Perché Dio chiede che nessuno tocchi Caino?
Ho deciso di scrivervi perché ho un quesito al quale ho cercato di dare delle risposte ma che tuttavia sente la necessità di confrontarsi con il parere di esperti di Teologia.
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Lasciamo queste problematiche ai teologi più profondi e più competenti. Nella vicenda di Caino e Abele mi pare abbastanza chiaro quello che il testo vuol dire. Eva che significa «madre dei viventi», quando vide che Caino era un essere umano come lei e Adamo, esclamò piena di gioia: «Ho acquistato un uomo dal Signore», e questo significa ed è il nome Caino. La filosofia esistenzialista e nihilista in genere ritiene che non vi sia una «natura umana» ma l’uomo si identifica con ciò che fa, con ciò che sceglie o non sceglie, con quell’attimo di vita che in quel momento vive: l’esistenza precede l’essenza. In altri termini, non esiste nell’uomo un «qualcosa-natura» che permane stabile e immutabile entro di esso e che determina l’agire, le scelte, l’operare, stabilendo così una differenza tra ciò che il soggetto è e ciò che lo stesso soggetto opera o fa. Ma l’essere e il fare si identificano. Nell’episodio indicato dal lettore invece, Dio non solo ritiene che in Caino la natura umana e il suo modo d’agire siano differenti, ma addirittura le valuta anche in modo diverso. Dio condanna espressamente l’agire di Caino che è da omicida, ma salvaguarda la sua natura umana che è un valore per se stessa, intoccabile non solo dall’esterno, ma addirittura da se stessi. Nessuno può svalorizzare, distruggere, annientare il valore dell’essere umano: neppure – si noti – se stessi. Il peggiore uomo non può intaccare né corrodere la dignità della propria umanità.
Ora Dio protegge e rispetta accanitamente questa dignità dell’essere umano, l’ha rispettata in Adamo ed Eva nel momento del peccato contro Lui stesso, e la rispetterà sempre in ogni essere umano al punto che Cristo può dire «non son venuto per i giusti, ma per i peccatori».
Esiste nell’uomo un sacrario, tradizionalmente chiamato anima, ove alberga la dignità e il valore dell’«immagine di Dio», cioè dell’uomo, che è intoccabile e indistruttibile da chiunque: da Dio, dagli altri, da se stessi.
Questo atteggiamento divino infine la dice lunga su come dovremmo ciascuno di noi venerare gli altri, fossero anche i nostri peggiori nemici, come dice Gesù, e aver stima di noi stessi fossimo caduti in qualsiasi baratro di peccato. La distinzione dunque in ogni uomo tra il suo essere umano e il suo agire, non può essere annientata, pena l’incomprensione della storia dell’umanità in sé e rispetto a Dio.