FRANCESCA PETRIZZO: La giovane scrittrice ispirata da Omero
di Francesco Giannoni
Da alcuni anni assistiamo a una fioritura di scrittori giovani e giovanissimi. Fra loro, in evidenza, Francesca Petrizzo. La incontriamo in un caffè di Empoli, città dov’è nata nel 1990. Una cascata di riccioli castani, parla velocissima (forse per timidezza) e gesticola molto (chissà cosa dicono a Oxford, dove studia storia). Usa un linguaggio molto «giovane».
Il suo libro d’esordio è Memorie di una cagna, sorta di autobiografia di Elena di Troia, edito nel 2010 da Frassinelli, e già tradotto in più lingue.
A chi pensa «tanto gliel’hanno scritto», Francesca replica con varie argomentazioni: se da una parte certi editori pubblicano i giovani solo per motivi pubblicitari, su quelli che valgono, le case editrici scommettono seriamente, affidandoli ai loro editor.
Questa è una figura fondamentale per un giovane (ma anche nomi affermati se ne avvalgono). È sbagliata l’idea che l’editor scriva il libro al posto dell’autore; semplicemente, manoscritto alla mano, dà suggerimenti e indicazioni che lo scrittore segue criticamente. Inoltre, riduce i tempi.
Conclude Francesca: «Lavorando con l’editor, un ventenne impara molto di più che scrivendo 30 libri da solo». Se c’è fiducia fra editor e autore, può nascere un saldo legame, ovviamente incoraggiato dalla casa editrice.
Secondo Francesca, inoltre, gli strumenti odierni, internet in testa, danno ai giovani possibilità sconosciute alle precedenti generazioni: «Pubblicare sui blog i propri lavori, avere immediatamente conferme positive, confrontarsi in tempo reale con colleghi, critici e lettori, potendo subito migliorarsi, conferisce un’autostima e una sicurezza, fondamentali per lo scrittore o aspirante tale».
Parliamo del suo libro. Le chiediamo perché ha scelto Elena: «Sono cresciuta leggendo i classici, prima in versione adattata quando ero più giovane, poi nelle traduzioni integrali. Inoltre ho frequentato il liceo classico, scuola da me desiderata. Mi sono quindi formata con questo immaginario legato al mondo greco e ai suoi personaggi».
Elena era bellissima. Secondo Francesca, forse proprio per questo è stata maltrattata. Nel mondo classico ci sono personaggi femminili eroici, grandiosi (Clitemnestra e Medea, per esempio), cui sono state dedicate opere sublimi.
Elena, no: è ignorata, o è vista solo come una sorta di «vuota superficie riflettente». Euripide scrive che quella giunta a Troia non era neanche Elena, ma solo un suo eidolon, un suo simulacro. Per Francesca è il giudizio più sprezzante che si possa dare di Elena: solo una sagoma di legno, e non una donna di carne.
Per questo, «ho voluto scrivere Memorie di una cagna: per cercare di dare una voce a Elena, e per ridarle il diritto delle sue scelte; non per difenderla, non è un personaggio positivo».
Insieme a lei, altre donne: Leda (la madre), Clitemnestra (la sorella), Callira (la schiava-amica-confidente), Andromaca (la cognata) e Cassandra (l’altra cognata, «un mio grande amore»). Il romanzo sembra privilegiare il lato femminile. Non che Francesca non fosse «interessata agli eroi maschili; ma scegliendo il punto di vista di Elena, ha parlato del mondo muliebre, limitando il resto: per esempio, nel libro ci sono poche descrizioni di battaglie, solo quelle cui assiste Elena».
Rispetto all’Iliade ci sono altre «infedeltà». D’altra parte Francesca non intendeva riscrivere Omero («non lo si fa, non lo si può fare, non si può ambire a farlo»). Narrando la storia a modo suo, ha seguito una linea ben precisa, più attinente alla probabile realtà.
