GIORGIO CRISTALLINI: Gli ottant’anni di soddisfazioni di un piccolo gran… pendolare

di Antonio Lovascio

Se vuoi provocarlo, gli devi dire: «La tua Carrara è famosa nel mondo per il marmo, per Gigi Buffon e… per Giorgio Cristallini». Modesto com’è, ti fulmina con gli occhi. Non risponde all’iperbole. Ma per lui parla un curriculum-top, fuori dalla norma per un pensionato che il 7 luglio compie 80 anni. Portati bene, nonostante le tensioni e le fatiche di una vita da pendolare sulla rotta ferroviaria per Firenze, controbilanciate dall’amore e dalle premure della moglie Littoria, sposata nel 1967, e di una figlia (medico a soli 24 anni) che a sua volta ha reso Giorgio nonno felice dell’adorata Giulia.

Pubblicista dal 1966, nel 2007 è stato premiato a Firenze per i 40 anni di iscrizione all’Ordine dei giornalisti. Ma alle tante onorificenze ha aggiunto altri significativi riconoscimenti professionali, suggello di una lunga e intensissima attività di operatore dell’informazione e di scrittore. Ha spaziato, senza titubanze e complessi, dalla politica, alla cronaca, allo sport, alla cultura: più che meritati, quindi, la «Gerla d’oro» della Fondazione «Città del libro» di Pontremoli e il premio nazionale di «addetto stampa» per l’impegno profuso dal 1971 al 1997 all’Agenzia del Consiglio regionale della Toscana. Anni in cui ha collaborato anche ad Avvenire.

In pratica Giorgio è giornalista da sempre. Dai tempi in cui frequentava il Liceo scientifico. Scrisse i primi articoli per Il Telegrafo e Il Tirreno, incoraggiato da un «maestro» come il professor Eugenio Enrile, prima di approdare al Giornale del Mattino («Dove curavo – ricorda – un’intera pagina»). Chiuso il quotidiano fondato da La Pira e Bernabei si occupò dell’edizione lunigianese della Gazzetta di Parma. Poi nel 1971 il grande salto a Firenze, al Consiglio regionale. Erano appena nate le Regioni, dopo un lacerante scontro politico sulle riforme istituzionali. Ancora oggi Cristallini ricorda con commozione i sei lustri passati al fianco dei «suoi» presidenti: Elio Gabbuggiani, Loretta Montemaggi (la prima donna in Italia a ricoprire tale carica), Giacomo Maccheroni, Enzo Pezzati e Angelo Passaleva. E conserva tanta ammirazione per altri politici che in Consiglio si confrontarono – anche duramente ! – nel dibattito sullo Statuto e nell’importante fase Costituente. Uno ad uno snocciola i loro nomi, come la corona di un rosario: «E difficile dimenticare – mi confida – i vari Butini, Lagorio, Pollini, Balestracci, Stanghellini, Matulli, Bisagno, Rogari, Lusvardi, Barzanti e Andreoni. Il ruolo dell’Ufficio stampa era essenziale. Bisognava far conoscere all’esterno tutto il lavoro dell’Assemblea, che tra l’altro era chiamata a passare attentamente al vaglio tutte le delibere della Giunta. Dovevamo quindi servire a puntino i cronisti accreditati a Palazzo Panciatichi (Dante Nocentini, Piero Nacci, Pierandrea Vanni, Giovanni Morandi, Mario Lancisi, Renzo Ricchi, Pippo Calamai, Rolando Nutini) per avere la certezza che le notizie uscissero nelle pagine dei quotidiani…».

Povero Cristallini! Mi sembra di rivederlo far fronte all’assedio degli amici della carta stampata e delle tv, con affetto e spirito di collaborazione. Momenti storici, efficacemente sottolineati quando è andato in pensione (agosto 1997) in una calorosa lettera inviatagli da Gabbuggiani, che ancora di più oggi suona come il miglior encomio: «Carissimo Giorgio – scriveva il primo presidente – ho sempre la sua immagine di quando, quasi di corsa, si spostava tra gli uffici, in un costante rapporto con i suoi colleghi, con l’amministrazione, con i consiglieri regionali, al servizio delle Istituzioni». Scattante come un grillo e pieno di energie, nonostante le «levatacce» quotidiane. «Mi alzavo alle 4 di mattina – racconta – per essere puntuale in ufficio a Firenze: dovevo preparare la rassegna stampa. Ogni giorno in treno mi sorbivo 262 chilometri: in 27 anni ho raggiunto la bellezza di tre milioni di chilometri. Mica uno scherzo! Quanti reclami ho presentato alle Fs di Pisa, per i continui ritardi, le mancate coincidenze, gli incidenti sulla linea».

