddove il paziente non può essere trattato farmacologicamente, le preparazioni galeniche preparate a vari dosaggi secondo le indicazioni del medico, soddisfano le esigenze terapeutiche – con particolare riguardo alle malattie rare che sono in continuo aumento – grazie alle nuovo acquisizioni della ricerca medico-scientifica». «Formulazioni introdotte negli ultimi anni – continua – e indicate come neogalenici consentono un notevole passo avanti, vantaggi rispetto alla galenica tradizionale, perché rappresentano un migliore approccio terapeutico al trattamento del paziente dermatologico».