Ecco il «saggio» Priamo che guarda con occhi lascivi alcune ballerine della Battriana, oltre alla nuora; (comunque Omero stesso narra delle 100 figlie e dei 50 figli nati dai regali lombi del buon re, che doveva avere altri interessi, oltre allo Stato). Il «prode» Menelao, a sua volta, è un uomo debole, schiacciato dall’ingombrante ombra del fratello Agamennone.
Per Francesca, un’altra coppia interessante è quella delle due sorelle, Clitemnestra ed Elena: come saranno state l’una per l’altra? Cosa avrà provato la seconda, per quanto bellissima, a essere sorella minore di Clitemnestra, donna forte, potente, così fuori dagli schemi di allora?
A proposito di infedeltà verso l’Iliade, parliamo di Troy, il kolossal del 2004. Francesca ama il cinema. Attese con impazienza l’uscita del film; trascinò tutta la famiglia a vederlo. Secondo lei, da una parte sono innegabili le imprecisioni, anche imbarazzanti (Achille con l’armatura da supereroe, i Troiani con le toghe), o i dialoghi ridicoli (accortosi di avere ucciso Patroclo e non Achille, Ettore-John Wayne, sentenzia «per oggi, basta così», e Ulisse annuisce a testa bassa). Però, il film coglie in molti passaggi lo spirito dell’Iliade, e alcuni rapporti sono messi bene in luce, come quello fra Ettore e Andromaca.
Nel poema (e nel film), violenza e sangue convivono con la poesia («leggendo l’Iliade, sembra di vedere uno splatter, un film di Tarantino»). Ed entrambi (poema e film) hanno la stessa funzione spettacolare: «per l’audience greca l’Iliade svolge il ruolo che per noi ha un blockbuster».
Se, oltre al cinema, Francesca ama anche la musica («basta sia bella: dalla grunge a Beethoven, nel mio mp3 c’è di tutto»), «la» passione è la scrittura. Le prime prove risalgono a quando era bambina: scriveva storie, arricchite da disegnini, con i personaggi dei cartoni animati, «una sorta di fanfiction». A 12 anni, il primo racconto, Una vita perfetta, una specie di giallo (genere mai più affrontato). Anche Memorie di una cagna iniziò come racconto, «poi mi sono trovata a scrivere, scrivere, scrivere».
Il nuovo sistema di editoria «in teoria è una buona idea. In pratica io adoro i libri di carta. Li annuso anche; hanno un odore diverso a seconda dei paesi: in Italia, per il clima asciutto, i libri invecchiano bene, e hanno uno squisito profumo di zucchero bruciato».
Apri un libro antico della biblioteca di Oxford, e vedi tutte le sottolineature e gli appunti di generazioni di studenti; impossibile farlo sugli e-book.
Che sicuramente hanno lati positivi. Pensiamo a un archeologo nel deserto: senza portarsi dietro un’intera biblioteca, con il kindle è a posto.
«Sono andata in vacanza con un amico: io con uno zaino solo per i libri, lui con il kindle in tasca. Ho provato a leggere sul kindle: non affatica gli occhi ed è leggerissimo; ma c’è poco da fare, il libro è altro».
L’e-book è ecologico, mentre è alto il costo che i libri richiedono all’ambiente; ma con la carta riciclata e con inchiostri speciali i danni sarebbero limitati.
È difficile dire se l’e-book sarà il futuro. Ci sono cose che in passato sono state considerate il futuro, ma sono scomparse dalla scena; altre, su cui nessuno aveva scommesso, vivono con noi. Ci sono sopravvivenze inaspettate: tutti scattano foto digitali, ma i grandi fotografi proseguono con il sistema analogico.
L’e-book è tecnologia utile, anche solo per la conservazione e la divulgazione dei libri. «Nel Progetto Gutenberg, il primo testo scannerizzato è stata la Bibbia di Gutenberg. Bello averne una indistruttibile. Ma a Oxford, in una mostra di libri cartacei, mi sono incantata davanti a una Bibbia di Gutenberg; c’è poco da fare è diverso. Secondo me, il libro, quello vero, resisterà».