GAETANO GIANI LUPORINI: Tra colori, musica e poesia

DI DONATELLA RIGHINIE’ in occasione del suo settantesimo compleanno che abbiamo parlato con Gaetano Giani Luporini, artista lucchese noto soprattutto come compositore, ma, in realtà, anche pittore e poeta. Come dice lui stesso, è cresciuto in una famiglia di artisti: il nonno era un compositore famoso (Gaetano Luporini), la mamma suonava il pianoforte e dipingeva, il fratello studiava pianoforte… insomma il piccolo Gaetano ha respirato un’aria che lo ha quasi predestinato. Ma il primo amore artistico non lo ha avuto con la musica, bensì con la pittura. Anzi, in famiglia sembrava che fosse il fratello quello destinato alla carriera musicale. «Aveva un orecchio musicale eccezionale e il nonno lo chiamava “il piccolo Beethoven”. Peccato che invece non abbia continuato» ci dice Giani Luporini, che mantiene il cognome del nonno da parte di madre. Così è stato lui a continuare la tradizione di famiglia, grazie alla mamma che lo ha molto incoraggiato a studiare musica oltre che a dipingere.

Per circa trent’anni ha svolto parallelamente l’attività di pittore e quella di musicista. «In questi anni ho avuto tante soddisfazioni. Ho esposto in Italia e all’estero e ho avuto anche premi in concorsi di pittura estemporanea». Suggestionato prima dai Macchiaioli, poi, ci dice, «da esperienze astratte, materiche e dagli espressionisti», Giani Luporini ha scelto a un certo punto di dedicarsi solo alla musica, e lo ha fatto con grande impegno, sia come compositore che come docente, negli anni in cui ha insegnato Armonia e Contrappunto al Conservatorio «Cherubini» di Firenze, quello stesso istituto che lo aveva visto studente di composizione con il grande Roberto Lupi. E sempre per la musica ha avuto la soddisfazione di un altro grande ritorno, a Lucca, la sua città: ha diretto l’Istituto musicale «Boccherini» per ben diciassette anni, dal 1986 al 2003.

«Apparentemente la musica ha prevalso sulla pittura – precisa il compositore – ma le mie esigenze espressive si sono orientate anche nella poesia: da quando ho lasciato la pittura ho scritto circa trecento poesie». Anche poeta, dunque, e non per passatempo: sono state pubblicate tante sue raccolte, di cui ricordiamo «Terra e sorrisi», «Le pietre e la sua veglia», «Tempo di sosta», «12 lapidi per la terra» e «13 colloqui virtuali con l’angelo».

Quindi si può dire che in Luporini convivono tre forme di espressione artistica. Non solo. Il forte legame fra le tre forme d’arte praticate da Giani Luporini ci fa pensare che siano alla base del suo stile compositivo, una musica che lui stesso dice «contiene una spazialità gestuale». Ce lo conferma affermando: «Sono molto immaginifico e questa immagine concentrata si “scarica” musicalmente in maniera gestuale, drammatica, da teatro».

E allora sorge spontaneo chiedergli di raccontarci un’altra parte importante della sua carriera fortemente legata al teatro: la collaborazione con Carmelo Bene.

«Fu il maestro Piero Bellugi a presentarmi Carmelo Bene, che stava cercando un compositore per le musiche per il suo Majakovskij. Composi un enorme lavoro e glielo portai a Roma durante le prove. Lui lo guardò e mi disse: “E che hai scritto, il Tristano (opera di Richard Wagner con molti strumenti e scrittura musicale molto ricca, quindi di grande volume sonoro, ndr)? E con tutti questi strumenti la mia voce chi la sente?”. Allora io scarnificai l’organico strumentale e da allora ho capito come dovevo lavorare con lui, che non voleva una musica che fosse “colonna sonora”, ma una musica che interagisse con l’uso della voce, nel modo che solo lui sapeva realizzare. Abbiamo collaborato per Pinocchio, Hoelderlin-Leopardi, Adelchi e poi, dopo alcuni anni di pausa, nella Figlia di Iorio tratta da D’Annunzio e nel Coro di morti di Leopardi».

Nonostante la «gestualità drammaturgica» insita nella sua musica, di opere vere e proprie, tuttavia, Giani Luporini ne ha scritte poche: Elegos, nel 1978, su libretto di Giovanna Morelli, Il Sosia (1980) su libretto di Cesare Orselli (storico della musica e docente fiorentino) e l’Orchestra Doremì, del 1982, che più che un’opera l’autore definisce «concerto a sorpresa, dedicato ai bambini, su teso di Giovanna Morelli», spettacolo, quest’ultimo, che venne eseguito al Teatro Comunale nel Maggio del 1983.

