«Vorrei sposare un musulmano», i passi da fare perché il matrimonio sia valido
Lei cattolica, lui mussulmano con un divorzio alle spalle. Quali passi seguire per un matrimonio? La risposta del teologo
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Buongiorno, scrivo con una profonda angoscia che da mesi mi sta togliendo la serenità. Da qualche anno conosco un ragazzo musulmano con cui ho iniziato da qualche mese una relazione. Da parte mia ho subito messo in chiaro che da cattolica voglio un matrimonio in chiesa e battezzare i figli, e lui mi ha detto che non ci sono problemi perché consapevole del fatto che si trova in una nazione con una cultura diversa ed è giusto che i figli crescano con la cultura del luogo. Lui vive qui da più di 10 anni ormai. Io pur essendo cattolica praticante non ero a conoscenza su determinate cose riguardanti il matrimonio, ad esempio non sapevo che il matrimonio tra due persone non battezzate di un’altra religione, sia considerato valido per la Chiesa cattolica, mentre non è considerato valido il matrimonio civile tra due battezzati.
Il ragazzo che frequento è divorziato e da quello che ho capito parlando con un sacerdote e cercando su internet, non potrò mai sposare questo ragazzo in chiesa in quanto il suo matrimonio è considerato valido. Avrei però delle domande che spero possano avere una risposta definitiva ai miei dubbi, in quanto non sono riuscita ad avere delle risposte certe su situazioni simili alla mia e quindi a un possibile matrimonio in chiesa con un musulmano divorziato.
- Se l’islam ammette il divorzio con lo scioglimento di esso, perché la Chiesa non riconosce che questo matrimonio non esiste più? Ho capito che la chiesa ritiene il matrimonio indissolubile, ma se il matrimonio del mio ragazzo risulta sciolto, nullo e non esiste più perché la chiesa cattolica non dovrebbe riconoscerlo?
- Se lo scioglimento del suo matrimonio non vale per poterci sposare in chiesa, cosa dobbiamo fare per far sì che per la Chiesa cattolica risulti sciolto il suo matrimonio? Rivolgerci alla sacra rota? Anche se so che la sacra rota si occupa di matrimoni avvenuti tra cattolici.
- L’unica alternativa sarebbe davvero quello di un matrimonio civile col rischio di condannare la mia anima?
Lettera firmata
Risponde padre Francesco Romano, docente di Diritto canonico
La dottrina cattolica insegna che il matrimonio è una realtà naturale che appartiene all’ordine della creazione (Gn 2,24) e per questo di origine divina. Gesù Cristo ha elevato questa realtà naturale alla dignità di sacramento (can. 1055 §1), quale immagine della mistica unione sponsale tra Cristo e la Chiesa.
Perciò, per darsi un matrimonio che sia sacramento, deve darsi anche che esso sia al tempo stesso riferibile alla sua realtà naturale. Per la Chiesa, nel matrimonio naturale gli elementi essenziali: bene dei coniugi, procreazione ed educazione della prole (can. 1055 §1) e le proprietà essenziali: unità e indissolubilità, in quanto di diritto divino, devono essere tutti presenti, nessuno escluso, perché si possa avere vero matrimonio, gli stessi che devono essere presenti perché si possa avere il matrimonio sacramentale (canoni 1055 §1; 1056). Pertanto, nel caso di due persone non battezzate dalla loro unione sorge un vincolo naturale, che pur non essendo un sacramento è un vero matrimonio così come Dio lo ha creato.
Per ulteriore approfondimento su questo punto rimandiamo al nostro contributo pubblicato su questa rubrica on line il 10 aprile 2024 dal titolo «Il matrimonio in chiesa se uno dei due sposi non è battezzato» in risposta alla domanda di un lettore: «Il matrimonio tra un battezzato e un non battezzato, celebrato in chiesa, ha valore di sacramento?».
Questo vincolo naturale può essere sciolto mediante la potestà delle chiavi, quella cioè che il Signore dette a Pietro nel costituirlo in sua vece Pastore universale del gregge. È una potestà essenzialmente pastorale connessa allo scopo della Chiesa visibile di essere per tutti gli uomini senza alcuna distinzione strumento di salvezza. Con questa potestà Pietro ha ricevuto il potere di legare e sciogliere qualsiasi cosa sulla terra con la garanzia della ratifica in cielo. Siccome viene esercitata «ratione ministerii apostolici», ha come giustificazione il collegamento alla finalità del ministero di pascere, cioè la «salus animarum» che è la regola suprema di tutta la Chiesa.
