L'”Eterno riposo”, una preghiera antica: le prime tracce in una necropoli a Tripoli
Quando è nata la preghiera dell’Eterno riposo? Ci sono altre preghiere che si possono dire per un defunto?
Risponde don Diego Pancaldo, docente di teologia spiritualeLa preghiera del Requiem aeternam ha origini molto antiche. Già nella necropoli romana di Ain Zara presso Tripoli, nel V secolo, troviamo ripetuta più volte, l’espressione «Requiem aeternam det tibi Dominus et lux perpetua luceat tibi». Nel VI secolo la frase, al plurale, entra a far parte del Graduale romano, libro liturgico del Rito romano, come canto d’introito per la Messa funebre e, successivamente, nella preghiera popolare con l’aggiunta del requiescant in pace. Nel XIII secolo ritroviamo la frase nel Breviario francescano a conclusione delle diverse ore dell’ufficiatura monastica: «Fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. Amen».La preghiera ha certamente un fondamento biblico, se pensiamo al tema del riposo eterno, della dormitio, di cui parlano vari brani del Nuovo Testamento , come la Lettera agli Ebrei, ad esempio («È dunque riservato ancora un riposo sabbatico per il popolo di Dio» Eb 4,9) o l’Apocalisse («quelli che muoiono nel Signore: fin d’ora essi si riposano dalle loro fatiche, perché le loro opere li accompagnano» Ap 14,13). Tuttavia c’è un testo apocrifo scritto probabilmente nel III secolo dopo Cristo, il Quarto libro di Esdra, che ricorda in maniera evidente la preghiera del Requiem: «…aspettate il vostro pastore, vi darà l’eterno riposo perché è prossimo colui che deve venire alla fine dei secoli. Siate pronti e riceverete il premio del regno, perché nei secoli dei secoli splenderà su di voi la luce perpetua. Fuggite le tenebre del secolo presente, ricevete la gioia della vostra gloria» ( II, 33-48).Ci sono poi altre preghiere che si possono dire per un defunto. Ne citerei due: il salmo 130 e una bella supplica di sant’Ambrogio: «Signore Dio,/non possiamo sperare per gli altri/ più di quanto si desidera per se stessi./Per questo io ti supplico: non separarmi/dopo la morte/ da coloro che ho così teneramente amato sulla terra./ Fà o Signore, ti supplico/ che là dove sono io gli altri si trovino con me,/ affinché lassù possa rallegrarmi della loro presenza,/ dato che ne fui così presto privato sulla terra./Ti imploro Dio sovrano,/ affrettati ad accogliere/questi figli diletti nel seno della vita./ Al posto della loro vita terrena così breve,/ concedi loro di possedere la felicità eterna».