ANNA MARIA CHIAVACCI: una vita per Dante

DI LORELLA PELLISVia de’ Pucci – viale Lorenzo il Magnifico. Venti minuti d’orologio – a passo regolare ma senza troppo intercedere alle vetrine dei negozi – separano la redazione dal luogo dell’appuntamento. È un tranquillo pomeriggio di un normale venerdì di maggio. La primavera, ritardataria, ha finalmente deciso di concedersi. Il sole scalda la città di Firenze e i suoi turisti che sbucano in processione da borghi e viuzze.Piazza della Libertà. L’orologio segna le quattro e venti. L’appuntamento è per le quattro e mezzo. Giusto il tempo di aspettare che il semaforo diventi verde. Nel frattempo scatta un altro rosso. Ancora qualche metro ed è fatta. Ripassino veloce: due date, soprattutto, il 1265 e il 1321, gli anni della nascita e della morte di Dante Alighieri. Non si sa mai. Vietato sbagliare. Del resto sono qui per lui. Anzi per lei.

La signora della Commedia mi sta aspettando. Il numero 53 di viale Lorenzo Il Magnifico è un palazzone anni Trenta che ben si armonizza con gli altri edifici della zona. Il portone è chiuso. A cercarla sul campanello lei non c’è ma leggendo Leonardi, il cognome del marito, capisco di essere davvero arrivata. Sono le quattro e mezzo precise. Suono, sul momento non risponde nessuno. Faccio per premere di nuovo il campanello ma sono anticipata dal «chi è» di una voce femminile. I quattro piani li faccio in ascensore per non arrivare su troppo trafelata. La professoressa mi riceve sulla porta. «Puntualissima – è la prima cosa che mi dice – ha spaccato il secondo. Buon segno. Io non sono mai stata puntuale così ma in qualche modo me la sono cavata lo stesso».

È la prima volta che incontro di persona Anna Maria Chiavacci Leonardi, tempio vivente di sapienza dantesca. Mi colpiscono subito la sua affabilità e cortesia. Ha settantotto anni la professoressa, capelli grigi ravvivati dalle righe bianche e nere della sua camicia di seta, occhi luminosi. Mi fa accomodare nel salotto con vista su San Miniato al Monte. Una stanza molto bella, ben arredata, vissuta. Tanti libri, pezzi di valore, soprammobili vari, due vasi con margherite fresche e, su un tavolino, un bel volume intitolato «Balconi fioriti». Ci sediamo l’una di fronte all’altra, lei su una poltroncina, io sul divano.

Una vita per Dante, quella di Anna Maria Chiavacci, ma non impostata su Dante in modo esclusivo. È la ricchezza della famiglia che si è riversata sul suo lavoro. La professoressa ci tiene che lo si sappia. Da sempre nella sua vita ci sono prima di tutto il marito, cinque figli – quattro femmine e un maschio – e poi cinque nipoti. Con tutti i sacrifici e le rinunce che questo ha comportato. Quindi viene Dante e la Divina Commedia o meglio – come le piace sottolineare – la poesia di Dante con quel che contiene. Quella poesia per cui, fin dai tempi del liceo, nasce la passione di Anna Maria che, folgorata dalla grande bellezza del «Paradiso», lo sceglie come argomento per la sua tesi di laurea all’Università. «Volevo cercare di capire meglio questa bellezza formale che nasce dalla vita interiore e spirituale di Dante e dalla sua concezione del mondo e dell’uomo che poi è quella cristiana», spiega. Dalla tesi viene ricavato il libro «Lettura del Paradiso dantesco» e insieme a questo giunge anche un po’ di notorietà per la professoressa che di lì a poco si sposa con Claudio Leonardi. «C’è una cosa che devo dirle in tutti i modi – aggiunge la signora mentre sorseggia un bicchiere d’acqua– . Devo moltissimo a mio marito. In genere i mariti non hanno un grande entusiasmo per far avanzare le mogli nella loro strada, sono contenti se stanno a casa. Ma per me riprendere a lavorare dopo l’interruzione di quasi dieci anni dedicati ai figli non è stato facile e lui mi è stato di grande aiuto».

