Perché Dio rifiuta il dono di Caino?
Un lettore chiede spiegazioni sul passo «Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta». La risposta del biblista
Si legge nella Genesi che Caino, lavoratore della terra, offre in sacrificio frutti del suolo, mentre Abele, pastore, offre i primogeniti del gregge: «Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto». Come avrebbe potuto Caino, se faceva il contadino e non allevava animali, offrire al Signore altro se non il frutto del suolo? Invece il Signore mortificò Caino, ben sapendo che lo avrebbe reso geloso del fratello. Perché?
Renato Pierri
Risponde fra Luca M. De Felice, docente di Sacra Scittura
Dio non ha accettato Caino e il suo dono perché Dio conosceva il cuore di Caino. Dio sapeva che Caino era superbo (forse perchè era il primogenito?) e geloso. Personalmente non penso che avesse a che fare con il tema della carne contro i raccolti. Penso che se si scambiassero i ruoli (Caino fosse il pastore e Abele fosse un coltivatore), ma i loro atteggiamenti rimanessero, la storia andrebbe allo stesso modo. Dio è onnisciente. Penso che Caino, come persona, non stesse facendo bene agli occhi di Dio, quindi Dio non considerava un bene la sua offerta. Da dove viene il bene di una persona? E cosa lo motiva? Viene dall’ amore.
Il dono di Abele riflette il suo amore per Dio; portò il suo primo e il suo miglior raccolto. Altrove nelle Scritture, Dio afferma che l’obbedienza/amore è meglio del sacrificio. Dio è dentro il nostro cuore, e non solo quello che mettiamo sull’altare: «Ha il Signore tanto piacere nelle offerte bruciate e nei sacrifici, quanto nell’obbedire alla voce di Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, e ascoltare è meglio del grasso degli arieti». (1 Sam 15, 22). Dio chiarisce che le belle offerte sono prive di significato se colui che le offre è malvagio e non ha offerto a Dio la sua obbedienza e il suo cuore: «Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell’intimo m’insegni la sapienza. Poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi». (Sal 50, 8.18)
Il cuore di Caino non era giusto con Dio, non riconobbe né si pentì del suo peccato. Nella Lettera ai Romani, san Paolo scrive che l’offerta di Abele ancora parla: «Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa, benché morto, egli parla ancora» (Ebr 11,4) E noi? Cosa vuole Dio che offriamo come sacrifici? San Paolo scrive: «Vi esorto dunque, fratelli, per le misericordie di Dio, a presentare i vostri corpi come un sacrificio vivente, santo e gradito a Dio, che è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché, mediante la prova, possiate discernere qual è la volontà di Dio, ciò che è buono e gradito e perfetto» (Rm 12:1-2). Nel Vangelo, poi, è scritto: «Avete udito che fu detto agli antichi: ‘Non uccidere’, e ‘Chiunque ucciderà sarà soggetto al giudizio’. Ma io vi dico che chiunque si adira contro suo fratello sarà soggetto al giudizio; e chiunque dirà a suo fratello: ‘Stolto’, sarà soggetto al sinedrio; e chiunque dirà: ‘Sciocco’, sarà soggetto al fuoco dell’inferno. Perciò, se presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello, e poi torna a presentare la tua offerta» (Mt 5:21-26) E ancora: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Perché chiunque vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chiunque perderà la propria vita per amore mio la salverà» (Lc 9, 23-24).
In questo senso, se desideriamo che Dio abbia riguardo per noi come ebbe riguardo per Abele, l’offerta che facciamo deve fondarsi sull’amore, poiché il più grande comandamento è amare Dio con tutto ciò che siamo; e poi i fratelli con gesti e parole d’amore: «Maestro, qual è il grande comandamento nella Legge?» E lui gli disse: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. E un secondo è simile a questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Su questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22:36-40).