CARLA VENTURI: Alla guida della cooperativa che produce… solidarietà

di Laura Borgheresi

Il grande «sogno» di Carla. Ci sono persone straordinarie, che spesso incontriamo nella vita di tutti i giorni e che magari neanche notiamo, impegnati come sempre in mille diatribe e alla continua ricerca di un «qualcosa» e di un «perché», ma, se le osserviamo attentamente, notiamo in loro il seme della positività, quella straordinaria scintilla di energia che, iniziando da un problema personale, riesce ad accendersi diventando patrimonio, ma soprattutto, risposta per molti. È proprio il caso della signora Carla Venturi, il personaggio che «Toscana Oggi», questa settimana, ha deciso di presentare ai suoi lettori, un monito, ma soprattutto un messaggio di speranza per tante famiglie, per molti genitori alle prese con realtà non sempre accettate in una società vacua come la nostra, in cui troppo spesso l’unico parametro di giudizio è rappresentato dal ritorno economico o dall’esposizione, sempre e comunque, in nome del più esasperato protagonismo. Ci sono però, fortunatamente, persone diverse; noi abbiamo incontrato Carla Venturi, 59 anni, un diploma di ragioniera nel cassetto, una delle fondatrici, a Figline Valdarno, di un luogo solare, luminoso, dove talvolta i sogni e le speranze si materializzano, divenendo grandi realtà; lo scorso gennaio, esattamente mercoledì 19, ha compiuto i suoi primi 21 anni. È la «Lettera Otto», una cooperativa «sui generis», particolare, che «produce» solidarietà tra persone di differenti condizioni sociali, dalle diverse potenzialità e aspettative nel domani.

«Era necessario reagire al problema, mio e a quello di diversi altri genitori in condizioni analoghe – ci spiega Carla con estrema naturalezza, raccontandoci come la sua particolare «avventura» ebbe inizio –, cioè proseguire la formazione dei nostri figli dopo il periodo scolastico, riuscendo ad inserirli nel mondo del lavoro a dispetto delle loro difficoltà e dei preconcetti, ancora più duri da scalfire».

Ecco quindi gli albori della «Lettera Otto», una cooperativa sociale onlus, costituita nel 1990 grazie all’impegno di alcuni genitori con ragazzi diversamente abili, allo scopo di continuarne la formazione dopo la parentesi scolastica e prepararne, quindi, l’ingresso nel mondo lavorativo.

«Fu così – racconta Carla, da tempi immemorabili presidente e “anima” di questa bella realtà, una delle più antiche e propositive a livello regionale –, che con un piccolo gruppo di persone, tra cui la sottoscritta, Nanda Bacci Pratellesi, Giusto Pinzauti e Pier Giorgio Castellucci, il sogno si concretizzò, creando un luogo di socializzazione e di lavoro per i nostri ragazzi, addirittura con una “base” a San Giovanni e una a Figline, visto che il progetto riguardava sia il Valdarno aretino che quello fiorentino. Il tutto si è successivamente riunito nell’unica sede figlinese, con la collaborazione della “vecchia” Usl 20b. Nel corso degli anni la Cooperativa si è notevolmente ingrandita, tanto da occupare uno spazio di 300 metri quadrati, dal solo ufficio che avevamo al momento della sua fondazione. Attualmente, come ho già detto, ci troviamo a Figline Valdarno, oltre venti chilometri da Firenze, nella piazzetta sottostante di via della Vetreria, negli interni 101, 101A, 101B e 103».

La «Lettera Otto» è stata, dunque, la più bella risposta alle avversità della vita ad opera di alcuni genitori che hanno creduto nelle capacità e nelle abilità dei propri figli, al di là delle convenzioni e della «normalità», ideando percorsi di apprendimento e lavorativi nel rispetto dei tempi e delle esigenze di ciascuno di loro. Di qualche anno dopo, ancora con la collaborazione della  protagonista della nostra storia, la fondazione dell’«A.se.ba.» (Associazione Senza Barriere), fulcro di riferimento per la promozione della cultura dell’accoglienza nei confronti della disabilità e di ogni forma di diversità.

