Perché esiste la povertà?
Gesù ci dice di essere come i gigli del campo, di non preoccuparci del domani perché Dio provvederà a far avere a ognuno ciò che gli serve. Eppure vediamo continuamente uomini, donne, bambini che muoiono per fame e carestie. Come si spiega questa cosa?
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Tra i dubbi, i problemi e le incomprensioni che mi rimangono della Parola di Dio una è propria questa: vi sono affermazioni e promesse di Dio e di Gesù che raramente hanno un riscontro nella realtà, come dice la domanda, e non so bene come spiegarla.
Altre per es. sono: Dio dice che mai abbandona il giusto e l’innocente nelle mani dei loro nemici, e la storia è piena di giusti e innocenti di cui i nemici hanno fatto strage; e ancora, Gesù dice che tutto ciò che viene chiesto al Padre nel suo nome si otterrà, bene: quanti possono alzare la mano e dire “è proprio così!”? E quanti sono impegnati nel mandare avanti il regno di Dio e dovrebbero essere ripagati dal loro stesso lavoro, mentre se non si danno da fare muoiono di fame? Quante vedove e orfani, di cui Dio dice di prendersi cura, sono finiti in balia delle forze più oscure e malvagie dell’agire umano?
Cosa pensare di tutte queste e altre ancora affermazioni che sembrano dette con una convinzione che non lascerebbe spazio al diverso, mentre non se ne vede una purché minima realizzazione?
Personalmente sono in vera difficoltà a rispondere, perché Dio o scherzava o diceva sul serio. Nel primo caso è un brutto scherzo, nel secondo significa che non è capace di attuarle. E questo sarebbe molto e ancor più grave.
Può esserci qualcosa che ci illumina? L’unico caso che mi viene a mente è quello di Gesù: nell’ultima cena chiede al Padre che la sua Chiesa sia una e non divisa, mentre la vediamo lacerata da divisioni e contrasti; nel Getsemani chiede al Padre che passi il calice, e il calice non passa; sulla croce grida: Padre anche te mi hai abbandonato!
Se Gesù che dice che nel suo nome otteniamo ogni cosa dal Padre e lui stesso non l’ottiene, allora significa che dobbiamo aprirci a una diversa comprensione delle cose, se non vogliamo dare del bugiardo a Dio stesso. E la diversa comprensione sembra essere che Dio vede l’umanità come un’unica sua creatura, alla quale offre ogni bene affinché gli uomini stessi siano fonte di salvezza tra di loro, e questa salvezza avviene con il tempo e con i modi che gli uomini attuano nel percorso storico. Perciò è impossibile che il Padre non abbia esaudito la richiesta del Figlio di tenere unita la sua Chiesa anche se per farlo il cammino passa per la dolorosa esperienza della divisione, come la resurrezione può esserci solo dopo che uno è morto e senza la morte la resurrezione non avrebbe senso. Sembra perciò che la vita semplice, come i gigli del campo, avvenga dopo l’esperienza dolorosa della preoccupazione del doversi procurare quanto è necessario per vivere.
Non è una grande risposta, ma di fronte all’oscuro mistero del male e il fatto che Dio sembri non affrontarlo, ci porta su spiegazioni che debbono prescindere dal tempo, secondo quanto è nella logica di Dio anche se lontana dalla logica umana.
Altrimenti dovremmo dire che nessuno è giusto, che non vi sono innocenti, orfani e vedove, che non vi sono persone capaci di pregare bene, ecc. ma si entra in un ginepraio di questioni insolvibili. Perciò date le situazioni a cui Dio dice di interessarsi, è ovvio che dobbiamo intendere l’agire di Dio diversamente da come in generale e comunemente siamo in grado di vedere noi. E questo “diverso” è il modo di agire divino che ha una logica e una modalità per noi misteriosa ma certamente salvifica, come il caso di Gesù che dal Getsemani passa alla resurrezione.
Athos Turchi