DUCCIO PRUSSI: Ecco lo chef a domicilio
di Sara D’Oriano
Tenace, curioso, socievole, appassionato. Per Duccio Prussi i fornelli non sono un lavoro, ma una passione, una filosofia che coinvolge ogni senso e ogni minuto della sua vita. «Molti fanno da mangiare, ma solo pochi fanno cucina», ripete più volte, mentre lo sguardo è come se parlasse dell’oggetto di un grande amore.
«Penso che sia importante alzarsi la mattina felice di andare al lavoro, soddisfatti per ciò che si è scelto di fare della nostra vita». 33 anni e un cappello da chef saldamente piazzato sulla testa. Un cuoco a domicilio. Ecco cosa Duccio Prussi ha scelto di diventare «da grande». Senza ripensamenti.
«Fin da giovane mi piaceva trascorrere il mio tempo in cucina a preparare le cose più diverse, spesso frutto di idee mie. Magari uscivo con gli amici nel fine settimana e quando tornavo a casa la notte, invece di mettermi a letto, andavo in cucina a realizzare un’idea che nel frattempo mi era venuta in mente».
Una passione coltivata con la scuola ma soprattutto grazie alla sua innata curiosità: «Il mio lavoro non finisce in cucina, ma continua anche al di fuori di essa. Io lavoro anche in vacanza e nei miei momenti di svago mi piace girare per cantine e ristoranti dove trarre ispirazione o nuovi ingredienti per le mie creazioni. Per fare certi lavori conta la passione. È quella che muove tutto il resto e per me significa aggiornamento costante, alla ricerca delle novità da proporre ai miei clienti». Una curiosità che lo ha spinto, a 23 anni, ad appassionarsi anche al vino, divenendo sommelier: «Ricordo che ero a Montalcino e nacque in me il desiderio di scoprire le cantine di questa terra meravigliosa. Il vino mi affascina, mi affascina scoprire come nasce, distinguerne i sapori, per poi abbinarlo al meglio con i miei piatti. Da qui è nata l’idea di seguire tre corsi di sommelier che mi hanno permesso di approfondire anche questo aspetto non trascurabile del mio lavoro».
Un lavoro iniziato nel catering, nelle cucine di alberghi e ristoranti. «Non mi sentivo a mio agio perché mi mancava molto il contatto diretto con i clienti. Ero costantemente in cucina a preparar menu che non variavano mai. La mia creatività non aveva spazio: a un certo punto mi sono detto che dovevo cambiare, e il mio profondissimo desiderio di indipendenza mi ha spinto a mettermi in proprio». Così da due anni Duccio è diventato chef a domicilio: «Aprire un ristorante è un sacrificio importante che si può compiere solo avendo accanto persone che condividono la tua stessa passione. Ho scelto allora di fare lo chef a domicilio, il che significa imparare a conoscere i gusti dei miei clienti ed entrarci in confidenza, talvolta fare amicizia. Se questo avviene allora il mio estro e la mia creatività ne traggono il massimo vantaggio. E io mi diverto».
Duccio entra letteralmente nelle cucine dei suoi clienti, fa la spesa, prepara da mangiare e all’occorrenza apparecchia. Per due o cento persone. Con il suo stile ma modellato su chi ha davanti. «Amo tutta la cucina. Senza distinzione. L’unica che mi lascia dei dubbi è la cucina molecolare. Preferisco quella gustosa. Mi piace conoscere e riconoscere cosa ho nel piatto e voglio che anche le persone per cui cucino facciano altrettanto. Io preparo per gli altri pensando a ciò che piacerebbe a me trovare nel piatto». Quella dello chef a domicilio è una realtà piuttosto diffusa in America, ancora poco conosciuta in Italia. Negli ultimi anni le persone che hanno deciso di mettersi in proprio sono aumentate, garantendo di fatto un ampio ventaglio di alternative e di scelta. Ma molti sono gli improvvisati. «Bisogna fare attenzione a cosa si vuole da un servizio del genere. La qualità, per chi decide di affidarsi a un personal chef, credo sia la cosa fondamentale».
Il suo sogno nel cassetto? Aprire un giorno (non troppo lontano) un piccolo salotto dove accogliere le persone e farle sentire a casa. Un piccolo club dove trascorrere momenti importanti davanti a un piatto saporito sorseggiando un buon vino.
Un suo rimpianto? Non aver fatto un’esperienza all’estero. «Mi sarebbe piaciuto, soprattutto quando ero più giovane, fare un periodo di formazione in Francia, che considero una delle patrie della migliore cucina. Non l’ho mai fatto. Forse è l’unico rimpianto che ho».
«Mangiare deve essere vivere un’esperienza e io cerco di far sì che i miei clienti vivano un momento di vera e propria cultura. Purtroppo in Italia la cucina non è considerata un fatto culturale. Tutto il mondo ci invidia e io lavoro soprattutto per farlo capire ai miei connazionali».
Dal suo interesse per il vino e le degustazioni, Duccio ha realizzato una vera e propria cantina che mette a disposizione dei suoi clienti per lezioni sul vino, sia a tema per imparare ad abbinarli ai vari piatti, sia per conoscere l’evoluzione di un’etichetta in diverse annate. Il tutto accompagnato da piccole degustazioni di salumi provenienti da produttori da lui direttamente selezionati e difficilmente rintracciabili sul territorio, magari con assaggi che lo stesso Duccio realizza. L’ideale per chi desidera trascorrere una serata diversa, conoscendo qualcosa in più sul mondo del vino, accanto a un vero intenditore. Per eventuali contatti, basta andare su www.duccioprussi.it