Ma com’è strutturata la «Lettera Otto» e perché questa denominazione? Ce lo spiega ancora la signora Venturi: «Attualmente compongono la Cooperativa 53 soci, molti dei quali, genitori di ragazzi diversamente abili, ma anche persone che semplicemente credono in questo progetto, rappresentati da un consiglio d’amministrazione composto da cinque membri, tra cui il vicepresidente, Mario Taverni. Ci sono poi, i dipendenti, attualmente sette, dei quali due disabili, che lavorano nelle molteplici attività e quattro soci volontari che ci dedicano parte del loro tempo libero. Ovviamente, coadiuvati da operatori, oltre che da uno psicologo, ci sono loro, i nostri ragazzi, attualmente 11, ciascuno con un programma personalizzato in base alle proprie caratteristiche e alle segnalazione di psicologi e assistenti sociali; alcuni di loro si trovano nella fase di inserimento socio-terapeutico, altri effettuano corsi di preformazione e orientamento al lavoro, ma anche di teatro, di pittura e radiofonici. Talvolta leggono libri e giornali, sempre seguiti da operatori e volontari, addirittura, qualche anno fa, hanno anche realizzato un libro di poesie, dal titolo “Un albero con molti frutti”, dove sono inseriti pensieri e riflessioni personali dei ragazzi e il loro rapporto con la “Lettera Otto”, così chiamata proprio perché l’ottava lettera dell’alfabeto è l’“h”, come handicap, appunto, che noi valutiamo in tutte le sue molteplici potenzialità».

Oltre 60 i ragazzi che negli anni hanno trovato in questa speciale cooperativa la loro realizzazione umana e sociale, soggiornandovi per un periodo più o meno lungo; 17 di loro attualmente lavorano in enti pubblici o privati; con l’aiuto di Carla, hanno vinto la loro scommessa.

Quel pianto di gioia dei «suoi» ragazziBenvenuti nel mondo della «Lettera Otto». Ci guida alla scoperta di questa splendida realtà proprio la presidente, Carla Venturi, la cui storia umana e professionale si intersica inequivocabilmente con quella della sua «creatura», ormai «maggiorenne» e perfettamente integrata nel tessuto territoriale del Valdarno e non solo. Dislocata su circa 300 metri quadrati, la Cooperativa ci accoglie con un’atmosfera solare e tranquilla, dove trasuda la voglia di vivere dei giovani ospiti, impegnati nelle diverse mansioni lavorative, non soltanto terapeutiche.

«Il lavoro è per noi molto importante – spiega la signora Carla ospitandoci nella sede della “Lettera Otto” –, visto che è la quasi esclusiva risorsa finanziaria, ma è anche utile come progetto di formazione per i ragazzi. Ci occupiamo davvero di molteplici attività, come la realizzazione di oggetti di cartotecnica, anche personalizzati, per esempio album fotografici, rubriche telefoniche, ma anche di legatoria, per tesi di laurea, per libri di ogni genere ed effettuiamo pure piccole ristrutturazioni su vecchi testi, con tecniche che abbiamo appreso da un artigiano fiorentino. Svolgiamo anche lavori di manutenzione, come verniciature di ringhiere, tagli di siepi e lavori di esterno, per non parlare poi della confezione di bomboniere e partecipazioni matrimoniali, con prezzi competitivi; da segnalare a riguardo la nostra esposizione permanente in piazza Marsilio Ficino, nel centro della città. Invito, chiunque lo desidera, a visitare la sede per conoscere e comprendere la nostra realtà, o magari chiamare al numero 055-958102».

Per la sua pluriennale esperienza e apertura nell’ambito delle problematiche relative ai diversamente abili, la Cooperativa è anche convenzionata con l’Università degli Studi di Firenze e con l’Istituto di Istruzione Superiore «Elsa Morante», sempre nel capoluogo toscano, per consentire ai loro studenti di effettuare i vari stage all’interno di questa bella struttura , addirittura alunni delle scuole primarie e secondarie trascorrono delle intere mattinate all’interno della «Lettera Otto», dove imparano a realizzare piccoli oggetti, soprattutto di cartotecnica, che conservano poi come ricordo della significativa esperienza. Tuttavia è soprattutto la lezione umana che, in questo ambiente, prevale su tutto. Ci sono poi loro, i «ragazzi» di Carla, i protagonisti assoluti di questo splendido progetto di vita, sempre vicini a lei, stretti in un patto di amicizia più forte della retorica e delle convenzioni, nella buona e nella cattiva sorte. E c’erano, ancora loro, infatti, nelle primissime file del Cinema Teatro «Salesiani» di Figline Valdarno, lo scorso novembre, ad applaudirla mentre riceveva dalla presidenza del Consiglio Comunale il Premio «Bambagella», edizione 2010, l’onorificenza con la quale la città onora i suoi figli più illustri. Il pianto di gioia dei «suoi» ragazzi è stato un vero inno alla vita: il «sogno» di Carla si è avverato.