Io credo in Dio senza dubbio. Ma non posso credere nella Chiesa Cattolica: perché sono pressoché sicuro che il suo insegnamento sia falso. Lo dico perché il concetto che ha del peccato originale necessita di una coppia originale. Se questa ci fosse stata, sarebbe evidente dal nostro Dna. Noi sappiamo invece che l’uomo discende da un gruppo di alcune migliaia di individui, non c’è mai stata una sola coppia.Ci sono molti teologi più o meno liberali (Rahner, de Chardin, Mancuso, Ravasi, Facchini, Bianchi, Molari…) che hanno provato a dare interpretazioni diverse di tale elemento della dottrina: sono però sempre stati rifiutati, il catechismo rimane su posizioni inconciliabili con quanto vediamo. Non è che ci sia molto da costruire sopra: o il poligenismo è accettabile, o il cristianesimo è stato un fraintendimento e un errore.Poiché spero di sbagliarmi in quanto dico: spiegatemi perché, se lo vorrete.Lettera firmataRisponde don Francesco Vermigli, docente di Teologia dogmaticaQuello che non è riuscito ai teologi citati dal lettore, come potrà riuscire a chi scrive? In effetti, conciliare la teoria poligenetica – l’ipotesi secondo la quale l’umanità non discenderebbe da una sola linea generativa – con la dottrina del peccato originale da una sola coppia, pare impresa ardua.Ogni tentativo di conciliazione si scontra con una dichiarazione dell’Humani generis (1950): in essa Pio XII afferma che quando si tratta «del poligenismo, allora i figli della Chiesa non godono affatto della medesima libertà [concessa invece nella medesima enciclica a riguardo dell’evoluzionismo]» (Enchiridion symbolorum, 3897). Eppure, negli ultimi decenni, i teologi hanno provato una possibile composizione. Com’è accaduto questo?Il presupposto è stato una più corretta comprensione del racconto genesiaco. Gen 2-3 non mira tanto a descrivere le origini naturalistiche dell’uomo; esso punta a spiegare nelle origini l’esperienza che l’uomo fa della propria misteriosa tendenza a compiere il male. Il racconto della Genesi viene a spiegare il perché di questa condizione morale: per questo viene detto «racconto eziologico» (dal greco aítion, causa). Ora, «eziologico» non significa leggendario; piuttosto esso vuole delineare all’interno di una cornice letteraria qualcosa accaduto in un luogo e in un momento indefinibili (CCC 397-401), che spiega la condizione dell’uomo che vive nella storia (CCC 402-406).Come si potrà comporre tutto questo con la teoria poligenetica? Se obbiettivo della Scrittura è quello di spiegare la situazione che l’uomo vive nella storia, una possibile conciliazione passa attraverso due elementi. Il primo è mantenere la radicalità dell’atto primordiale di ribellione a Dio di un singolo uomo; evento unico nella storia del cosmo. Il secondo è riuscire a pensare la trasmissione di questo atto primordiale all’umanità, anche in presenza di un’ipotetica «poligenerazione» dell’umanità. Qui di seguito assieme ad altri teologi (Flick e Alszeghy su tutti) pongo una possibile soluzione.Lungo il processo di ominizzazione un individuo potrebbe esser infine giunto alla capacità di porre un atto di volontà unico, perché riguardante la chiamata all’alleanza con Dio. Questo atto si sarebbe trasmesso anche a individui appartenenti ad altre linee del processo di ominizzazione, in virtù di una solidarietà umana; sul modello della «personalità corporativa» della Scrittura. Della discendenza di Abramo si dice che sarà benedetta (Gen 22,17) e che egli è padre nella fede (Rm 4,12); anche se tali parole non si applicano solo a coloro che derivano da Abramo direttamente. Così il peccato primordiale di un uomo ricade su tutti gli uomini, che nell’atto elevatissimo di quel singolo (accogliere o rifiutare l’alleanza con Dio) sono tutti rappresentati; anche se non appartengono alla diretta linea generativa di quell’uomo.Sono tentativi, come si vede. Ma che spero almeno aiutino il nostro lettore a non temere se qualche volta a una prima occhiata alcuni enunciati di fede paiono inconciliabili con teorie scientifiche. Studio e pazienza sono la strada sicura.