Viaggiando ha conosciuto tante persone, semplici e dotte; ha coltivato il suo hobby di collezionista di francobolli. Ha dedicato i «tempi morti» delle sue giornate a un’altra grande «istituzione», il Premio Bancarella. L’ha visto crescere e, occupandosi dell’ufficio stampa, ha contribuito con le sue intuizioni ad ampliarne gli orizzonti. Ecco perché da 20 anni Cristallini fa parte del consiglio di amministrazione della Fondazione, prima sotto la presidenza di Luigi Serni, quindi di Alberto Del Nero, Nello Balestracci e adesso di Giuseppe Benelli. «Nei primi anni – rammentiamo insieme – spiccavano le figure del presidente Mario Mengoli e del segretario Renzo Tolozzi. Quanti ricordi! Partendo dalle conferenze stampa a Pontremoli, presenti tanti amici giornalisti fiorentini; per finire alle simpatiche e allegre serate – appena proclamato il vincitore del Premio letterario – trascorse a Mulazzo e Montereggio, il paese dove ogni strada è intitolata ad editori e librai. Era un piacere incontrare i Tarantola (che hanno le più belle librerie in tutta la Penisola), o bancarellai come i Bertoni, Lazzarelli, Rimondi, Giovannacci. Scambiare con loro giudizi sui romanzi che ogni anno “invadono” il mercato».

Questi appuntamenti estivi hanno permesso a Giorgio Cristallini di familiarizzare con molti scrittori finalisti del «Bancarella» e delle altre tre sezioni: Sport, Cucina e «Bancarellino». «Di tutti conservo libri con dedica o autografo: da Andreotti a Montanelli, Brera, Buzzati, Biagi, Zavoli, Camilleri, Oriana Fallaci, De Crescenzo, Sregal, Levy, Spinosa, Andrea Vitali, che sarà il presidente della 58ª rassegna». Un pronostico? Quale libro sceglieranno i librai di tutta Italia il 19 luglio? «Come sempre bisognerà attendere lo spoglio delle ultime schede. Sarà una bella volata tra i “magnifici sei” usciti dalla selezione: Federico Bosco, Bill James, Vauro Senesi, Mimmo Cangemi, Rosa Mogliasso». Lo sprint porta il discorso sulla sezione sportiva. Ora Giorgio ne è il segretario: «Mi sono affezionato pure a questo premio: mi ha permesso di avvicinare grandi campioni come Boniperti, Rivera, Mazzola, Pozzo, Bartali, Binda, Girardengo, Gimondi, i fratelli Abbagnale, Lea Pericoli, Berruti, Loi, Mazzinghi, e cantori di storie, di personaggi ed esaltanti imprese agonistiche come Cannavò, Vergani e Ormezzano». Un onore, per Cristallini, come il far parte da 25 anni della Giuria del premio letterario Coni presieduta da Walter Pedullà.

Quel miracolo ai campi estivi dell’Ac a PuntatoNon c’è stato e non c’è solo giornalismo nella vita di Giorgio Cristallini. C’è pure la nitida, palpabile impronta di una testimonianza cristiana generosa e coerente, non meno importante della preziosa collaborazione che da mezzo secolo assicura al settimanale «Vita Apuana». Gli brillano gli occhi quando racconta come mosse i primi passi nell’Azione Cattolica del Duomo di Carrara. «Divenni presto delegato aspiranti. Mi ero affezionato ai tanti ragazzi che avevo fatto iscrivere – oltre ottanta – più della metà dei tesserabili nella parrocchia. Tra l’altro ero riuscito a far acquistare ad ognuno “Il Vittorioso”. Ogni settimana ne distribuivo una cinquantina».

Dalla stampa cattolica all’organizzazione dei campi estivi dell’Ac sulle Apuane. «Per tre estati sono stato all’alpeggio di Puntato, con gli assistenti don Giacomo Franchi e Giuseppe Benassi. Erano giorni intensi: permettevano di rinsaldare amicizie, farne di nuove tra i giovani che dedicavano più momenti alla loro preparazione spirituale. Il terzo anno, uno dei ragazzi (Paolo Pieroni) giocando con i compagni scivolò sul muschio. Dopo un volo di 10 metri, riportò la frattura della base cranica. Rimase privo di conoscenza per un paio di giorni all’ospedale di Lucca. Penso che la sua guarigione sia dovuta ad un vero miracolo. Sotto il guanciale del ragazzo, trovai un santino di San Paolo. Quando entrò il frate cappuccino per recitare le preghiere della sera, Paolo si alzò e si mise a sedere. Si fece il segno della croce, si addormentò per risvegliarsi al mattino seguente riconoscendo e parlando con tutti quelli che erano intorno al suo letto. Per tutti i venti giorni in cui fu ricoverato, rimasi con lui».

Una storia, questa, che ha lasciato il segno in Cristallini. E non solo in lui: «Ancora oggi– commenta – quando a Carrara incontro alcuni giovani, ora padri di famiglia, mi ricordano con gioia quelle giornate trascorse nel cuore delle Apuane, sulle quali tutti vorrebbero ritornare insieme a me. Chissà che questo desiderio non si avveri presto!». Giorgio ci ha fatto così scoprire anche la sua sensibilità di educatore. Che lo ha portato a seguire, per tanti anni, le finali nazionali dei Giochi della gioventù, promossi dal Coni, per essere vicino ai ragazzi e parlare delle loro imprese nei servizi che ogni giorno trasmetteva a “La Nazione”, ad “Avvenire”, alla “Gazzetta di Parma” ed al “Messaggero”.