Mi sono chiesta spesso se Maria sapesse quale destino avrebbe avuto suo figlio, se era consapevole che sarebbe morto e se aveva qualche premonizione che sarebbe risorto. Immagino di no, altrimenti non si spiegherebbe l’immagine di Madonna Addolorata che la tradizione ci ha tramandato.Flora MagginiRisponde don Francesco Vermigli, docente di Teologia fondamentaleRispondiamo alla domanda della nostra lettrice innanzitutto chiarendo alcune questioni. In seguito, proveremo a offrire una risposta.Il quesito, come dicevamo, impone prima di tutto che siano precisati alcuni punti. Immaginiamo che nella domanda la signora intenda chiederci se Maria avesse coscienza di cosa sarebbe accaduto a Gesù all’inizio della sua maternità divina: così intendiamo quando si parla di «premonizioni». Sebbene questo sia un ambito che non potremmo mai verificare (chi potrebbe entrare nell’intimo di Maria?), utili indicazioni ci vengono dalla narrazione evangelica e dal complesso del dogma su Maria.I Vangeli mostrano Maria accogliere nel Tempio le parole di lode e di gratitudine del vecchio Simeone su Gesù con stupore, come qualcosa di inatteso e di inaspettato: ci si stupisce infatti di ciò che non abbiamo previsto (cf. Lc 2,33). Non si descrivono invece reazioni alle parole che poco dopo lo stesso Simeone rivolge direttamente a Maria («e anche a te una spada trafiggerà l’anima»: Lc 2,35): sono le parole che spesso sono intese come l’annuncio a Maria della morte del Figlio. Si racconta invece dell’angoscia con la quale Maria e Giuseppe cercano Gesù dodicenne a Gerusalemme (cf. Lc 2,48). Soprattutto, di fronte alla risposta secca di Gesù a Maria («Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?»: Lc 2,49), si dichiara esplicitamente che essi non la comprendono (cf. Lc 2,50) e che Maria conservava tutte queste cose nel proprio cuore (cf. Lc 2,51); al modo in cui si conserva nel proprio intimo un’esperienza di vita, un episodio che ci ha formati e da cui apprendiamo qualcosa. Infine, a Cana di Galilea l’insistenza tutta femminile di Maria perché Gesù intervenga di fronte alla mancanza di vino, porta alla dura dichiarazione dello stesso Gesù, con la quale la richiama al fatto che ancora non era giunta la sua ora (cf. Gv 2,4). In generale, il profilo di Maria che i Vangeli ci trasmettono riguardo alla conoscenza della missione di Gesù e di come essa termini, è segnato da sentimenti (stupore, angoscia, non comprensione, conoscenza acquisita dall’esperienza, non conoscenza dell’«ora di Gesù»…) che hanno a che fare con una certa ignoranza.Lo spettro complessivo del dogma su Maria, cresciuto nel corso dei secoli, non viene a toccare mai la questione della conoscenza di Maria: la storia del dogma tratta del fatto che la si possa chiamare con il nome di «Madre di Dio» (Maternità divina), del fatto che resti intatta (Verginità perpetua), del fatto che sia stata preservata da ogni macchia di peccato (Immacolata Concezione) e del fatto che sia stata assunta alla gloria celeste (Assunzione). Nessuno di questi dogmi cade sul punto che Maria sia stata potenziata da rivelazioni, «premonizioni», locuzioni… riguardo alla vita di Gesù e alla sua morte cruenta.Proviamo a dare una soluzione al quesito che è stato sottoposto alla rubrica. Maria è una giovane donna del villaggio di Nazareth in Galilea (cf. Lc 1,26). Una donna che riceve da Dio la vocazione inaudita a essere Madre di colui che è il Figlio dell’Altissimo (cf. Lc 1,32) e il Figlio di Dio (cf. Lc 1,35). Nella risposta che Maria offre all’arcangelo Gabriele, crediamo stia la chiave di volta per poter rispondere alla domanda della nostra lettrice. Il fiat! di Maria è la risposta della fiducia; è la risposta dell’affidamento nelle mani di colui che l’ha chiamata. Affidarsi è un’opera di libertà interiore, ma anche un’opera segnata da una certa ignoranza; perché chi si affida a un altro, non sa da che parte verrà condotto. Nel fiat! di Maria c’è il proprio consegnarsi nelle mani di Dio. Maria, fin dall’inizio, consegna se stessa e colui che ha di più caro (il proprio figlio Gesù) a un futuro che solo la vita saprà mostrare nel dettaglio. Una vita vissuta in una simbiosi con il proprio Figlio – imparagonabile a ogni altra nostra possibile relazione con Gesù – che si svela progressivamente, che progressivamente esce dalla nebbia dell’ignoranza. Uno svelamento fatto in Maria di sofferenza atroce e di speranza certa; quella speranza che nasce dal fatto che Maria sa chi è Colui in cui ha posto la sua fiducia (cf. 2Tm 1,12).