Parrocchie senza prete, cosa possono fare i laici?
Come fare se in una comunità non c'è il prete? La risposta del teologo

Se in una comunità non c’è il prete, quali sono le cose che possono essere fatte dai laici, o da un diacono? Quali invece sono prerogativa unicamente del sacerdote?
Lettera firmata
Risponde padre Valerio Mauro, docente di Teologia sacramentaria
A prima vista, rispondere alla domanda del lettore sembrerebbe semplice. In realtà, riflettendoci sopra, la situazione prospettata presenta diversi livelli di lettura, cominciando dalle parole usate, forse volutamente generiche per includere varie possibilità. Scelgo di limitare le mie considerazioni a una classica comunità parrocchiale, allargando i riferimenti del termine «cose» al di là dei servizi puramente liturgici. Secondo il diritto in vigore, l’incarico di parroco può essere affidato solamente a un presbitero, che esercita in favore della comunità le funzioni di insegnare, santificare e governare, da un lato sotto l’autorità del vescovo diocesano, dall’altro con la possibilità di una collaborazione da parte di diaconi e laici (cf Codice di diritto canonico, can. 519). Queste funzioni hanno diversi livelli e modalità attraverso le quali sono messe in atto. Per alcune di esse è richiesta la presenza di un presbitero, come la presidenza dell’assemblea eucaristica, e la santificazione attraverso i sacramenti della penitenza e dell’unzione dei malati. Nel caso in cui una comunità parrocchiale fosse priva di un proprio presbitero, la celebrazione di questi sacramenti richiederebbe preti che fossero presenti per l’occasione. Alla figura diaconale compete la celebrazione del battesimo, del quale è ministro ordinario. Infatti, sia pure in grado diverso, il diacono condivide con il prete l’autorevolezza di predicare il Vangelo in nome della Chiesa. Non lo fanno in virtù della loro sapienza umana o teologica (per quanto importanti e da coltivare sempre), ma per via del dono dello Spirito che li ha configurati a Cristo servo (il diacono), a Cristo servo, sacerdote e pastore (il prete). Ecco perché un laico può benissimo svolgere in modo efficace compiti di catechesi e formazione biblica o teologica, in virtù della propria competenza, ma la predicazione all’interno della liturgia è riservata ai ministri ordinati. Come tale, il diacono benedice in nome di Cristo e può benedire all’interno delle nozze gli sposi che si sono scambiati il consenso coniugale. Sono gli sposi i ministri del loro matrimonio in virtù del battesimo che li ha inseriti in Cristo: chi è in Cristo si sposa in Cristo. Partendo dal valore del battesimo come appare nel matrimonio, possiamo allargare lo sguardo ai fedeli che possono svolgere diversi compiti nella comunità, alcuni dei quali hanno una figura ecclesiale pubblica attraverso i ministeri istituiti. Lettorato, accolitato e catechista non sono meri compiti svolti, ma autentici ministeri ecclesiali, ricevuti in nome della Chiesa ed esercitati in nome della Chiesa. Siamo abituati a vedere svolgere le medesime funzioni, come leggere alla Messa, portare la comunione ai malati o distribuirla durante la Messa in aiuto al prete, impegnarsi nel catechismo dei più piccoli … tutti questi compiti spesso sono svolti da laici e laiche, senza una vera e propria ufficialità e non ci riflettiamo sopra più di tanto. L’istituzione dei ministeri laicali, aperti a ogni fedele secondo un discernimento ecclesiale, dovrebbe aiutarci a comprendere come non si tratti tanto di una distribuzione di compiti per venire incontro alla mancanza di preti o altri ministri. La vitalità di una comunità appare anche nel far emergere dal proprio interno queste figure ecclesiali che, in collaborazione e comunione fra di loro, offrono il proprio peculiare servizio per la crescita del corpo di Cristo e l’annuncio del Vangelo al mondo intero (cf Ef 4,11-13).