ANTONIO MORETTI: Tra moda e vino
Ma prima, cordialmente invitato dalla sua efficiente segretaria, ho avuto l’opportunità di partecipare, insieme a clienti americani, a un pranzo con degustazione di alcuni vini prodotti nei vigneti di Moretti. Questi non sono situati solo nell’aretino, dove Moretti vive, ma anche a Magliano in Maremma e nella val di Noto in Sicilia. I più amati, però, sono forse quelli della Tenuta Setteponti che il padre di Moretti acquistò in parte negli anni ’50 dalle principesse Margherita e Maria Cristina di Savoia-Aosta. Il nome Setteponti deriva dal numero dei ponti che attraversano l’Arno fra Arezzo e Firenze; uno di questi è il medievale bellissimo Ponte Buriano, eternato da Leonardo in due suoi quadri: la Madonna dei Fusi e la Gioconda.
E poi quando c’è di mezzo la passione, qualsiasi persona «si dedica a una attività con quel pizzico di amore in più o con quelle piccole accortezze e sensibilità che fanno la differenza quando si arriva alla fine del lavoro» (ho visto una foto che ritrae Moretti in mezzo alle sue vigne: se le coccola con lo sguardo, carezzandole con mani amorose). Nonostante continui a seguire tutti le attività come ha sempre fatto, i figli Alberto e Andrea lo aiutano, sollevandolo da tanti problemi nella gestione quotidiana del lavoro, permettendogli così di avere più tempo per seguire il vino. Se non fosse chiaro, il suo obbiettivo rimane quello di potersi dedicare solo al vino, e il prima possibile.
Parliamo del vino toscano. Secondo alcuni per fare concorrenza ai francesi sono state snaturate le caratteristiche del Chianti. Per Moretti noi toscani non abbiamo nella produzione enoica quella grande tradizione così decantata. Se assaggiamo bottiglie di 20-30 anni del nostro tanto celebrato vino, risultano «cose imbevibili». Quindi su cosa possiamo basare il riferimento al passato? Non ci sono elementi di paragone nel passato così forti per potere dire che oggi i vini toscani non sono più tipici, non hanno più identità. Gli unici vini memorabili di 20-30 anni fa sono il Brunello, il Sassicaia, il Tignanello e pochi altri.
Ma se assaggiamo questi stessi vini come vengono prodotti oggi, sentiamo che sono notevolmente cambiati: «ma è giusto e bene che sia così, perché cambia il modo di allevare le viti, cambia il modo di selezionare le uve, cambia il sistema delle fermentazioni. E tutto questo in meglio, in nome della qualità».
Come del resto sono cambiati anche i vini francesi (per esempio il Bordeaux) che si sono adeguati al gusto di quelli italiani che erano molto più moderni e più piacevoli. E nonostante i francesi siano bravissimi nel pubblicizzare e nel vendere, anche per un fatto di campanilismo Moretti preferisce bere i vini italiani, a parte lo Champagne, «l’unico grande vino che hanno i nostri cugini e che gli invidio».
L’ultima passione di Moretti (ma sarà davvero l’ultima?) sono i cavalli: ha una scuderia di esemplari addestrati per il polo, una delle principali in Italia. I figli Andrea e Alberto, infatti, sono appassionati di questo sport, hanno fondato una squadra che si chiama Tenuta Setteponti, formata da loro due e da giocatori argentini: la squadra partecipa a tornei internazionali. Con successo, non ne dubitiamo.
Gli affari hanno avuto un ulteriore incremento quando è stata acquisita Arfango, nota fin dal 1902 per la lavorazione a mano del suo cuoio antico, il cui trattamento si basa sulla concia in fossa. Questo è un metodo che risale al XV secolo: dopo alcune operazioni di preparazione, ripulitura e scarnitura, la pelle è posta a riposare nell’acqua di spaziose vasche, dove sono aggiunti estratti di corteccia di mimosa e di quercia. Solo alla fine di tale procedimento, la pelle viene ingrassata, ammorbidita, fatta asciugare per alcuni mesi e tirata in modo tale da risultare uniforme e liscia. Solo a questo punto è pronta per essere lucidata a mano con alghe e cera.
In società con l’amico d’infanzia Patrizio Bertelli, del gruppo Prada, Moretti ha acquisito anche i marchi Bonora e Carshoe, aziende che producono scarpe fatte a mano e su misura: tutto questo in nome della continua e strenua ricerca della qualità.