Una croce, i ceri, i fiori: cosa ci deve essere sopra l’altare (e cosa invece no)
L’altare è tra i luoghi e i segni liturgici più importanti all’interno del presbiterio e di tutta la chiesa
Ho approfittato della stagione estiva per fare un po’ di vacanze e mi è capitato di visitare molte chiese e santuari anche in regioni diverse. Ho notato che qualche volta sull’altare ci sono candele, croce, fiori, altre volte nulla. A cosa è dovuta questa varietà? In particolare, non è obbligatorio che sia presente il crocifisso sull’altare? E qual è la libertà del parroco o del celebrante nel definire questi aspetti?
Maria Grazia Iasevoli
Risponde don Roberto Gulino docente di Liturgia
Ringrazio la nostra amica lettrice perché ci permette di richiamare l’attenzione alla disposizione, all’interno delle nostre chiese, del presbiterio e di quanto si trova – o si dovrebbe trovare – vicino o sopra l’altare.
Come sempre quando trattiamo di aspetti legati alla Messa, o alle chiese, ci affidiamo a quanto troviamo indicato nell’Ordinamento generale del Messale Romano, le premesse che si trovano nel Messale e che ci offrono l’orizzonte teologico, liturgico, pastorale e spirituale di tutto ciò che riguarda la celebrazione eucaristica, con i luoghi e la modalità in cui si realizza, che hanno un valore vincolante e normativo.
L’altare è tra i luoghi e i segni liturgici più importanti all’interno del presbiterio e di tutta la chiesa: rappresenta Cristo stesso, mediatore della nuova ed eterna alleanza, in quanto su di esso «si rende presente nei segni sacramentali il sacrificio della croce» (Ogmr 296) ed «è anche la mensa del Signore, alla quale il popolo di Dio è chiamato a partecipare quando è convocato per la Messa» (Ogmr 296); «è il centro dell’azione di grazie che si compie con l’Eucaristia» (Ogmr 296); «sia collocato in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l’attenzione dei fedeli» (Ogmr 299).
Per questo legame tra l’altare e il Signore, che realizza la sua salvezza per noi attraverso il mistero pasquale di cui facciamo memoria in ogni celebrazione, «sull’altare, o vicino a esso, si collochi la croce con l’immagine di Cristo crocifisso» (Ogmr 117) «ben visibile allo sguardo del popolo radunato» (Ogmr 308).
L’altare deve quindi sempre avere, sopra o attorno, una croce (ed è specificato che non sia semplicemente stilizzata, ma abbia la raffigurazione del corpo del Signore) «anche al di fuori delle celebrazioni liturgiche, per ricordare alla mente dei fedeli la salvifica Passione del Signore» (Ogmr 308).
I candelabri con i ceri, da tenere accesi durante ogni azione sacramentale in segno della presenza di Cristo, vera luce del mondo, «siano collocati o sopra l’altare, oppure accanto ad esso, tenuta presente la struttura sia dell’altare che del presbiterio, in modo da formare un tutto armonico; e non impediscano ai fedeli di vedere comodamente ciò che si compie o viene collocato sull’altare» (Ogmr 307).
L’ornamento floreale – composizioni, fiori e/o piante – «sia sempre misurato e, piuttosto che sopra la mensa dell’altare, si disponga attorno a esso» (Ogmr 305): anche in questo caso, come per i candelabri, tale indicazione vuole facilitare la visione da parte di tutti i fedeli di quanto avviene sull’altare durante la celebrazione.
Le indicazioni dell’Ordinamento generale del Messale Romano ci richiamano a delle attenzioni concrete da osservare che vogliono aiutare tutti a comprendere la bellezza e la ricchezza della presenza del Signore che si manifesta anche attraverso i segni e i luoghi della celebrazione.