CHRISTIAN BACHINI: il pratese che ha conquistato la Cina
di Giacomo Cocchi
A Shangai è un attore molto famoso ed è conosciuto come Kang, che in mandarino significa «colui che affronta a testa alta ogni difficoltà». A Prato, la sua città (dove è giunto all’età di due anni, proveniente dalla natia Parma), è semplicemente Christian Bachini, un ragazzo partito nel 2008 per il Paese del Dragone con un sogno: diventare il nuovo Bruce Lee. Così, prima gira un paio di cortometraggi dove mostra tutte le sue abilità nelle arti marziali, poi con questo biglietto da visita Christian parte per la Cina in cerca di fortuna. «All’inizio trovai molta diffidenza nel mondo cinematografico cinese racconta il giovane pratese , io, un occidentale che vuole diventare una star nei film di arti marziali proprio in uno dei paesi dove questo genere va alla grande». Per avere consigli Christian decide di affidarsi niente meno che a uno dei suoi miti, Jackie Chan, uno degli attori di action movies più famosi al mondo. «Lo incontrai a Pechino e lui rimase molto impressionato dalla mia abilità e dalla mia determinazione e per questo mi incoraggiò dandomi qualche contatto», ricorda Christian con soddisfazione.
Shangai è il posto giusto per cominciare la carriera. I primi tempi il giovane attore occidentale riesce a farsi assegnare qualche particina nel ruolo di comparsa, spesso tra «i cattivi», quelli che ne buscano sempre dall’eroe protagonista del film. Il ragazzo ha capacità, piace e piano piano riesce ad avere ruoli sempre più importanti. La sua tecnica è ottima, fin da ragazzino si è formato nelle palestre pratesi e ha partecipato a tornei internazionali. «Nelle competizioni sono sempre arrivato primo afferma Christian e a Perugia nel 2004 ho vinto i mondiali di Taolu, un’arte marziale cinese che consiste nel praticare una sequenza di tecniche, di attacco e difesa, secondo un proprio stile. Questo tipo di esercizio mi è stato utilissimo per interpretare i finti combattimenti nei film».
A Prato, che un pezzo di Cina ce l’ha in casa nella zona di via Pistoiese infatti vive una delle più grosse comunità cinesi d’Europa la storia di Christian Kang sta cominciando ora a circolare, mentre sul web già impazzano le sue acrobazie e i suoi calci volanti. Basta scrivere il suo nome su YouTube per vedere numerosi video dedicati al «Dragone italiano», altro suo soprannome.
E dire che l’amore per la Cina, prima che al cinema, è nato a tavola. «A Prato ci sono tanti ristoranti cinesi conferma Christian , il loro cibo mi ha conquistato così come la cultura orientale». Grazie alla gavetta e alla vita a Shangai il giovane pratese impara il mandarino e si fidanza con una ragazza cinese, Lucy Yan. E una volta formato il proprio stunt-team è pronto per il grande salto: scrivere un film tutto suo.
Grazie al regista americano Quentin Tarantino che nei suoi ultimi film ha omaggiato il cinema italiano di genere anche in Cina piacciono molto le atmosfere dei «poliziotteschi» anni ’70 e i western alla Sergio Leone. Il connubio arti marziali e cowboy è l’idea giusta per sbarcare nel mercato occidentale. Ecco «Shangdown», uno spaghetti-kung fu-western, diretto e interpretato da Christian.
«Nel film faccio la parte di uno psicopatico che crede di essere Clint Eastwood e Bruce Lee. Così, vestito da cowboy spiega Christian anticipando la trama mi aggiro per le strade di Shangai in cerca di mia sorella, rapita da un ricco americano con l’aiuto della mafia cinese». E nel ruolo del cattivo c’è un cameo speciale, quello di Jon T. Benn, che nel 1972 interpretò l’antagonista di Bruce Lee e Chuck Norris nel celebre film girato a Roma «L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente». Shangdown a giugno è uscito in Cina e a settembre Christian è volato in Spagna, ospite dell’Almeria Western Film Festival, dove ha presentato alcune scene del film in anteprima europea. «Al pubblico sono piaciute tantissimo, hanno riso e si sono divertiti molto, sono davvero soddisfatto», aggiunge il giovane attore.
Ora si cercano case di distribuzione per far arrivare Shangdown non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti e in Canada. «A novembre assicura Christian uscirà anche in Italia».
L’idea nasce dall’incontro di Limberti con Christian Bachini, il giovane pratese che in breve tempo è diventato una celebrità in Cina come attore nei film di arti marziali.
Il regista da circa otto anni ha in testa una storia di kung fu, fatta di calci volanti e salti mortali, ambientata a Prato. Bachini è l’uomo giusto per dare corpo al progetto e i due, da alcuni mesi, stanno già lavorando alla sceneggiatura. Se «Shangdown» partirà dalla Cina verso occidente, i due sperano che «Made in China» faccia il percorso inverso.
Limberti definisce il film «un dramma verniciato di nero, nel quale i ruoli dei buoni e dei cattivi non è così netto, rispetto a Cenci in Cina, che si concludeva con l’alleanza tra cinesi e pratesi, in Made in China c’è una un vero e proprio scontro con gli italiani che coinvolge anche la mafia cinese. Il messaggio è semplice: se ci facciamo la guerra alla fine perdiamo tutti».
Ecco il soggetto. Due amici, Cecco (Bachini) e Giorgio (per questo ruolo l’idea è quella di chiamare un attore di fama nazionale), tornano in Italia dopo aver frequentato un master di economia a Shangai. Cecco invita Giorgio, originario del nord, a Prato, dalla sua famiglia. I due decidono di dar vita ad una società che vende on line beni di lusso ai cinesi. Il loro inserimento in questo mercato disturba il perfido Zaho, boss della Triade. Sullo sfondo Prato, il suo distretto e Chinatown. I tre personaggi sono esperti di arti marziali, «in tre stili diversi» sottolinea Christian, e nel corso del film avranno modo di far vedere le loro doti combattendo per strada e in altre situazioni d’azione. C’è anche un personaggio femminile, la bella e giovane Wei, sorella di Zaho, che avrà una tresca con uno dei due protagonisti. Limberti e Bachini non vogliono anticipare altro, ci sono già contatti con alcuni produttori per cominciare a breve le riprese.