Il Teatro Comunale di Firenze ha fatto eseguire altre composizioni di Giani Luporini: la prima, nel 1971, fu I dialoghi del Verbo, e la più recente il Concerto per flauto e orchestra del 1997. Ma anche altre istituzioni cittadine, come il Musicus Concentus, o, ancora prima, «Vita musicale contemporanea» (associazione attiva negli anni Sessanta), il Gamo (Gruppo aperto musica oggi) e il Conservatorio hanno inserito nei loro cartelloni musiche sue.

Certo Firenze per molti anni è stata una città «molto vivace, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, poi è andata in declino e non solo nella musica, che oltretutto è, fra le arti, quella che a Firenze si è sempre coltivata meno. Firenze è una città più versata per la letteratura e le arti visive. Lucca, invece, è la città più musicale che ci sia, che ha dato al mondo tanti compositori: basti citare Gemignani, Boccherini, Catalani, Puccini, mio nonno e ora, indegnamente, anche me».

Giani Luporini, comunque, non è stato eseguito solo a Firenze, ma in tante altre città d’Italia e anche all’estero: la musica toscana è stata portata, tramite lui, nel mondo.

Ed è ancora un ambasciatore della musica molto attivo, per il quale ogni composizione «è sempre la più bella, la più matura, dopo la quale continua il percorso di riflessione interno, di raffinamento per i lavori successivi».Giani Luporini non è etichettabile in nessuna scuola compositiva, e lui stesso ci tiene a sottolineare di «aver “annusato” un po’ tutte le scuole senza mai però aggregarsi a nessuna corrente né ideologica, né intellettuale».

Proprio per questo, dunque, quando, nel congedarci da lui, gli chiediamo che consigli potrebbe dare a un giovane aspirante compositore, dice: «non saprei. Ci sono troppe contaminazioni nella musica, oggi. Ognuno deve seguire la sua natura e scegliere la strada che preferisce».

La schedaGaetano Giani Luporini nasce a Lucca nel 1936, città dove inizia lo studio del violino per alcuni anni. Poco dopo si iscrive a Firenze al Conservatorio «Cherubini», e lì si diploma in composizione sotto la guida di Roberto Lupi. Inizia presto una brillante carriera come compositore di musica da camera, sinfonica e corale, eseguita nelle più importanti città e presso Enti radiofonici italiani e stranieri. Nel 1966 ha ottenuto una prestigiosa segnalazione al Concorso internazionale di Colonia con Musica per quartetto d’archi, nel 1972 a quello della Società internazionale di musica contemporanea con I dialoghi del Verbo, e nello stesso anno anche quello per compositori bandito dall’Ente autonomo Teatro Comunale di Firenze. Ha avuto poi altre segnalazioni in concorsi, vinto primi premi (come al Quinto Concorso dell’Angelicum di Milano nel 1977).

Ma parallelamente all’attività di compositore ha portato avanti a lungo quella di docente di Armonia e Contrappunto al «Cherubini» (dove è diventato anche membro dell’Accademia nazionale Cherubini), che gli ha fornito il materiale per scrivere Geometrie e inversioni contrappuntistiche.

Dal 1986 ha assunto un altro importante incarico: quello di direttore dell’Istituto «Boccherini» di Lucca, che ha lasciato nell’ottobre 2003. Fra le sue numerose opere ricordiamo: I Misteri corali per coro misto e voce recitante (1968), I Dialoghi del Verbo, per coro, soprano, baritono, voce recitante e orchestra (1971), Metamorfosi per violoncello e strumenti vari (1973), Degli Angeli, per otto voci soliste e undici archi (1973), Concerto per pianoforte e orchestra (1979), Galgenlieder, balletto per otto voci e strumenti vari (1978). Le opere Elegos, monodramma per baritono e clarinetto, pianoforte e percussioni (1978), Il Sosia, opera in due atti (1980) L’orchestra Doremì, concerto a sorpresa dedicato ai bambini (1982) e Da capo, opera buffa in un atto (1987). Le musiche di scena per Carmelo Bene: Majakovskij (1980), Pinocchio (1981), Hölderlin-Leopardi (1982), Adelchi (1984), La figlia di Jorio da D’Annunzio e Coro di morti da Leopardi (1997).

Sempre in ambito drammaturgico si collocano Pantomima per due voci e strumenti (1983), Scena di una seduzione per un teatro immaginario per soprano e strumenti (1988). E ancora tanti brani di musica da camera, genere al quale appartiene anche l’ultima composizione, Novelletta per violino e pianoforte, del 2003.