Perché Dio ha creato il mondo?
Trascorro molto tempo con la mia nipotina, i cui genitori lavorano, e lo ritengo un grande dono che Dio mi fa nella mia vecchiaia. Cerco di occuparmi anche della sua educazione cristiana: non sempre però so rispondere alle sue domande. Fa la seconda elementare, ha appena iniziato il catechismo, ed è molto sveglia! Mi ha chiesto perché Dio ha creato il mondo, e io non sono sicura di aver saputo rispondere in maniera convincente. Mi potete aiutare?
Una nonna
Risponde padre Athos Turchi, docente di filosofia
Perché Dio ha creato il mondo, invece di starsene nella sua eterna e assoluta unità-trinitaria? Penso che nessuno lo sappia dire, bisognerebbe intervistare Dio stesso.
Possiamo congetturare qualche ipotesi in ragione di quanto ha creato e di ciò che noi possiamo capirne, che per la verità è molto poco. Tuttavia c’è un detto che si ripete da millenni: «bonum est diffusivum sui – il bene è di suo diffusivo, è per sé comunicativo», che può indicarci la via per la quale forse possiamo dire qualcosa che non sia uno sproposito. Allora partiamo da lì: il bene per sua natura è atto a comunicarsi, come dire la luce di suo è atta a illuminare cose da sé diverse. Dio è l’essere assoluto, e in quanto tale è il bene sommo, è il bene infinito e perfetto. Anzi, per noi cristiani secondo la rivelazione di Gesù, Dio è Trino ossia la sua natura è una “comunione-sociale”, se così possiamo esprimerci. Quindi Dio è Bene sommo non solo perché esiste, ma anche per la «qualità» di tale esistere, che è una comunione d’essere. A questo punto proporrei una domanda per contrario: perché avrebbe dovuto rimanere in sé solo ed esclusivo? Come poteva, ciò che è comunione e correlazione, pensare di starsene da solo senza far partecipi del suo essere tantissime cose che, sebbene diverse ma sempre possibili, avrebbero in tal modo vissuto e usufruito del bene divino?
Da questo capovolgimento di domanda forse è possibile immaginare il pensiero divino e i motivi della creazione. È come fossimo presi da una gioia grande, come potremmo tenercela senza condividerla con altri? Una gioia è una gioia di tutti, così Dio è un essere per tutti, non è esclusivo, ma capace di partecipazione, e allora a che pro tenerlo solo per se stessi? Da qui la decisione della Trinità di estendere l’esistenza a cose che neppure potevano essere pensate in quanto nulla, ma non tali di fronte a Dio. Di fronte a Dio tutto è prezioso, e in particolare l’uomo.
La Bibbia, a cui normalmente ci rifacciamo, non dice molto circa le ragioni della creazione: “In principio Dio creò…”. Sembra che l’interesse maggiore fosse quello di creare un essere a sé simile anche se l’habitat sarebbe stato un mondo materiale. Perché creare un tale essere? Lasciamo stare i lavori, le coltivazioni, le irrigazioni ecc., ma guardiamo a una frase interessante dove si dice che Dio andava a trovare Adamo e Eva nel pomeriggio con l’arrivo della brezza fresca (Gn 3,9). È Dio che va a trovare l’umanità. Ma si può leggere al contrario: Dio è un essere di cui godere, Dio è amore e perciò è bene che vi sia chi può godere di tale amore, secondo il detto «il bene è ciò che tutti desiderano – bonum est quod omnia appetunt». Un amore non (ri)amato che amore è? Dio è un essere da amare, ma se non c’è nessuno che possa amarlo che senso avrebbe tale affermazione? Da qui, mi pare, proceda la creazione: che vi siano uomini, angeli e quant’altro, che possano usufruire di questo amore! Allora Dio è «completo». San Paolo afferma: «Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo» (Col 1,24). La croce di Cristo, in altri termini, è strumento perfetto di salvezza, ma se nessuno ne usufruisse sarebbe «incompleta», così Dio è amore, ma se nessuno ci fosse ad amarlo sarebbe un… «incompiuto» – mi si permetta tale linguaggio.
Io la creazione la proporrei da questa angolazione, dal fatto che l’Amore divino ammette tali adoratori, e Dio non li vuole escludere dalla partecipazione alla sua vita e alla vita eterna, e crea un mondo che, pur essendo diverso da Dio, quando risponde all’amore divino in qualche modo si divinizza. Gesù d’altronde propone questa lettura della sua opera: la salvezza è il ritornare alle fonti e alle radici dell’amore divino, luogo che l’uomo dovrebbe occupare abitualmente, perché ri-amare Dio in qualche modo è intrinseco all’essere stesso di Dio.
Cosa dire alla nipote? Che Dio crea per lo stesso motivo per cui la nipotina esiste, perché l’amore dei suoi genitori è completo solo quando vi partecipa e ad esso risponde l’amore di quella «novità/creazione» che si chiama figlio.