Può bastare in parrocchia una sola Messa la domenica?
Quando ero giovane nella mia parrocchia la domenica veniva celebrata al mattino una Messa ogni ora. Capisco che la mancanza di sacerdoti abbia imposto la necessità di ridurre il numero delle Messe domenicali. Condivido l’esigenza, ma desidero un chiarimento. Ho sentito esprimere il concetto che «una sola Messa domenicale in ogni parrocchia» sarebbe sufficiente. Chiedo: questo orientamento è vero? Personalmente sarei per andare incontro alle esigenze delle persone che per vari motivi familiari e non, si trovano nell’impossibilità di partecipare a una Messa ad una sola ora uguale per tutti. Temo che con questa soluzione molti non verrebbero più in Chiesa per santificare la festa e soprattutto per ascoltare la Parola di Dio e per creare comunità intorno all’Eucaristia.
Adriana Naldini
Circa l’orientamento di cui si parla nella domanda mi sarebbe stato utile conoscere se sia solo «un sentito dire» oppure sia possibile risalire a chi o a coloro che possono aver espresso tale concetto.
Detto questo la risposta può essere semplice e breve: a mia conoscenza non esiste alcun tipo di orientamento che limiti ad una sola celebrazione domenicale della Messa in ogni parrocchia, ritenendola sufficiente.
La ragione sta nell’affermazione dottrinale molto precisa circa la necessità fondamentale dell’Eucaristia per la vita cristiana contro cui contrasterebbe tale orientamento. Senza Eucaristia non c’è Chiesa: è l’Eucaristia che fa la Chiesa mentre la Chiesa celebra l’Eucaristia. Non è un semplice slogan ma una verità fondamentale.
Così la esprime il Catechismo della Chiesa Cattolica: «L’Eucaristia è “fonte e culmine di tutta la vita cristiana”… “In essa abbiamo il culmine sia dell’azione con cui Dio santifica il mondo in Cristo, sia del culto che gli uomini rendono a Cristo e per lui al Padre nello Spirito Santo”… In breve, l’Eucaristia è il compendio e la somma della nostra fede» (1324-1327).
Sempre il Catechismo: «La celebrazione domenicale dell’Eucaristia del Signore sta al centro della vita della Chiesa» (2177); e: «La parrocchia è il luogo in cui tutti i fedeli possono essere convocati per la celebrazione dell’Eucaristia» (2179).
Su questa base dottrinale si fonda il precetto della Messa domenicale. Ancora il Catechismo: «L’Eucaristia domenicale fonda e conferma tutto l’agire cristiano. Per questo i fedeli sono tenuti a partecipare all’Eucaristia nei giorni di precetto… La partecipazione alla celebrazione comunitaria dell’Eucaristia domenicale è una testimonianza di appartenenza e di fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. In questo modo i fedeli attestano la loro comunione nella fede e nella carità» (2181-2182).
Anche la normativa che regola la vita della chiesa, il Codice di Diritto Canonico, traduce questa dottrina in precetto pastorale cui deve attenersi ogni pastore: «Il parroco faccia in modo che la santissima Eucaristia sia il centro dell’assemblea parrocchiale dei fedeli; si adoperi perché i fedeli… si accostino frequentemente al sacramento della santissima Eucaristia…» (Can. 528, § 2).
È chiaro che queste affermazioni implicano il riconoscimento non solo del dovere dei fedeli di partecipare alla Messa domenicale ma anche il conseguente dovere pastorale di dare a tutti i fedeli la possibilità di adempiere il precetto festivo.
Tenuto conto di tutto questo e tornando all’espressione usata nella domanda mi sembra di dover fare una distinzione per eliminare ogni possibile fraintendimento. Forse si vuol far riferimento al consiglio pratico pastorale di non moltiplicare il numero delle Messe nei giorni di precetto? Un conto infatti è dire «occorre nella parrocchia celebrare una sola Messa nei giorni festivi» altro dire «bisogna limitare il numero delle Messe nei giorni festivi».
Questa seconda raccomandazione viene fatta in alcune diocesi ed è dettata da precise situazioni pastorali che riguardano in particolare le parrocchie e le chiese della città. In questo caso, e cito da un testo di una diocesi, si raccomanda di evitare «la moltiplicazione del numero delle Messe nei giorni di precetto; siano stabiliti orari adeguati, che tengano conto delle Messe che si celebrano nelle chiese vicine alla propria, e si abbia cura di distanziare le ore delle celebrazioni».
A questo riguardo vi è da aggiungere e ricordare che è ormai prassi comune e consolidata che nelle chiese della città, e nei rispettivi siti internet delle parrocchie, vengano esposti gli orari e i luoghi delle celebrazioni festive delle Messe, proprio con lo scopo di favorire i fedeli a partecipare alla Messa festiva.
Differente è la situazione delle parrocchie della campagna dove, sia per il calo del numero preti sia per il divieto di celebrare più di tre Messe nei giorni festivi, di fatto il numero delle Messe è diminuito. Infatti la norma che regola la possibilità per un sacerdote di celebrare fino a tre Messe prevede che lo si possa fare solo per cause di necessità pastorale. Necessità, per esempio, dettate dal numero di parrocchie che un solo parroco deve curare spiritualmente e pastoralmente, come quando, a volte, un parroco è «costretto» a celebrare cinque Messe tra il sabato sera e la domenica.
Però mi sembra che ci sia un problema molto più importante e più grave di quello posto dalla domanda di partenza: ossia la diminuzione, che direi drammatica, del numero dei fedeli alle Messe domenicali che non è frutto certo della limitazione del numero delle Messe ma di una mentalità fatta di indifferenza nei confronti della fede e della vita cristiana, che si è andata via via diffondendo negli ultimi quaranta anni. Si pensa e si dice tranquillamente: «si può fare benissimo a meno della Messa… Si sta bene lo stesso… Ci sono molte altre cose da fare più importanti della Messa»!
Non è quindi un problema solo pratico del numero di Messe da celebrare nei giorni di precetto ma di mancanza di formazione cristiana e di formazione di una coscienza cristiana fondata su una fede viva. Ma qui si aprirebbe un altro discorso da fare e da approfondire nella linea della nuova evangelizzazione della nostra gente.
Gilberto Aranci