Paradiso e inferno, realtà spiritualiche possono interagire con l’umano?
L'interazione tra le anime fa parte della vita umana
Se effettivamente dall’inferno (inteso non solo come stato o condizione, ma come luogo) non ci si può allontanare nemmeno per andare ad avvisare qualcuno di qualcosa, come si evincerebbe dalla parabola di Lazzaro e del ricco anonimo, com’è possibile per Satana o chicchessia dei demoni andare tra i vivi per prender temporaneo possesso del corpo di chi Dio permette diventi indemoniato?
Michele Floris
Risponde padre Athos Turchi, docente di Filosofia
San Tommaso dice che noi conosciamo le cose semplici mediante le composte, dal momento che non ne possiamo parlare se non al modo delle composte, dalle quali traiamo le nostre conoscenze. Per esempio definiamo il punto: ciò che non ha parti. Il demonio e il cosiddetto inferno sono realtà non materiali, o in positivo spirituali, e in questa relazione ne possiamo parlare. Ciò che è spirito non ha un luogo inteso come spazio delimitato da confini che lo possono rinchiudere o circoscrivere, poiché avrebbe bisogno di un corpo fisico, ma è contraddittorio che uno spirito sia materiale e spaziale. Perciò è evidente che quando nei Vangeli si parla di luoghi, di fiamme, di geenne, sono immagini concettuali umane per intendere cose diverse, come quando Gesù dice che il Regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, esempio che inteso com’è scritto farebbe ridere, ma Lui intende che la sua opera salvifica è gettata nel mondo e abbraccia ogni uomo traendolo alla vita. Quindi pensare l’inferno come un lager nazista è inappropriato a dir poco.
L’inferno coincide con le anime e con gli spiriti lontani da Dio: è uno status spirituale e non un luogo. Ciò vuol dire che tra le due parti, tra anime sante e anime dannate, non sono possibili interscambi, ed è logico altrimenti non sarebbe uno status esistenziale, ma una connivenza.
Rimane intermedio tra le due parti l’essere umano storico. L’umanità è quella realtà nella quale sia Dio, sia gli angeli, sia le anime beate, sia i demoni e sia le anime dannate, sembra che si diano battaglia, come dice l’Apocalisse: Michele vinse il dragone, questi tentò di vincere la donna ma chi ella partorì, cioè il Cristo, vinse ancora il demonio che «s’infuriò contro la donna e andò a far guerra a quelli che restano della discendenza di lei» (Ap. 12,17).
Ora è possibile che gli «Spiriti», da quello di Dio, agli angeli, alle anime e ai demoni, possano influire o addirittura impossessarsi degli uomini? Questo è un bel problema.
Giochiamolo su due fronti: se lo Spirito di Dio può rendere tempio della sua presenza la persona umana come dice san Paolo: «O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi» (1Cor.6,19); se il Signore ci ha assegnato un angelo custode; se i sacramenti ci trasmettono grazia su grazia significa che Spiriti-esseri, diversi da noi, hanno su di noi influenza. Così anche il demonio, in quanto spirito, ha influenza su di noi al punto che può impossessarsi di noi. E come lo Spirito di Dio s’impossessa di quelle anime mistiche per un rapporto intimo e spirituale, si pensi a santa Teresa D’Avila, a santa Caterina da Siena, così il demonio, come si evince dai molti episodi del Vangelo, spesso ha pieno possesso di una persona, come nel caso dell’indemoniato di Gerasa che aveva una legione di demoni (Mc 5,1-20).
San Tommaso e san Giovanni della Croce però dicono una cosa interessante: Dio entra nella vita della persona invadendolo totalmente fino al midollo dell’anima, la quale passa a essere talmente unita a Dio che con difficoltà la persona ne percepisce la differenza, vivendo un’intimità così sublime da portare l’anima all’estasi. Invece la possessione del demonio si ferma solo al corpo, ma non penetra nell’anima, che sebbene sconvolta rimane territorio distinto dalle perversità che il corpo può attuare sotto l’influsso del demonio, com’è da vedere negli indemoniati liberati che recuperano la coscienza e la libertà propria dello spirito.
Tutto ciò ha senso se accettiamo che l’uomo abbia un’anima spirituale che guida, pervade e rende la stessa corporeità immortale. Se l’uomo è un essere immortale, fatto e destinato all’eternità, si capisce l’azione d’amore di Dio e quella contraria del demonio, che cerca per quanto può di strappare figli di Dio dalla comunione con Lui. Se invece si dubita dell’anima e dell’immortalità dell’uomo, allora non ha senso né l’ostinazione né l’accanimento dell’amore che Dio ha mostrato nell’incarnazione e nella morte in croce per la salvezza umana, e neppure l’azione del demonio che basterebbe attendesse la morte della persona perché sia strappata all’amore di Dio.
L’uomo è per Dio oggetto preziosissimo, degno di un amore immenso ed eterno, e questo giustifica l’attacco del demonio con altrettanto accanimento e veemenza. È possibile questa interazione tra spiriti, a prescindere dalla corporeità? Il fatto è talmente manifesto nella storia umana che è difficile contestarlo. Può avvenire? A me pare che sia possibile, in analogia con i momenti più grandi, più profondi, più eccelsi che si instaurano tra gli uomini come l’amore, l’amicizia, il rispetto e la stima che sono rapporti tra anime, sono frutto di relazioni che l’uomo, in quanto spirito, stabilisce con le altre persone. Si pensi all’educazione che plasma la persona al bene, all’amore, alla dignità… non è forse una «possessione» dell’altra anima portata verso il bene? O al contrario la diseducazione che porta alla via del male. Quanto accade nella storia umana è più comprensibile come storia tra anime che come storia materiale, anche se ovviamente la materia la rivela in modo drammatico, e a questo incontro e scontro tra le anime umane nella loro storia fisica nulla impedisce che vi possano partecipare Dio e il demonio che vedono il loro prosieguo nell’eternità.