Un prete rimane sacerdote «per sempre»?
Ho sempre sentito dire che il sacerdote «è sacerdote per sempre». Cosa avviene allora quando un prete viene ridotto, come si dice, «allo stato laicale»? E quando un prete lascia la tonaca per sposarsi, rimane comunque un prete o smette di esserlo?
Franco Giovannozzi
Nasce qui l’idea del «per sempre», che non riguarda solo il prete ma anche il battezzato: chi viene battezzato lo rimane per sempre, così chi riceve la confermazione e chi viene ordinato diacono, prete o vescovo. In questi sacramenti Dio agisce sulle persone in un modo definitivo, donando alla loro esistenza una relazione particolare con Cristo e con la Chiesa, che non è più disponibile alla libertà dell’uomo. Il credente potrà rifiutarla con la vita, ma resterà sempre come sigillo messo dal Signore sulla sua vita, come una chiamata irrevocabile. Per questo, venendo alla nostra domanda, chi è ordinato prete lo rimane per tutta la sua vita. Per la fragilità dell’uomo, tuttavia, accadono ripensamenti, spesso vissuti con sofferenza e sincera coscienza. La Chiesa, allora, concede di sospendere gli obblighi che derivano dallo stato sacerdotale, da quella relazione singolare che il ministro ordinato vive con Cristo e con la Chiesa. Il più evidente è quella che si chiama la «dispensa dal celibato», obbligo per i nostri preti della Chiesa latina, per cui il prete che l’ottiene può legittimamente sposarsi con rito religioso. Ma la dispensa vale anche per gli altri obblighi di un prete, previsti dal diritto canonico, quali la recita giornaliera della liturgia delle ore, il divieto di presentarsi come candidato alle elezioni politiche, il divieto di esercitare un’attività affaristica o commerciale.
Il termine usato dal lettore è canonicamente corretto: si tratta di una «riduzione allo stato laicale». Il prete, cioè, non ha più gli obblighi giuridici che derivano dal suo stato clericale. Restano sempre tutti i doveri di ogni battezzato: in sintesi, seguire il Vangelo di Gesù nella comunione ecclesiale. Nulla, però, potrà mai annullare quel sigillo sacerdotale ricevuto. Ecco perché la legislazione canonica prevede che, in casi estremi e di necessità, ogni prete (anche coloro che fossero stati ridotti allo stato laicale) può assolvere da tutti i peccati coloro che si trovano in pericolo di morte (canone 976). Credo sia l’esempio migliore per chiarire come il carattere sacerdotale accompagni il sacerdote per tutta la sua esistenza, qualunque percorso abbia avuto.