Se Dio è onnipotente, perché esiste il male?
La dottrina cristiana ci propone un Dio onnipotente, ma anche un Dio buono e misericordioso. Come si conciliano queste due cose con l’esistenza del male e del dolore? Quali risposte dà, la fede, di fronte alla sofferenza degli uomini? Insegno catechismo da tanti anni, e mi sono spesso trovata in imbarazzo di fronte a queste domande, banali ma profonde, che i bambini a volte fanno.
Elena Ferrari Lucca
Prima di tutto: com’è che c’è il male? Poi, di che male si parla: morale, fisico, espiatore? Perché sembra che Dio non faccia niente? Da Genesi si deduce questo: il male è un’opera puramente umana, è una «creazione» dell’uomo. Infatti Dio (Gn 3,1-11) senza sapere ancora niente, arriva sul posto quando l’uomo già aveva commesso il peccato e già era nello stato di «male»: si erano nascosti. Il peccato umano, cioè il male morale, aveva causato nell’uomo anche il male «fisico»: siamo nudi! E ciò ci fa capire che il peccato coinvolge tutto il creato perché il mondo è in funzione dell’uomo. Anzi il peccato-male dell’uomo coinvolge anche Dio, che inizia un processo (Gn 3,11-24), e dopo aver accertato i fatti Dio emette le sentenze, che sono punitive: vuole che l’uomo soffra (stia male) perché grazie a quella sofferenza l’uomo si possa riscattare dal peccato, dal male morale.
Ecco i suddetti tre «mali»: il primo è «cattivo» ma gli altri sono «buoni» in quanto affrancano l’uomo dal suo peccato. È come il malfattore che paga col carcere il suo reato, quando esce non è più malfattore perché il carcere subìto lo affranca dalla sua colpa. Dio così è misericordioso perché non distrugge l’uomo, ma proprio grazie alla sofferenza lo mette in condizione di redimersi. Di più: promette all’uomo un liberatore (Gn 3,15). Il male c’è, perché c’è l’uomo, e Dio contro l’uomo non può nulla, infatti: o elimina l’uomo (e allora perché lo avrebbe creato?) o lo accetta così com’è, cercando di tamponare il male che farà (Gn. 4-11) con punizioni (diluvio, diversità di lingue, ecc.), e poi col suscitare uomini nuovi a Dio fedeli (cfr. tutto il resto della Bibbia). È come una mamma col figliolo monello: o lo ammazza di botte, o scende a patti cercando di educarlo al bene per quanto può.
Perché gli innocenti soffrono? Un figlio nato da genitori tarati perché deve trovarsi con tare fisiche? Che colpa ne ha lui se i suoi genitori sono tarati? In altri termini il male non è (solo) punizione per colpevoli, è lo stato comune a tutti gli esseri umani piccoli o grandi, e l’umanità non è un mucchio di individui, ma una comunità di persone di cui una è responsabile e fa parte dell’altra. Da qui si evince secondo il mistero della morte e resurrezione di Cristo che l’umanità è come un unico corpo, la sofferenza di un membro diventa beneficio delle altre membra, la bruciatura della mano salva l’uomo dal fuoco. Si entra nel mistero della sofferenza innocente, e solo il Cristo può dare delle delucidazioni. In sintesi, il mistero di Cristo dice questo: il Cristo avendo assunto su di sé la morte, ha fatto sì che le sofferenze e la stessa morte siano state santificate, e così ogni sofferenza è «santa» perché è stata assunta dal Cristo nel suo essere divino. L’unico male non «santificato» è il peccato, perché Cristo questo non lo poteva assumere, come dice la lettera agli Ebrei. Dunque ogni sofferenza santifica chi la subisce e gli altri, come è di esempio il Cristo, morto per tutti. E questo mistero è evidente nei santi cristiani: prima del cristianesimo la sofferenza era maledizione divina, dopo il Cristo essa è una benedizione e una richiesta esplicita da parte di queste persone che hanno penetrato il mistero del Cristo.
La difficoltà della presenza del dolore è nella incapacità della società odierna di accettare lo stato di «peccato» (comunque lo s’intenda) dell’essere umano: in quanto peccatore l’uomo ha stravolto l’ordine cosmico divino. Nello stravolgimento tutti gli uomini vi sono compresi: e per eredità e per fattività. E l’umanità riscatta se stessa camminando per la via dolorosa. Al di fuori della religione mi pare che il problema del male, soprattutto innocente sia insolubile, e in questa incomprensione, col male è sotto gli occhi di tutti buttiamo via anche l’uomo.