Ma la vera fama per la signora della Commedia è arrivata dopo la pubblicazione del suo Commento nei Meridiani Mondadori seguita dal commento scolastico per Zanichelli. Da allora la dantista viene invitata spesso a tenere conferenze in tutta Italia. Negli ultimi tempi sta rallentando un po’: cerca di non superare un’«uscita» al mese. Ma quando la chiamano dalle scuole per le sue lezioni su Dante non riesce a dire di no e la ragione è una sola: la risposta dei ragazzi. «Dante piace eccome – dice – riempie le piazze, le chiese, suscita entusiasmo nei giovani. E sa perché? Perché i giovani oggi non hanno sicurezze, né sulla vita dell’universo né sulla propria. Ed è commovente vedere che in Dante, nel suo senso della vita e dell’uomo cristiano, trovano un appiglio». Per Anna Maria Chiavacci la grandezza della Commedia è proprio questa: far vedere il destino, eterno, grandissimo, della persona umana. E Dante, tradotto praticamente in tutte le lingue del mondo – coreano e vietnamita compresi –, conoscitore di tutta la gamma dei sentimenti che albergano nel cuore dell’uomo, piace a tutti, indistintamente. Anche a quel giapponese che dopo aver letto il Meridiano aveva preso l’abitudine di andarla a trovare a casa per parlare con lei della Commedia. La professoressa ricorda con piacere quegli incontri: quel giovane le fece capire le due cose che lo avevano attratto e che non esistono nel mondo orientale: l’ordine razionale che esiste nell’universo, per cui tutto ha un fine, e il grande valore dato alla libertà dell’uomo. Ma in Dante c’è un altro elemento che affascina le persone: che tutta la storia, ogni gesto, ha un valore eterno. L’eterno e il tempo – aggiunge Anna Maria Chiavacci – sono sempre fra di loro avvicinati per cui un gesto terreno dell’uomo ha un valore preziosissimo, basta una lacrima per salvarsi per sempre o per perdersi».

Squilla il telefono. La professoressa si alza e risponde. Mi comunica che è il marito ma che non è nulla di urgente: ne parleranno più tardi. Del resto da quando sono tutti e due in pensione hanno più tempo. Anche per dedicarsi ad altro. Lui ha creato e dirige l’Istituto di studi medievali alla Certosa del Galluzzo. Lei continua ad approfondire quello che chiama con affetto il suo «Dantino». Per il resto oltre alla casa, ai figli e ai nipoti, si dedica alle piante. «Al piano di sopra ho un grande terrazzo dove ho messo fiori e piante – mi dice –. Ma questa volta non glielo faccio vedere». Un’occasione in più per tornare a trovarla, professoressa!

Anna Maria Chiavacci nasce il 22 settembre del 1927 a Camerino, nelle Marche, da madre senese e padre pistoiese, entrambi insegnanti. Il padre, Gaetano Chiavacci, filosofo, è preside del liceo a Camerino. Ben presto l’intera famiglia si trasferisce a Pisa perché il padre ottiene la cattedra all’Università. In seguito, un altro trasferimento del professore porta i Chiavacci a Firenze.

La schedaEd è presso l’Ateneo fiorentino che Anna Maria si laurea in Letteratura italiana con Giuseppe De Robertis. La tesi è sul «Paradiso» di Dante. Da quel momento la professoressa dedicherà all’Alighieri tutti i suoi studi.

Dal 1972 insegna Filologia dantesca al Magistero di Arezzo, sede distaccata dell’Università di Siena.

Sempre ad Arezzo nel 1980 vince il concorso di professore ordinario.

Nel 2000 ha vinto il premio Feltrinelli dei Lincei per la critica letteraria. Fra le opere della Chiavacci ricordiamo «Lettura del Paradiso dantesco» (Firenze 1963), «La guerra de la pietate. Saggio per una interpretazione dell’Inferno di Dante (Napoli 1979) e il prestigioso Commento in tre volumi alla Commedia uscito nei Meridiani Mondadori. Nel 1999 esce per Zanichelli il primo volume del Commento scolastico alla Divina Commedia («Inferno»), seguito nel 2000 dal «Purgatorio» e nel 2001 dal «Paradiso». Da una decina di giorni il commento alla Commedia a cura di Anna Maria Chiavacci è uscito anche negli Oscar Mondadori. Oltre ai libri, la professoressa ha collaborato e continua a collaborare con riviste specializzate di critica dantesca. Tiene anche conferenze e lezioni su Dante in tutta Italia. Attualmente è presidente della sezione Studi e ricerche del Centro dantesco francescano di Ravenna.

Anna Maria Chiavacci è sposata con Claudio Leonardi, già docente di Letteratura latina medievale all’Università di Firenze. È madre di cinque figli (Maria, Lino, Elisabetta, Francesca ed Emanuela) e nonna di cinque nipoti. Ha una sorella e un fratello, il noto teologo e moralista Enrico Chiavacci. Abita a Firenze. È considerata a livello internazionale uno dei massimi esperti della Divina Commedia.