Se il genitore partecipa al catechismo dei figli
Quest’anno il mio bambino (seconda elementare) ha iniziato il catechismo in una parrocchia della diocesi di Firenze, secondo lo stile «a quattro tempi». In pratica, ci hanno spiegato, ogni quattro incontri uno è rivolto non ai bambini ma ai genitori, per coinvolgerli e per affrontare anche con loro gli stessi temi che poi verranno trattati con i bambini. Sono andata a queste serate pensando che fossero una cosa buona: dopo le prime esperienze però sono un po’ delusa. Mi sembra che i catechisti per primi non abbiano le idee chiare su come impostare gli incontri, che in genere si risolvono con qualche avviso pratico su orari, materiale da far portare ai bambini etc. Spesso si dice che è difficile coinvolgere le famiglie dei bambini che vanno al catechismo perché i genitori non hanno nessuna voglia di farsi coinvolgere: e sicuramente è vero. Forse però bisognerebbe anche pensare qualcosa che dia ai genitori un ruolo attivo, ad esempio indicando delle attività da fare a casa con i figli. Forse in altre parrocchie, o in altre diocesi, ci sono esperienze di questo tipo che potrebbero essere condivise.
Il «Metodo a quattro tempi» non è nato a tavolino ma è stato elaborato a partire da alcune sperimentazioni messe in atto in alcune parrocchie della diocesi per rinnovare l’iniziazione cristiana dei piccoli uscendo dallo schema scolastico, coinvolgendo la famiglia e valorizzando la domenica. Questa proposta intende raggiungere alcuni obiettivi che nella prassi tradizionale restano un po’ in ombra: far fare ai bambini un’esperienza di catechismo vivibile per tempi e modalità, uscendo dallo schema scolastico della lezione costretta in un’oretta settimanale; valorizzare meglio il Giorno del Signore e l’Anno Liturgico nel cammino di iniziazione; recuperare il ruolo centrale della famiglia nella comunicazione della fede, aiutando i genitori stessi a riscoprire una fede adulta in vista della testimonianza da dare ai loro figli; ed infine favorire il passaggio dal catechista unico ad una «squadra» di catechisti e di altre figure educative.
In pratica, «i quattro tempi» non sono altro che le quattro tappe mensili del cammino di iniziazione che prevede l’incontro con i genitori, l’incontro in famiglia, l’incontro dei bambini e l’incontro domenicale dei bambini con i loro genitori. Naturalmente per i contenuti catechistici vengono preparate delle schede diversificate per i quattro tipi di incontro.
Lo spazio a disposizione non permette di approfondire ulteriormente la presentazione dei criteri attuativi del metodo proposto e soprattutto delle attenzioni da riservare alla preparazione del lavoro con le famiglie. Qui credo sia sufficiente ricordare che non si tratta di imporre delle scelte quanto piuttosto di aiutare le comunità cristiane a maturarle con i tempi necessari, secondo un principio di gradualità, e di preparare la scelta con una attenta riflessione comunitaria dove siano coinvolti i preti, i genitori, i catechisti il consiglio pastorale. A questo riguardo occorre mantenere tre fondamentali equilibri: primo, rispettare la libertà dei soggetti, perché quella evangelica è una proposta senza condizioni; secondo, seguire una logica rispettosa dei diversi livelli di fede (ci sarà chi manderà solo i bambini, chi verrà solo la domenica, chi parteciperà a tutte le tappe dell’itinerario ); terzo, preoccuparsi con convinzione della formazione delle persone direttamente impegnate in questo ministero catechistico per offrire relazioni di qualità, non impersonali e anonime e neanche impreparate e superficiali, sia ai piccoli che ai grandi.
Concludo con un invito alla mamma scrivente: prosegua nell’esperienza insieme al suo bambino cercando di avere la pazienza non solo di accettare le condizioni reali di avvio e di rodaggio dell’esperienza catechistica ma anche e soprattutto di contribuire a correggere i limiti e di proporre gli eventuali aggiustamenti secondo le proprie esigenze e attese legittime.