La potestà del Papa quale vicario di Cristo, a differenza della comune potestà di giurisdizione, non si limita ai singoli battezzati, ma si estende a tutti gli uomini perché riguarda norme di diritto naturale alla cui osservanza tutti sono tenuti. Il Romano Pontefice ha il potere di sciogliere i matrimoni non sacramentali in favore della fede. La normativa di riferimento è contenuta nelle Norme Potestas Ecclesiae. Norme per istituire il processo per lo scioglimento del vincolo matrimoniale in favore della fede, pubblicato dalla Congregazione per la dottrina della fede il 30 aprile 2001. La grazia dello scioglimento del matrimonio naturale contratto tra due non battezzati, se una parte di essi non intende convertirsi e vuole risposarsi con una parte cattolica, viene concessa non per favorirne la conversione, ma per evitare che la parte cattolica, non potendosi sposare, venga a trovarsi in situazione di peccato pubblico e per favorire la sua perseveranza nella fede. La grazia concessa mediante la potestà delle chiavi data a Pietro e ai suoi successori dal Signore non è in alternativa a un eventuale divorzio che resta solo un atto amministrativo, ininfluente e inefficace sulla sacralità del vincolo naturale di istituzione divina.
A questo punto spero che la «profonda angoscia» con cui ha esordito la nostra lettrice possa ridimensionarsi apprendendo che il Papa può intervenire attraverso il Dicastero per la dottrina della fede in modo che il vincolo naturale del precedente matrimonio del suo fidanzato di fede islamica possa essere sciolto. Si consiglia alla lettrice di affidarsi al suo parroco per essere indirizzata a fare i primi passi necessari all’ottenimento della grazia presso l’autorità ecclesiastica competente.
Per quanto riguarda il matrimonio della parte cattolica con il fidanzato musulmano è ormai chiarito che il vincolo sarà naturale e non sacramentale per l’assenza in lui del battesimo e per questo si dice che il matrimonio è «dispari». Si tratta infatti di vincolo con disparità di culto. Come si sa il battesimo è la porta dei sacramenti. Il matrimonio è un unico sacramento per entrambi gli sposi e per entrarvi bisogna passare attraverso la porta del battesimo di ciascuno dei coniugi. Se uno di essi non è battezzato, non può esserci il matrimonio sacramento. Per questo si parla di matrimonio «dispari».
Quindi, disparità di culto significa che il matrimonio celebrato tra un battezzato cattolico e una persona non battezzata anche se non realizza un vincolo sacramentale è comunque un vincolo naturale. In questo caso, siccome il matrimonio sacramento, come si usa dire, «non può claudicare», cioè non può reggersi su una sola gamba, ovvero sul battesimo di una sola parte, per la valida celebrazione occorrerà chiedere la dispensa dall’impedimento di disparità di culto alla Santa Sede o all’ordinario diocesano (can. 1086).
L’impedimento di disparità di culto posto dalla Chiesa tende a tutelare la fede e la pratica cristiana della parte cattolica che potrebbero essere messe in pericolo dalla convivenza coniugale con un partner non battezzato; tende inoltre ad assicurare l’educazione cristiana dei figli e ad assicurare agli sposi e all’intera famiglia una piena comunione di vita che potrebbero essere compromesse da una fede religiosa diversa.
A questo proposito il decreto generale della Conferenza episcopale italiana intitolato «Il matrimonio canonico», avverte: «È doveroso richiamare le difficoltà che i nubendi cattolici vanno a incontrare nel matrimonio con fedeli di religioni non cristiane, soprattutto quando intendono vivere in un ambiente diverso dal proprio nel quale è più difficile conservare le convinzioni religiose personali, adempiere i doveri di coscienza che ne derivano, specialmente nell’educazione dei figli, e ottenere leale rispetto della propria libertà religiosa».
In conclusione, il vincolo naturale del matrimonio islamico celebrato dal fidanzato della lettrice può essere sciolto dal Papa. Inoltre essa, in quanto cattolica, potrà successivamente sposarlo chiedendo la dispensa dall’impedimento di disparità di culto.