Don Reggioli, il pioniere di Radio Chianti
Il 21 gennaio 2008 è morto a Reggello don Giuseppe Reggioli, il prete che trent’anni fa, nel 1978, aveva fondato a Greve «Radio Chianti», una delle primissime radio libere italiane. Una generazione di giovani grevigiani (oggi più o meno cinquantenni) ha partecipato alla vita della radio fino alla sua chiusura, nel 1996: uno di loro ci racconta questa avventura.
di Mario Hagge
Metà anni Settanta. Nascono le radio private. Gli italiani, i giovani in primo luogo, scoprono sui loro apparecchi radiofonici l’FM, la modulazione di frequenza. Nulla a che vedere con i fruscii delle onde medie: la musica che esce dall’altoparlante è pulita, sembra di ascoltare il giradischi di casa. In questa fase pioneristica, quello che serve per dare vita ad una radio libera è soprattutto la passione e quella la puoi trovare ovunque, nelle grandi città come nei paesini di provincia. A Greve per esempio, dove infatti nel 1978, grazie all’intuizione di don Giuseppe Reggioli, nasce «Radio Chianti», uno dei primissimi esempi di radio comunitaria. Da quando guida la parrocchia di Greve, don Reggioli ha messo i giovani al centro della sua missione di proposto, in un momento storico in cui l’«offerta» (come si direbbe oggi) per i ragazzi non è neanche paragonabile alla moltitudine di attività a disposizione ai nostri giorni. Crea una squadra di calcio giovanile. Fa l’allenatore, compra le maglie (di lana: utili in inverno, ma insopportabili d’estate) e partecipa ai tornei; due suoi calciatori arriveranno fino alle giovanili della Fiorentina. Nei mesi estivi poche famiglie possono permettersi le vacanze organizzate; lui prende i ragazzi e li porta in montagna, al Villaggio il Cimone. Per chi rimane in paese mette su un circolino, con tanto di biliardi e ping-pong.
Nel 1976 una sentenza della Corte Costituzionale sancisce la liberalizzazione dell’etere. Con l’FM si aprono praterie che i tecnici radioamatori si divertono a percorrere. Anche a Greve ce n’è uno (guarda caso si chiama Beppe anche lui): quando don Reggioli lo chiama «per fargli un discorsino sulle radio» sa già dove andrà a parare. La scintilla è scoccata. Si fanno le prime prove tecniche. Un’intera generazione di giovani grevigiani (più o meno dai 14 ai 20) è coinvolta. Alla prima riunione si presentano in più di cento. Per farli parlare alla radio si studierà un palinsesto di trasmissioni della durata di 15-30 minuti ciascuna. Non di più, altrimenti non c’entrano tutti. La radio ha anche un marchio, un uccellino che canta su fondo blu e verde. Nel logo si legge Radio Chianti «canto libero». Lo studio di trasmissione è una stanza nell’abitazione del proposto. La saletta delle riunioni idem. La segreteria pure. In breve il piano terra della casa è occupato, per la disperazione della sorella di don Reggioli, la carissima Nunziatina, che si vede sbucare ragazzini da ogni parte e in ogni momento della giornata.
Il primo ripetitore viene piazzato sul campanile della chiesa. La prima trasmissione, il numero zero, è la messa di Natale del 1977. Va tutto bene. Radio Chianti può partire. L’esordio avviene l’11 febbraio 1978. I grevigiani rispondono, si appassionano e si divertono. Partecipano alle trasmissioni per votare il disco della primavera e quello dell’estate o per rispondere ai quiz, ma accorrono numerosi anche alle feste per sostenere le spese della radio. Don Reggioli capisce che si può crescere ancora. Piazza un altro ripetitore sopra Greve e poi compie il grande passo, con i due ripetitori di San Michele (il monte più alto del Chianti) e Fiesole che consentono alla radio di farsi sentire a Firenze e in tutto il Valdarno superiore. Gli ascolti crescono e aumenta l’entusiasmo. Radio Chianti è diventata una palestra dove si impara il mestiere di «fare la radio»; si mettono i dischi, si preparano e si leggono i notiziari, si intervistano ospiti, si fanno radiocronache di eventi sportivi, si registrano i jingle (si chiamano sempre così?) della pubblicità. Piovono le richieste per entrare alla radio: requisito esclusivo, la passione. Qui si fanno le ossa (come si usa dire) tecnici, conduttori e giornalisti passati poi a testate più importanti, Rai compresa.
E siamo agli anni Novanta. Le radio commerciali sgomitano per farsi largo con ogni mezzo, vanno di moda parole come network e syndication. I costi per mantenere una radio che si basa sul volontariato sono insostenibili anche per un lottatore come don Reggioli, che infatti difende con i denti Radio Chianti, stringe alleanze, cerca di mantenere la sede a Greve. Alla fine è costretto a cedere. Al nuovo proprietario chiede però che i suoi ragazzi possano continuare a fare radio, come fanno da quando erano poco più che adolescenti. L’ultima conquista prima della chiusura definitiva, avvenuta nel 1996.