Una persona che si dichiara atea può fare da padrino alla Cresima?
Vorrei sapere se persone (uomini o donne) oneste, ma atee per loro stessa ammissione, possono fare da padrino o madrina a un cresimando.
Renzo Orsi
Sin dall’inizio la comunità cristiana ha pensato a questo compito – le prime testimonianze scritte risalgono al III secolo con Traditio Apostolica – proprio per affiancare al padre e alla madre un’ulteriore figura di riferimento per chi vuol crescere nella fede.
Non si tratta quindi di una persona che semplicemente vuole stare vicino a chi si appresta a ricevere un sacramento o alla famiglia stessa, nè tanto meno di una scelta fatta per sottolineare legami di parentela, amicizia od opportunità sociale, ma di un vero e proprio ministero che ha una missione precisa (e delicata) da svolgere.
Nel caso del Battesimo si tratta di «cooperare affinché il battezzando conduca una vita cristiana conforme al battesimo e adempia fedelmente gli obblighi ad esso inerenti» (Codice di Diritto Canonico 872); nel caso della Cresima o Confermazione «provvedere che il confermato si comporti come vero testimone di Cristo e adempia fedelmente gli obblighi inerenti allo stesso sacramento» (CDC 892).
Definito con chiarezza il ruolo dei padrini – si tratta di educare nella fede! – si comprende facilmente come siano necessarie alcune precise attenzioni (cfr CDC 874 e 893).
1) Innanzitutto che il padrino o la madrina, che devono aver compiuto i sedici anni, abbiano l’attitudine e l’intenzione di esercitare questo ministero.
2) Sicuramente non devono aver ricevuto nessuna pena canonica (per esempio, una persona scomunicata, quindi che si è posta al di fuori della comunione con la Chiesa, non può ricoprire il ruolo di educatore alla fede cattolica).
3) Infine devono aver concluso l’iniziazione cristiana – ossia aver ricevuto Battesimo, Comunione e Cresima – e condurre una vita conforme alla fede e all’incarico che assumono.
Pertanto nella scelta del padrino o della madrina non si possono coinvolgere persone atee, non credenti o non praticanti, ma si dovrà trattare di un cristiano che partecipa regolarmente all’eucaristia domenicale, che si confessa almeno una volta l’anno, che non vive situazioni oggettivamente in dissonanza con la fedeltà evangelica (si pensi alle situazioni matrimoniali definite «irregolari»: conviventi, sposati solo civilmente, divorziati risposati…) e che magari si impegna concretamente nella vita della parrocchia in modo da poter incoraggiare il ragazzo a diventare lui stesso membro attivo della comunità cristiana.
Queste indicazioni vogliono aiutare il battezzando ed il cresimando ad avere accanto a sè delle persone che possono essere realmente dei riferimenti, degli esempi concreti, delle guide spirituali capaci di sostenere l’impegno quotidiano della sua testimonianza cristiana.