DI BENITO MARCONCINILa fine del mese di maggio e del tempo pasquale rendono opportuna la delineazione del volto di Maria, attenta a capire quanto le succede attorno e a comprendere le parole che le sono rivolte. Tre momenti della vita evidenziano il suo modo di porsi dinanzi al mistero trinitario e alla novità del progetto divino, a partire dall’annunciazione. Questo evento racchiude, in una cornice di alleanza, la proposta del Padre, capace di riempirla di gioia traboccante. Rallegrati – dice l’inviato divino, l’angelo Gabriele – tu che godi di un continuo favore presso Dio. Diventerai madre del discendente di Davide, Gesù salvatore, erede di un regno eterno e, in modo unico, figlio dell’Altissimo. La proposta è straordinaria, unica, come straordinaria e unica è la modalità di realizzazione: diventare madre, restando vergine (cfr Lc 1,26-33). La domanda di Maria su come ciò sia possibile (Lc 1,34), non implica un dubbio nella fede, come quella di Zaccaria (Lc 1,18-20), ma una richiesta di chiarificazione in rapporto al suo stato attuale di fidanzata: il «come è possibile» di Maria autorizza il credente a domandare al Padre luce quando una densa tenebra avvolge la vita.La risposta dell’angelo introduce nel dialogo lo Spirito Santo, il conciliatore dei contrari, il rappacificatore di parto e verginità da sempre discordi, come recita uno stupendo distico sotto un quadro di maternità conservato a Siena, nella sacrestia della chiesa dei Cappuccini di Poggio al Vento. Maria si trova davanti una proposta di incanto, troppo bella per essere vera. La ragione non capisce, il cuore si fida di Dio: eccomi, avvenga di me secondo la tua parola. Maria è così unita al Padre cui crede, al Figlio che attende, allo Spirito che compie il miracolo.Sotto la croce, dove è ancora presente il Padre invocato e lo Spirito donato, Maria vive il disincanto, l’apparente smentita di ogni promessa. Il figlio è quello descritto dal profeta Isaia. «Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi» (Is 49,6). Il film di Mel Gibson, La Passione, è realistico e vero, anche se i vangeli nel raccontarla perseguono un obiettivo diverso. Maria, per la sua speranza diventa madre dei credenti («donna ecco il tuo figlio», Gv 19). Questa maternità spirituale risplende in un terzo episodio, dopo la risurrezione di Gesù, nel cenacolo, dove i primi credenti si trovano «concordi nella preghiera con Maria la madre di Gesù» (At 1,14). Essa vive ora il momento del superincanto, lieta per il compimento del progetto salvifico del Padre, nel ricordo del Figlio, in attesa dello Spirito a Pentecoste.I momenti dell’incarnazione, della croce, della prima riunione ecclesiale che definiscono Maria «la madre» la rendono modello anche per i credenti di oggi, secondo l’efficace sintesi del fondatore della Famiglia Paolina, il beato Giacomo Alberione. «Maria alla vita contemplativa unisce la vita attiva; alle delizie dell’unione mistica unisce le fatiche delle opere; alla preghiera aggiunge l’azione. L’anima con la contemplazione si nutre, ma con l’apostolato si dona» (Maria Regina degli Apostoli, Albano 1954)